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Bestiario COVID

“Vaccini? No, una su tre è causata dalla droga”.

Ammettiamo per un momento che sia vero (ma è lecito dubitare), scusate signori pennivendoli ma mi spiegate che c… di ragionamento è?
E le altre due su tre? Eh?


Pillole anti-Lorenzin. Anti-epatite B

1. Il vaccino anti-epatite B è efficace per la prevenzione dell’epatite B NEI SOGGETTI ESPOSTI, ma le stime sulla efficacia della vaccinazione universale sono incerte. L’incidenza dell’epatite era in rapida discesa prima dell’introduzione dell’obbligo vaccinale imposto dal corrotto ministro De Lorenzo (1992) , senza che tale obbligo abbia avuto visibili effetti sul trend generale. Men che meno si può osservare un effetto dell’obbligo lorenziniano sulla malattia in età pediatrica. In parole povere, il vaccino è stato imposto ai bambini dalla Lorenzin (con firma di Mattarella e dichiarato cedimento agli “obblighi internazionali”, fatto incredibile e inconcepibile) senza la minima prova che potesse funzionare.

2. La malattia è di carattere endemico (NON PROVOCA EPIDEMIE) e la trasmissione avviene tramite esposizione a sangue infetto (trasfusioni o tossicodipendenze) o a fluidi corporei come sperma e liquidi vaginali. Un bambino, anche nel rarissimo e praticamente inesistente caso si ammalasse di epatite B, non avrebbe alcun modo di trasmettere il virus agli altri bambini. Non potendo infettare gli altri, la vaccinazione obbligatoria di un bambino non ha alcuna rilevanza per la salute della collettività, unico argomento eventualmente considerabile ai sensi dell’articolo 32.

3. Escludendo gli studi fatti su soggetti a rischio di epatite B, il vaccino contro l'epatite B non ha mostrato un effetto sul rischio di sviluppare positività agli antigeni virali. In ogni caso, non esiste allo stato attuale un’emergenza di sanità pubblica che giustifichi il ricorso alla vaccinazione obbligatoria in età infantile.

4. Il vaccino anti-epatite B ha tutti i rischi dell’alluminio (trattati a parte) cui si aggiungono rischi particolari di malattie autoimmuni, molto maggiori rispetto agli altri vaccini. L’analisi del database VAERS (sorveglianza passiva USA) ha identificato 5 eventi avversi autoimmuni (sclerosi multipla, mielite, poliartrite, artrite reumatoide e lupus eritematoso sistemico) associati al vaccino anti-epatite Engerix-B. Il tasso di segnalazione proporzionale (PRR) calcola la proporzione di un evento avverso specifico per un vaccino di interesse in cui il comparatore è costituito da tutti gli altri vaccini presenti nel database VAERS. Per il vaccino anti-epatite B, la sclerosi multipla ha un PRR di 15,77 cioè il rischio di contrarre questa malattia è 15 volte maggiore che con gli altri vaccini. Per la psoriasi il PRR è 5,29, per l’artrite reumatoide 4,18, per il Lupus eritematoso 4,14.

5. La vaccinazione obbligatoria anti-epatite B di bambini sani di pochi mesi è un abominio perché impone un rischio di eventi avversi mentre i bambini non hanno alcun rischio di contrarre l’epatite B (a meno che in famiglia vi siano persone sieropositive, nel qual caso si potrebbe configurare una eventuale vaccinazione selettiva e volontaria). Inoltre la malattia oggi si cura con interferoni e antivirali.

6. E’ assurdo e ingiusto che sia ancora in vigore un obbligo voluto da un ministro della Repubblica nel 1991, sapendo benissimo che a “convincerlo”, nonostante l'assenza di sufficienti sperimentazioni, fu una tangente da 600 milioni di lire pagata dalla Glaxo SmithKline, unica azienda produttrice del vaccino. Un esempio di come la politica si è piegata agli affari e di come i moralizzatori che stanno nelle alte stanze del potere non abbiano fatto alcunché per sanare questa piaga inferta nella carne del popolo italiano.


