La strategia di "Israele" in Siria: spingere per un "cantone" nel sud
Il dottor Yehya Dbouk
Alla luce degli attacchi israeliani alle avanzate capacità militari siriane, le azioni di "Israele" riflettono una crescente incertezza sul futuro della Siria. Le valutazioni israeliane vedono l'indebolimento di una componente chiave all'interno dell'asse anti-"Israele" come un'opportunità critica, che deve essere sfruttata al massimo. Con questo in mente, "Israele" sembra perseguire diversi obiettivi strategici in Siria per proteggere i propri interessi:
In primo luogo, "Israele" cerca di posizionarsi come guardiano delle minoranze nella Siria meridionale, in particolare in regioni come Sweida e nelle aree che si estendono fino al confine con il Libano. Ciò è in linea con le sue ambizioni territoriali di controllare una porzione significativa della Siria meridionale, riecheggiando progetti storici come lo "Stato di Jabal al-Druze".
In secondo luogo, un obiettivo chiave è quello di eliminare l'armamento avanzato della Siria e impedire al paese di acquisire armi sofisticate finché non emergerà un regime stabile e prevedibile. Ciò garantisce che nessun gruppo, presente o futuro, acquisisca la capacità di minacciare "Israele".
In terzo luogo, assicurandosi un punto d'appoggio militare diretto in Siria, "Israele" mira a imporre la sua agenda alle fazioni siriane e agli stakeholder esterni che plasmano il futuro del paese. Questa strategia proattiva consente a "Israele" di controllare i risultati anziché affidarsi alle concessioni degli altri.
In quarto luogo, con il caos interno e la frammentazione visti come uno scenario probabile, "Israele" potrebbe stabilire un mini-stato o cantone senza intervento esterno. Anticipa l'emergere di divisioni regionali: aree controllate dai curdi nel nord, una roccaforte alawita lungo la costa, resti dell'ISIS nella Siria centrale e una regione dominata dai drusi nel sud. "Israele" mira a sfruttare queste divisioni, potenzialmente stabilendo o supportando un cantone incentrato sui drusi sotto la sua influenza.
Nel perseguire questi obiettivi, "Israele" ha iniziato a impegnarsi con gruppi armati nelle regioni a maggioranza drusa, anche prima della presa di Damasco da parte di Hay'at Tahrir al-Sham, vedendoli come cruciali per dare forma a un futuro siriano allineato con i suoi interessi. Una dichiarazione dell'esercito israeliano ha rivelato che il capo dell'intelligence militare israeliana ha incontrato lo sceicco Mowafaq Tarif, leader dei drusi nella Palestina occupata, per discutere le implicazioni dell'evoluzione del panorama siriano sulla popolazione drusa. Queste discussioni hanno sottolineato il "profondo impegno" di "Israele" nei confronti dei drusi, riconoscendo il loro ruolo vitale all'interno di settori sensibili dell'esercito israeliano. In particolare, gli sforzi di Tarif per promuovere i collegamenti con i drusi in Siria sono stati evidenziati e lodati.
Allo stesso tempo, l'aeronautica militare israeliana ha preso di mira le capacità militari qualitative della Siria con il pretesto di impedire che cadessero nelle "mani sbagliate". Le incursioni via terra hanno violato gli accordi di disimpegno del 1974, consentendo a "Israele" di assicurarsi posizioni chiave che dominano sia i territori siriani che israeliani. Questi sforzi mirano a bloccare future operazioni di intelligence provenienti dalla Siria, migliorando al contempo le capacità di ricognizione di "Israele" nella regione.
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