Partiamo dal presupposto che lo stato federale negli USA spende più di qualsiasi altro paese industrializzato in sanità, infatti la spesa in questione si aggira intorno al 18% del PIL (la nostra in Italia si aggira sul 7%) ovvero 10.348$ a persona, Medicare e Medicaid finanziati dal governo rappresentano oltre $ 1 su 3 $ di spesa per assistenza sanitaria negli Stati Uniti e oltre $ 1 su 4 $ di spesa nel budget federale.
Quindi NON è vero che la sanità negli USA è totalmente privata, e non è neanche vero che l’Obamacare ha messo una pezza alla sua inefficienza.
Prima di tutto l’Obamacare ha dimostrato più volte i suoi limiti, intanto facendo aumentare i prezzi delle assicurazioni sanitarie per colpa dell’obbligatorietà che i cittadini hanno verso la stipulazione di una polizza assicurativa, un po’ come l’RC auto obbligatoria.
Ha poi fatto aumentare la medicare tax (la tassa federale sulla sanità) che solo nell’ultimo anno è aumentata dello 0,9%, passando infatti dal 1,45% al 2,35% facendo gravare gli effetti nel breve termine sui redditi più alti, ma che nel medio/lungo graverà verso i redditi più bassi, per ovvie ragioni...come la sua sostenibilità.
In più, l’Obamacare ha obbligato gli assicurati considerati possessori di polizze sotto gli standard minimi a cambiare il loro piano sanitario, aumentando di fatto la loro spesa personale nelle assicurazioni, rendendo più costoso l’onore della spesa sanitaria per persona.
Per fare un esempio dei dipendenti delle catene fast food, prima della riforma in molti avevano stipulato con le proprie aziende delle mini-polizze, vantaggiose sia per l’azienda sia per loro stessi, dato che solitamente sono piuttosto giovani ed è improbabile che soffrano di gravi problemi di salute. A causa della riforma sanitaria sono stati costretti ad abbandonare il proprio piano e a dotarsi di uno migliore ma anche più costoso, del quale potrebbero non avere mai bisogno.
Per riassumere il disastro dell’Obamacare basta un dato; i prezzi delle assicurazioni sanitarie sono aumentati di quasi il 25% su scala nazionale.
Il Trumpcare:
Il Trumpcare sta ad indicare la revisione dell’Obamacare proposta dal presidente Trump.
Per Trump i risultati disastrosi dell’Obamacare non possono essere ignorati.
L’aumento della spesa nazionale, delle tasse e dei prezzi delle assicurazioni non possono continuare a lungo senza che la classe media ne risenta.
Per questo motivo il Trumpcare si pone l’obiettivo di eliminare l’obbligatorietà di una stipulazione e di uno switch verso polizze più costose.
Offrendo invece una soluzione migliore per abbassare i prezzi delle polizze; ovvero eliminare la restrizione sulle compagnie assicurative di offrire il loro servizio solo su scala statale, allargando la possibilità di offrire il loro servizio su scala nazionale invece, ponendo in concorrenza le assicurazioni, il che si tradurrebbe nell’abbassamento dei prezzi per attrarre clienti (come avviene per qualsiasi settore).
Come abbiamo visto, dunque, la sanità americana è sottoposta ampiamente alle regolamentazioni statali e alla medicare tax, che grava sulla testa dei contribuenti, il tutto contornato da una spesa federale altissima e inefficiente.
Questa non può essere considerata una sanità privata, ma bensì una sanità statale gestita male da una politica regolamentazionista incapace.
Quindi NON è vero che la sanità negli USA è totalmente privata, e non è neanche vero che l’Obamacare ha messo una pezza alla sua inefficienza.
Prima di tutto l’Obamacare ha dimostrato più volte i suoi limiti, intanto facendo aumentare i prezzi delle assicurazioni sanitarie per colpa dell’obbligatorietà che i cittadini hanno verso la stipulazione di una polizza assicurativa, un po’ come l’RC auto obbligatoria.
Ha poi fatto aumentare la medicare tax (la tassa federale sulla sanità) che solo nell’ultimo anno è aumentata dello 0,9%, passando infatti dal 1,45% al 2,35% facendo gravare gli effetti nel breve termine sui redditi più alti, ma che nel medio/lungo graverà verso i redditi più bassi, per ovvie ragioni...come la sua sostenibilità.
In più, l’Obamacare ha obbligato gli assicurati considerati possessori di polizze sotto gli standard minimi a cambiare il loro piano sanitario, aumentando di fatto la loro spesa personale nelle assicurazioni, rendendo più costoso l’onore della spesa sanitaria per persona.
Per fare un esempio dei dipendenti delle catene fast food, prima della riforma in molti avevano stipulato con le proprie aziende delle mini-polizze, vantaggiose sia per l’azienda sia per loro stessi, dato che solitamente sono piuttosto giovani ed è improbabile che soffrano di gravi problemi di salute. A causa della riforma sanitaria sono stati costretti ad abbandonare il proprio piano e a dotarsi di uno migliore ma anche più costoso, del quale potrebbero non avere mai bisogno.
Per riassumere il disastro dell’Obamacare basta un dato; i prezzi delle assicurazioni sanitarie sono aumentati di quasi il 25% su scala nazionale.
Il Trumpcare:
Il Trumpcare sta ad indicare la revisione dell’Obamacare proposta dal presidente Trump.
Per Trump i risultati disastrosi dell’Obamacare non possono essere ignorati.
L’aumento della spesa nazionale, delle tasse e dei prezzi delle assicurazioni non possono continuare a lungo senza che la classe media ne risenta.
Per questo motivo il Trumpcare si pone l’obiettivo di eliminare l’obbligatorietà di una stipulazione e di uno switch verso polizze più costose.
Offrendo invece una soluzione migliore per abbassare i prezzi delle polizze; ovvero eliminare la restrizione sulle compagnie assicurative di offrire il loro servizio solo su scala statale, allargando la possibilità di offrire il loro servizio su scala nazionale invece, ponendo in concorrenza le assicurazioni, il che si tradurrebbe nell’abbassamento dei prezzi per attrarre clienti (come avviene per qualsiasi settore).
Come abbiamo visto, dunque, la sanità americana è sottoposta ampiamente alle regolamentazioni statali e alla medicare tax, che grava sulla testa dei contribuenti, il tutto contornato da una spesa federale altissima e inefficiente.
Questa non può essere considerata una sanità privata, ma bensì una sanità statale gestita male da una politica regolamentazionista incapace.