L'epatite B è una malattia infettiva, causata da un virus (HBV) della famiglia Hepadnaviridae, che colpisce il fegato. Il vaccino anti-epatite B è efficace per la prevenzione dell’epatite B NEI SOGGETTI ESPOSTI, ma le stime sulla efficacia della vaccinazione universale sono incerte. La figura dimostra che l’incidenza dell’epatite era in rapida discesa prima dell’introduzione dell’obbligo vaccinale imposto dal corrotto ministro De Lorenzo (1992), senza che tale obbligo abbia avuto visibili effetti sul trend generale. La riduzione di incidenza della epatite è dovuta probabilmente alle vaccinazioni (nei soggetti a rischio come lavoratori dei laboratori e omosessuali), ma soprattutto ai migliori controlli sulle trasfusioni di sangue nonché alle misure di prevenzione del contagio sessuale, molto più “stringenti” a seguito della diffusione del virus HIV negli stessi anni ’80 e ‘90. Men che meno si può osservare un effetto dell’obbligo lorenziniano sulla malattia in età pediatrica.


Questo signore è il coordinatore del calendario vaccinale 2025 proposto dalla SITI (società da cui viene Ricciardi quello che collaborava con Lorenzin e Speranza per intenderci), da quella dei pediatri e da quella dei medici di medicina generale.

https://www.pfizerpro.it/aree-terapeutiche/covid19/prevenzione/aspetti-e-ruolo-della-risposta-immunitaria-post-infezione-e-post-vaccinazione-podcast

https://fism.it/2024-12-19/presentata-la-nuova-edizione-del-calendario-vaccinale-per-la-vita-2025/


Forward from: LEONARDO GUERRA
Non c’è nulla di umano e di salutare in un programma così serrato di vaccinazioni con un elevato rischio di tossicità cumulata, associata, mai indagato e studiato né nel breve né nel lungo termine


Pillole anti-Lorenzin. Antipolio

Per la vaccinazione antipolio vi sarebbero tante considerazioni storiche e mediche, ma l’assurdità di un obbligo vaccinale è talmente chiara che basta una pillola con tre punti.

1. La paura della poliomielite (paralisi flaccida) fa ancora parte dell’immaginario collettivo, ma la malattia in Italia NON ESISTE. Partendo dal principio che il virus polio colonizza l’intestino, all’inizio degli anni ’60 fu introdotto il vaccino orale tipo “Sabin” (OPV), con virus vivo attenuato, che produce un’eccellente immunità a livello intestinale. Grazie alla vaccinazione OPV in pochi anni la polio fu ridotta a casi sporadici e l’ultimo caso si è verificato nel 1982. Alla scomparsa della polio hanno contribuito anche le migliori condizioni igieniche, perché il virus colonizza l’intestino e si trasmette per via oro-fecale. Pertanto, il rischio di contrarre la polio per un bambino italiano non vaccinato è uguale a ZERO e non esiste in alcun modo la necessità di un obbligo di vaccinazione per i neonati e i bambini. Secondo la sentenza 5 del 2018 della corte Costituzionale l’obbligo andrebbe rivisto per TUTTI i 10 vaccini in base all’andamento epidemiologico. Mattarella dove sei?

2. L’unico Paese dove si registrano casi di polio dovuti al virus selvaggio è il Pakistan, mentre in Africa si segnalano casi di paralisi infantile dovuti al vaccino OPV, portatore di mutazioni che lo hanno reso patogeno. La capacità del vaccino OPV di mutare si è dimostrata in molti Paesi nel corso degli ultimi decenni. Recentemente sono stati identificati casi di polio da vaccino OPV in Siria e in Bosnia e 17 casi nella striscia di Gaza a causa delle disastrose condizioni igieniche e dell’importazione del virus vaccinico dall’Egitto. Anche in Italia si sono verificati, negli ultimi decenni del secolo XX, parecchi casi di paralisi flaccida in persone vaccinate con OPV, tanto che nel 2002 quel vaccino è stato sospeso e sostituito con il vaccino iniettivo (IPV), fatto con virus inattivato, che non presenta il rischio di riattivazione. Tuttavia, il vaccino IPV non è in grado di colonizzare l’intestino, non protegge le mucose e non può in alcun modo interrompere l’eventuale trasmissione di un virus vivo e patogeno da un malato alla collettività. Vaccinare per la polio oggi significa introdurre rischi di effetti avversi senza avere alcun beneficio per la collettività, fatto incompatibile ai sensi dell’art. 32 Costituzione.

