(S)consigli per gli acquisti.
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Ovviamente, stiamo parlando di un gioco commercializzato nel 1950 dalla A. C. Gilbert Company. L'Atomic Energy Lab era solo uno tra le dozzine di kit da laboratorio con reazioni chimiche presenti sul mercato all'epoca. Ai genitori, Gilbert suggeriva che l'uso di reazioni chimiche indirizzasse i loro figli verso una potenziale carriera nel campo della scienza e dell'ingegneria e che fosse assolutamente sicuro in quanto avevano lavorato al progetto alcuni tra i "migliori fisici nucleari del Paese". Il kit conteneva: un contatore Geiger–Müller, un elettroscopio, uno spintariscopio, una camera della nebbia di Wilson con sorgente alfa di breve durata, quattro vasetti di vetro contenenti campioni di minerale di uranio naturale (U-238) e minerali come autunite, torbernite, uraninite e carnotite della “regione del plateau del Colorado”, sorgenti di radiazioni di basso livello: beta-alfa (Pb-210), beta pura (Ru-106) , gamma (Zn-65), “sfere nucleari” per creare un modello di una particella alfa e un libro di istruzioni di 60 pagine.
Tra le altre attività, il kit suggeriva di “giocare a nascondino con la sorgente di raggi gamma”, sfidando i giocatori a usare il contatore Geiger per localizzare un campione radioattivo nascosto in una stanza. ❓
A differenza di altri set di chimica della A. Gilbert Company, l’Atomic Energy Lab non fu molto popolare (vennero venduti meno di 5000 kit nei due anni in cui rimase in commercio) e venne presto tolto dagli scaffali. In realtà, però, non vendette poco per la pericolosità intrinseca del kit, ma piuttosto per il prezzo di listino molto alto (sui 530$ odierni). Inoltre Gilbert ipotizzò che l’Atomic Energy Lab fosse stato un flop perché era più appropriato per gli adulti anziché per i bambini ai quali si sarebbe dovuto rivolgere. E, in effetti, la Columbia University acquistò cinque di questi set per il suo laboratorio di fisica.
🔗 Fonte 🇬🇧
#storia #laboratorio #giocattoli #regalidanonfare #nucleare
@VeroMaStrano
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Ovviamente, stiamo parlando di un gioco commercializzato nel 1950 dalla A. C. Gilbert Company. L'Atomic Energy Lab era solo uno tra le dozzine di kit da laboratorio con reazioni chimiche presenti sul mercato all'epoca. Ai genitori, Gilbert suggeriva che l'uso di reazioni chimiche indirizzasse i loro figli verso una potenziale carriera nel campo della scienza e dell'ingegneria e che fosse assolutamente sicuro in quanto avevano lavorato al progetto alcuni tra i "migliori fisici nucleari del Paese". Il kit conteneva: un contatore Geiger–Müller, un elettroscopio, uno spintariscopio, una camera della nebbia di Wilson con sorgente alfa di breve durata, quattro vasetti di vetro contenenti campioni di minerale di uranio naturale (U-238) e minerali come autunite, torbernite, uraninite e carnotite della “regione del plateau del Colorado”, sorgenti di radiazioni di basso livello: beta-alfa (Pb-210), beta pura (Ru-106) , gamma (Zn-65), “sfere nucleari” per creare un modello di una particella alfa e un libro di istruzioni di 60 pagine.
Tra le altre attività, il kit suggeriva di “giocare a nascondino con la sorgente di raggi gamma”, sfidando i giocatori a usare il contatore Geiger per localizzare un campione radioattivo nascosto in una stanza. ❓
A differenza di altri set di chimica della A. Gilbert Company, l’Atomic Energy Lab non fu molto popolare (vennero venduti meno di 5000 kit nei due anni in cui rimase in commercio) e venne presto tolto dagli scaffali. In realtà, però, non vendette poco per la pericolosità intrinseca del kit, ma piuttosto per il prezzo di listino molto alto (sui 530$ odierni). Inoltre Gilbert ipotizzò che l’Atomic Energy Lab fosse stato un flop perché era più appropriato per gli adulti anziché per i bambini ai quali si sarebbe dovuto rivolgere. E, in effetti, la Columbia University acquistò cinque di questi set per il suo laboratorio di fisica.
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