Ora la situazione militare in Ucraina è critica per le forze occidentali. L'avventura di Kursk, con l'invasione del territorio russo, è stata l'ennesima linea rossa violata, con il solo significato di produrre un danno d'immagine al regime, essendo sul piano militare strategicamente insensata.
Nella zona centrale del fronte l'esercito russo è oramai arrivato alla terza e ultima linea difensiva, superata la quale non esistono più linee fortificate. Il tracollo ucraino sembra questione di pochi mesi, probabilmente destinato ad avvenire nella prossima primavera.
Di fronte a questo scenario l'intera classe dirigente occidentale, cioè il complesso militare-industriale americano e i suoi garzoni di bottega europei, non conoscono piani B. Questo sembra paradossale, perché la politica internazionale, da che mondo è mondo, è fatta di piani B e C e D, è fatta di alternative tattiche e strategiche. Ma questa situazione è diversa, perché qui chi comanda e chi rischia sono soggetti diversi.
Chi comanda, gli USA, possono permettersi di violare qualsiasi linea rossa in sostanziale impunità: sanno che Putin non è affatto un pazzo che vuole la distruzione planetaria e dunque non lancerà un attacco diretto su suolo americano.
Chi obbedisce, l'Europa, ha già devastato il proprio sistema produttivo ed è in prima linea per subire attacchi mirati, anche nucleari (ricordiamo che, nella dottrina bellica attuale, l'utilizzo di atomiche tattiche conta come guerra ordinaria, e non come avvio di una guerra nucleare.)
In sostanza, gli USA spingono alla violazione di tutte le linee rosse, perché dispongono di due potenti "buffer zone" sacrificabili: prima l'Ucraina, già spacciata, e poi l'Europa.
Nel momento in cui Putin decidesse di rispondere finalmente all'altezza delle minacce alla violazione dell'ennesima linea rossa, mettendo in campo la propria superiorità nucleare, lo si potrebbe presentare una volta di più come una minaccia esistenziale con cui non si può venire a compromessi.
E nel momento in cui venisse coinvolto il territorio Nato potrebbe scattare l'articolo 5 dell'Alleanza, in una guerra diretta il cui fronte saremmo noi. Come ricordavo un tempo ai beoti che gioivano per il fatto di essere sotto l'ombrello difensivo della Nato, la realtà è che noi non siamo SOTTO l'ombrello della Nato, noi SIAMO quell'ombrello, il primo a prendersi la pioggia.
Dunque eccoci alla vigilia dell'ennesima violazione di linea rossa. La nostra sola speranza è che, una volta ancora, le Wunderwaffen della Nato non siano in grado di produrre danni troppo rilevanti, consentendo a Putin di mantenere un basso profilo, tenendo a bada le spinte interne dei "falchi".
Se, invece, malauguratamente, gli ATACAMS dovessero produrre danni tali da smuovere significativamente l'opinione pubblica russa, non possiamo avere illusioni su quale sarà il passo successivo.
Nella zona centrale del fronte l'esercito russo è oramai arrivato alla terza e ultima linea difensiva, superata la quale non esistono più linee fortificate. Il tracollo ucraino sembra questione di pochi mesi, probabilmente destinato ad avvenire nella prossima primavera.
Di fronte a questo scenario l'intera classe dirigente occidentale, cioè il complesso militare-industriale americano e i suoi garzoni di bottega europei, non conoscono piani B. Questo sembra paradossale, perché la politica internazionale, da che mondo è mondo, è fatta di piani B e C e D, è fatta di alternative tattiche e strategiche. Ma questa situazione è diversa, perché qui chi comanda e chi rischia sono soggetti diversi.
Chi comanda, gli USA, possono permettersi di violare qualsiasi linea rossa in sostanziale impunità: sanno che Putin non è affatto un pazzo che vuole la distruzione planetaria e dunque non lancerà un attacco diretto su suolo americano.
Chi obbedisce, l'Europa, ha già devastato il proprio sistema produttivo ed è in prima linea per subire attacchi mirati, anche nucleari (ricordiamo che, nella dottrina bellica attuale, l'utilizzo di atomiche tattiche conta come guerra ordinaria, e non come avvio di una guerra nucleare.)
In sostanza, gli USA spingono alla violazione di tutte le linee rosse, perché dispongono di due potenti "buffer zone" sacrificabili: prima l'Ucraina, già spacciata, e poi l'Europa.
Nel momento in cui Putin decidesse di rispondere finalmente all'altezza delle minacce alla violazione dell'ennesima linea rossa, mettendo in campo la propria superiorità nucleare, lo si potrebbe presentare una volta di più come una minaccia esistenziale con cui non si può venire a compromessi.
E nel momento in cui venisse coinvolto il territorio Nato potrebbe scattare l'articolo 5 dell'Alleanza, in una guerra diretta il cui fronte saremmo noi. Come ricordavo un tempo ai beoti che gioivano per il fatto di essere sotto l'ombrello difensivo della Nato, la realtà è che noi non siamo SOTTO l'ombrello della Nato, noi SIAMO quell'ombrello, il primo a prendersi la pioggia.
Dunque eccoci alla vigilia dell'ennesima violazione di linea rossa. La nostra sola speranza è che, una volta ancora, le Wunderwaffen della Nato non siano in grado di produrre danni troppo rilevanti, consentendo a Putin di mantenere un basso profilo, tenendo a bada le spinte interne dei "falchi".
Se, invece, malauguratamente, gli ATACAMS dovessero produrre danni tali da smuovere significativamente l'opinione pubblica russa, non possiamo avere illusioni su quale sarà il passo successivo.