3. La vaccinazione antipolio era stata resa obbligatoria per legge (4 febbraio 1966, n. 51), ma si trattava di un periodo in cui vi era ancora la malattia. Inoltre, al tempo in cui si approvò la legge che istituiva l’obbligo, si usava il vaccino tipo orale Sabin, che come già illustrato è dotato di un intrinseco potere di protezione della popolazione molto più alto del vaccino attualmente utilizzato. Quando è stato introdotto il “nuovo” vaccino IPV, in Europa la polio non esisteva più. Di conseguenza, non c’è alcuna prova che il vaccino attuale sia efficace “sul campo”. Vista la mancanza della malattia e la mancanza di prove di efficacia protettiva per il singolo e per la collettività l’obbligo è ingiustificato. Puramente ipotetici casi di poliomielite che insorgessero nei prossimi anni (probabilmente sarebbero da vaccino mutato e da importazione) sarebbero estremamente circoscritti e non causerebbero alcun pericolo a coloro che hanno scelto liberamente di vaccinarsi o far vaccinare i figli. Anche in base a tali semplici considerazioni, l’obbligo di vaccinazione non ha alcuna giustificazione tecnico-scientifica e si rivela, piuttosto, come un mostruoso residuo del passato o di scelte politiche ideologicamente aberranti.


Forward from: Intel Slava Z
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🇨🇳China's police are now equipped with robot dogs, drones, self-driving cars fitted with facial recognition cameras and networked weapons to find and arrest anyone deemed an enemy of the state.


Forward from: EUNOMIS INFORMA
https://italianmedicalnews.it/cassazione-il-medico-deve-discostarsi-dalle-linee-guida-se-inadeguate/

* 👨‍⚕️👩‍⚕️ Medici e “linee guida” 📖. L’ennesima condanna penale del medico che non cura il caso concreto ma segue le cd. “linee guida” e si “trincera” dietro ad esse.

La Cassazione penale con recente sentenza 4 novembre 2024 n. 40316 ancora una volta condanna un medico per “grave colpa medica” : un medico che si era attenuto a “linea guida” non adeguate al caso concreto del paziente.

La giurisprudenza della Suprema Corte , sia penale che civile, e’ infatti tutta da tempo orientata in questo senso, sia sotto la vigenza della “vecchia” Legge Balduzzi sia sotto la vigenza della attuale Legge Galli-Bianco (le leggi quadro sulla responsabilità civile e penale medico sanitaria)

Da quando le Sezioni Unite (civili e penali) della Cassazione decisero nell’anno 2017 il noto “caso Mariotti “ non c’è più spazio di difesa e assoluzione, sia in sede penale che in sede civile, per il medico che, invece che curare il paziente “in scienza e coscienza “ (secondo la miglior scienza medica del momento), applicata al caso concreto, si “appiattisce” nella pedissequa applicazione di “linee guida” obsolete , superate, errate o semplicemente inadeguate.

Si tratta di un tema importantissimo e su cui vige una grande disinformazione, sopratutto (paradossalmente) all’interno della classe medica, che ha riflessi anche sul recente periodo Covid in cui:
1) sono state date cure inadeguate o non sono state fornite le cure ai malati con “Tachipirina e vigile attesa” (una “linea guida” e/o una “raccomandazione ministeriale” , non un “protocollo “ come erroneamente spesso essa viene definita )
2) e’ stata poi consigliata ed eseguita una vaccinazione “a tappeto” , senza una anamnesi adeguata “ad personam” e con un consenso informato insufficiente e invalido, comunque in spregio ad una attenta valutazione del rapporto benefici / rischi del caso concreto (di ogni singolo individuo) sottoposto ad inoculazione “di massa”: diciamo “individuo” qui (rectius “essere umano” ?) e non usiamo il termine “paziente” in quanto un non malato, un “sano” che viene vaccinato (per prevenire un virus che poi oltretutto non viene prevenuto comunque), non può essere - a nostro avviso - definito “paziente”.

I nostri avvocati stanno svolgendo tutte queste domande ed eccezioni nei tantissimi processi penali e civili attualmente in corso davanti ai Tribunali di tutta Italia contro le AUSL e i medici che non hanno curato bene e/o hanno abbandonato i loro pazienti (appunto “in vigile attesa”) e contro i medici vaccinatori e le AUSL da cui essi dipendevano e dipendono.

