Ormai sono centinaia i comuni che hanno fissato un numero massimo annuale di ritiri dei rifiuti indifferenziati. Oltre questa soglia, tipicamente bassissima, si pagano cifre fra i 5 e i 10 euro per buttare ogni singolo sacco dell'immondizia. Sì, avete capito bene, in nome della retorica ambientalara, le amministrazioni locali hanno trovato il modo di spillare altri quattrini alle famiglie che già pagano una salatissima tassa sui rifiuti (la TARI).
Tutto questo è possibile grazie a quella trovata demenziale chiamata "raccolta porta a porta". Una trovata che ha fatto lievitare i costi della gestione rifiuti (per la gioia delle società che operano in questo giro) e che impone alla gente il fastidio di tenersi per giorni i rifiuti in casa. E in nome di cosa? Dell'ossessione delle maestrine per la differenziata: siccome reputano le persone talmente deficienti da non riuscire neppure a gettare la propria spazzatura nel giusto cassonetto, devono imporre a forza l'adesione a questo rituale. Poco importa se poi negli impianti di riciclaggio esistono fior fior di sistemi per separare i vari tipi di rifiuti: la gente deve essere costretta a differenziare l'immondizia con la massima diligenza, costi quel che costi.
Naturalmente il risultato di quest'impostazione è sotto gli occhi di tutti: la solita anarco-tirannia. Mentre le persone per bene si trovano a impazzire e a svenarsi per smaltire l'immondizia, gli spregiudicati abbandonano i rifiuti dove capita, consapevoli del fatto che non verranno mai puniti.
Questo sistema è già costato migliaia di euro a ogni famiglia italiana e diventa più pesante di anno in anno. È ora di darci un taglio: basta con lo stillicidio della porta a porta. Ripristiniamo i cassonetti, se possibile interriamoli, e cestiniamo una volta per tutte le maestrine che popolano le amministrazioni comunali.
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