Auspichiamo presto di ottenere sentenze e/o provvedimenti favorevoli sulle importanti questioni di sopra , di cui non mancheremo di dare opportuna notizia tramite media e organi di stampa e di informazione.

* A cura del Gruppo giuridico Associazione EUNOMIS


Ci sono anche delle “Accademie”, che non nomino per non dar la visibilità che non meritano, che escono dal letargo e protestano per l’annullamento della multa ai non vaccinati. A parte che le motivazioni accampate sono ridicole, è veramente incredibile come ci siano ancora sedicenti scienziati e medici che si dimostrano così lontani dalla realtà e così abbarbicati a fandonie burionesche. L’unica spiegazione anche qui, non potendo essere l’ignoranza, deve consistere in altri interessi…


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Vaccinazione antitifica


Il dottor Gianni Rezza (quello della circolare “Tachipirina e vigile attesa” per intendersi) propone un’AMNISTIA per chi rifiutando l’inoculo delle loro schifezze non ha pagato le multe. Compreso me, naturalmente.

Ma che buono! L’idea è balzana e offensiva.

Farebbe meglio piuttosto a pensare ad un’AMNISTIA per chi i delitti li ha compiuti sul serio… e qui mi taccio…

https://www.doctor33.it/articolo/63035/milleproroghe-lattacco-dei-medici-contro-lo-stop-a-multe-ai-no-vax


Vaccino atto d’amore
Se le parole Verità e Giustizia hanno ancora un senso dentro le mura Leonine, dovrebbero non dico chiedere scusa ma almeno ammettere di essersi sbagliati. Potrebbe servire alla pacificazione delle anime già in questa valle di lacrime, forse.


Nuovo studio giapponese. Provata con studio comparativo caso-controllo la maggiore incidenza di infezione da COVID-19 tra gli individui “vaccinati”

https://www.cureus.com/articles/313843-behavioral-and-health-outcomes-of-mrna-covid-19-vaccination-a-case-control-study-in-japanese-small-and-medium-sized-enterprises#!/

Questo studio mirava a valutare urgentemente gli effetti della vaccinazione COVID-19 con mRNA sui tassi di infezione da COVID-19 e sui comportamenti correlati tra i partecipanti al Progetto Yamato, che include dipendenti di piccole e medie imprese (PMI) giapponesi.
È stato condotto uno studio caso-controllo utilizzando i dati raccolti da un sondaggio somministrato dal Japan Small and Medium Enterprise Management Council nel dicembre 2023. Sono state confrontate le caratteristiche dei “casi” (infettati da COVID-19) con quelle dei “controlli” (non infettati) e valutato le loro caratteristiche distintive, tra cui presenza o assenza di “vaccinazione”. Il sondaggio ha raccolto informazioni sulle caratteristiche demografiche, sullo stato di infezione da COVID-19, sulla storia vaccinale, sullo stato di salute prima di gennaio 2020 e su vari comportamenti preventivi. L'esito primario era la presenza o l'assenza di infezione da COVID-19.

Un totale di 913 partecipanti sono stati inclusi nell'analisi finale. Gli OR (il rischio di avere COVID-19 rispetto ai non vaccinati) aggiustati per l'infezione da COVID-19 erano 1,85 (IC al 95%: 1,33-2,57, p < 0,001). 1,85 significa, in parole povere, un rischio quasi doppio. Le probabilità di contrarre il COVID-19 sono aumentate con il numero di dosi di vaccino: da una a due dosi (OR: 1,63, IC 95%: 1,08-2,46, p = 0,020), da tre a quattro dosi (OR: 2,04, IC 95%: 1,35-3,08, p = 0,001) e da cinque a sette dosi (OR: 2,21, IC 95%: 1,07-4,56, p = 0,033). L'analisi comportamentale ha indicato che anche una ridotta frequenza di bagni ed attività disica era significativamente associata a tassi di infezione da COVID-19 più elevati (p < 0,05).

In breve, lo studio ha osservato una maggiore incidenza segnalata di infezione da COVID-19 tra gli individui vaccinati durante il periodo pandemico, che è aumentata con il numero di dosi di vaccino ricevute. Questa scoperta paradossale può essere influenzata da vari fattori, tra cui meccanismi di risposta immunitaria, come l'anticorpo-dipendente enhancement (ADE) o il “peccato originale antigenico” (il fatto che una precedente vaccinazione riduce l’effetto della seconda quando i virus subiscono mutazioni), cambiamenti comportamentali e rischio di esposizione.


le nanoparticelle di adiuvanti in alluminio vengono inghiottite dai macrofagi e diffuse attivamente in tutto il corpo, oltrepassando la barriera emato-encefalica e il liquido cerebrospinale. La lunga ritenzione corporea degli adiuvanti in alluminio è stata ampiamente studiata nei pazienti con miofascite macrofagica, che comporta mialgia diffusa, artralgia, stanchezza cronica, debolezza muscolare, e disfunzione cognitiva, con sintomi che possono essere simili allo spettro autistico.

5. L’alluminio potrebbe certamente essere sostituito da altri adiuvanti meno tossici come il fosfato di calcio, ma ciò comporterebbe nuove notevoli spese da parte delle case farmaceutiche che attualmente lucrano sulla passiva accettazione delle formulazioni in commercio da parte della popolazione e delle autorità sanitarie, all’ombra della legge Lorenzin. È anche assurdo e ingiusto che non esistano formulazioni di vaccini singole, in modo da evitare i rischi di iperimmunizzazione per i soggetti che sono già immuni ad una o più malattie. In particolare, l’iperimmunizzazione è stata descritta per la ripetizione dell’antitetanica in soggetti già immunizzati.

6. La pertosse è una malattia particolarmente grave nei primi mesi di vita e può insorgere prima che il neonato sia vaccinato. Si pone in questo caso il problema dell’inconsapevole trasmissione del germe da parte di adolescenti e adulti anche se vaccinati, nei confronti di piccoli ancora non vaccinati e a rischio assai maggiore di complicanze da pertosse. Per ovviare almeno in parte a questo problema, qualcuno propone di vaccinare le persone che accudiscono al bambino, nel caso siano sieronegativi. Tale strategia “mirata” potrebbe essere raccomandabile solo in certi casi, dopo approfondito esame della situazione famigliare e ambientale, nonché della reale incidenza della malattia in quel periodo e nel territorio dove vive il neonato. È proprio questo tipo di considerazioni che impongono una “libertà informata” di scelta dei genitori e del pediatra, non certo un obbligo generalizzato. A proposito di pediatra, va ricordato anche che la pertosse va sospettata clinicamente e diagnosticata tempestivamente con PCR sul tampone rinofarigeo, perché è curabile con antibiotici (Azitromicina).

7. L’inclusione del vaccino aP tra gli obbligatori nell’infanzia viola il primo requisito necessario perché l’imposizione di un rischio sia compatibile con l’art. 32 della Costituzione: preservare lo stato di salute della collettività. Infatti il vaccino diminuisce la gravità della malattia in qualche soggetto, ma non arresta la diffusione del microbo, anzi il fatto che i sintomi siano attenuati nei soggetti vaccinati fa sì che essi non si accorgano di diffondere il batterio. La malattia può essere trasmessa nella collettività anche dai soggetti vaccinati e dagli adulti che hanno perso l’immunità o comunque trasportano il microbo. Mentre il vaccino a base di alluminio non è esente da rischi, anche gravi in alcuni casi, esistono mezzi alternativi o aggiuntivi al vaccino (es. trattamenti antibiotici, isolamento dei casi) che possono fortemente diminuire il rischio di eventuale epidemia.


Pillole anti-Lorenzin. Antipertossica

1. Il vaccino antipertosse (aP) è poco efficace. La Bordetella pertussis, l'agente causale della pertosse, continua a riemergere nei paesi con un'elevata copertura vaccinale. I vaccini aP sono somministrati di solito assieme ad altri 5 vaccini (esavalente) oppure assieme ad antitetanica e antidifterica in due diverse formulazioni: quella pediatrica (DTPa) che si somministra in 5 dosi fino ai 6 anni, e quella da adulti (dTpa) che è “raccomandata” ogni 10 anni. Il primo aspetto che si deve conoscere è che l’immunità per la pertosse conferita dal vaccino svanisce rapidamente, secondo alcuni autori persino in 2-3 anni, secondo altri entro 10 anni. Ciò impedisce di poter raggiungere l’“effetto gregge” (altrimenti detto “immunità di gruppo”), perché vi saranno sempre troppi soggetti non immuni nella popolazione per poter bloccare la trasmissione con quel meccanismo. Molti casi di pertosse si segnalano in bambini vaccinati e in soggetti adulti, in cui i sintomi sono sfumati, la malattia difficile da diagnosticare e più facile quindi da trasmettere.

2. Il vaccino aP è stato concepito utilizzando la tossina della pertosse inattivata e pochissimi fattori di virulenza, non contro il batterio. Pertanto non impedisce la colonizzazione delle vie aeree, né la trasmissione del patogeno. L’iniezione intramuscolare non segue la via dell’infezione naturale e non fa produrre anticorpi IgA (che proteggerebbero le mucose) se non in minima parte. Chi si vaccina riduce il rischio di complicazioni per un certo tempo, ma non protegge gli altri. C’è addirittura chi sostiene che la scarsa efficacia della vaccinazione potrebbe permettere la sopravvivenza del germe nelle vie aeree anche nei colpiti dall’infezione ma non sintomatici, facilitando anziché bloccando i contagi. Anche questa caratteristica rende ingiustificabile un obbligo vaccinale ai sensi dell’art. 32.

3. La mortalità da pertosse in Italia era di circa 6000 bambini all’anno agli inizi del Novecento, di 2500 nel 1930, 110 nel 1960, 5 nel 1990, 1 nel 1995, anno in cui è iniziata la raccomandazione alla vaccinazione di tutti i neonati, poi divenuta obbligatoria con la Lorenzin. I vaccini non hanno avuto effetti sulla mortalità ma hanno contribuito probabilmente alla diminuzione di incidenza della malattia, almeno nei primi decenni della loro distribuzione, ma da qualche anno si nota una ripresa della diffusione di pertosse in tutti Paesi, anche quelli con le coperture vaccinali più alte (95-98%). Ciò è dovuto alla scarsa efficacia del vaccino e alla comparsa di ceppi resistenti a causa della pressione selettiva dei vaccini stessi. Uno studio condotto in Lazio nel 2018 su bambini ricoverati per pertosse ha riportato un’incidenza di 66,8 casi per 100.000 bambini sotto l’anno di vita e un’efficacia del vaccino di solo 36%.

4. In tutte le formulazioni del vaccino ap, il materiale comprende la somministrazione di adiuvante alluminio idrossido, che non è affatto innocuo. Non c’è qui lo spazio di trattare la patologia da alluminio adiuvante (diversa da quella dell’alluminio ambientale, che è assunto per via orale e non iniettato), per cui si rimanda al testo “Vaccini Sì, Obblighi No” (edizioni Libreria Cortina, Verona) e alla bibliografia più recente, tra cui la relazione da me fatta alla Commissione Igiene e Sanità del Senato (https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/422/181/Bellavite.pdf) . Basti sapere che la Food and Drug Administration USA ha impostato il limite massimo di Alluminio nei vaccini a non più di 850 μg/dose [850 microgrammi dose] ma questo limite è stato scelto empiricamente dai dati che dimostrano che tali quantità di Alluminio migliorano l’antigenicità del vaccino, piuttosto che dai dati di sicurezza esistenti o sulla base di considerazioni tossicologiche riferite all’essere umano ricevente. Si consideri che un bambino italiano riceve, per obbligo voluto dalla Lorenzin, ben 2400 μg di alluminio nel primo anno di vita. Quando sono iniettate perifericamente,




Incidenza della difterite negli USA al 1920 al 2016

A completare la pillola sulla difterite. Siccome dei sapientoni non volevano assumere la pillola, mi hanno mostrato un grafico da cui sembrava che la vaccinazione avesse diminuito i casi. Peccato che il loro grafico cominciava dal 1940, periodo della guerra.

Se si guarda all'andamento epidemiologico dal 1920 si capisce molto meglio che non c'è alcuna prova che la vaccinazione abbia diminuito i contagi. E’ evidente che l’andamento è stato in progressiva discesa (con un piccolo picco epidemico attorno al 1945, forse dovuto alla guerra) e che l’andamento globale non può certo supportare la conclusione che la vaccinazione antidifterica abbia avuto un effetto determinante.

Tutto qui. E... studiate!




Ennesima prova: il "vaccino" non ha modificato la carica virale e quindi la trasmissione

La carica virale SARS-CoV-2 è un parametro importante per il potenziale di trasmissione. Utilizzando i dati dei test PCR degli olandesi (n=409.925 campioni) dall'8 marzo 2021 al 31 dicembre 2022, l'analisi ha valutato l'impatto dell'infezione precedente e dello stato di "vaccinazione" sui valori di carica virale. In chi aveva avuto una infezione precedente hanno riscontrato una carica virale notevolmente diminuita. Invece l’effetto della "vaccinazione" è stato nullo sulla carica virale. Ancora una volta si conferma che la "vaccinazione" non ha avuto alcun effetto sulla trasmissione del virus, o ha fatto peggio se accoppiata al “green-pass”, che ha lasciato circolare i “vaccinati” (ma non immunizzati) e quindi favorito i contagi.

Riferimento: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1201971224004375


Pillole anti-Lorenzin. Antidifterica

1. La vaccinazione antidifterica è fatta con la tossina inattivata (tossoide), per cui l'immunità fornita dalla vaccinazione è contro la tossina, non contro il batterio. Di conseguenza, le persone vaccinate sono protette dalle conseguenze gravi della malattia, se contratta, non dall'infezione. Il vaccino antidifterico protegge chi si vaccina ma non gli altri. Neanche l’ombra di un effetto gregge (unica eventuale ragione per eventuale obbligo secondo art. 32 Costituzione).

2. L’agente microbico, Corynebacterium diphteriae provoca un'infezione orofaringea ma solo alcuni ceppi producono la tossina; in condizioni normali di salute, è probabile che l'agente batterico sia eliminato dai leucociti (anche senza immunità vaccinale, che interessa solo la tossina) e dagli antibiotici. La difterite è rarissima o inesistente (poche migliaia di casi in tutto il mondo, nessun caso in Italia dal 1996).

3. La difterite è stata sconfitta dall’igiene e dagli antibiotici e non dai vaccini. La prima prova è che la vaccinazione universale è stata introdotta nel 1939 quando la curva epidemiologica era già in forte discesa e non è stata alterata dal vaccino. In quegli anni è iniziato anche il largo uso di antibiotici per curare le infezioni delle vie aeree. Anche l’igiene orale e la scolarizzazione hanno avuto certamente la loro importanza.

4. La seconda prova è che nel corso degli ultimi decenni sono diminuite fino a quasi scomparire anche le infezioni causate da Corynebacterium diphteriae che non producono la tossina. Poiché la vaccinazione si fa con la tossina e non con il batterio, la scomparsa di TUTTI i ceppi di Corinebatteri non può essere attribuita alla vaccinazione.

5. La terza prova è che la protezione conferita dal vaccino antidifterico diminuisce negli anni e oggi almeno metà della popolazione non ha alcuna immunità verso la difterite, eppure non vi sono casi di malattia. Per un bambino italiano non vaccinato il rischio di contrarre la difterite è inferiore al rischio di reazioni avverse gravi causate dal vaccino (in realtà non si conosce il rischio del vaccino difterico da solo, perché è sempre fatto assieme ad altri).

6. Un eventuale obbligo di vaccinazione aveva forse una motivazione molti decenni fa a causa della reale presenza della malattia nella popolazione (prima della seconda guerra mondiale e dell’introduzione degli antibiotici), della scarsa igiene e diffusa ignoranza della popolazione. Secondo la sentenza 5 del 2018 della corte Costituzionale l’obbligo lorenziniano andrebbe rivisto per TUTTI i 10 vaccini in base all’andamento epidemiologico. Mattarella dove sei?

7. Chi sostiene ancor oggi l’obbligo di vaccinazione antidifterica è un ignorante o è in malafede.

Nota storica. Alla vaccinazione antidifterica è legata la strage di Gruaro (Veneto orientale) del 1933, che va conosciuta se non altro per rendere memoria alle vittime innocenti. Un nuovo prodotto, sperimentale e male inattivato dal laboratorio, fu inoculato a 253 bambini dai tredici mesi agli otto anni e ben 28 morirono nei giorni seguenti. Non risulta alcuna indagine giudiziaria avviata per accertare le responsabilità.

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