The Dome | Conflict and Political Project News

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La Redazione

Cari lettori,

Vi informiamo che la redazione di The Dome riprenderà il flusso di notizie su questo canale.

Vi ringraziamo per la pazienza e per non aver perso fiducia in noi.

Nel prossimo periodo vi annunceremo diverse novità che sono in fase di sviluppo.

Grazie ancora.

-La Redazione

Cari lettori,

A causa di motivazioni universitarie ci duole informarvi che saremo costretti a sospendere il flusso di analisi fino a metà luglio.

Nel frattempo vi ricordiamo che il nostro canale flash continuerà a funzionare. Tag: @TheDomeFlash

Tuttavia, non temete. Torneremo con delle novità.

-La Redazione

Dalla Teoria alla Pratica

Seguendo i precetti di questa dottrina infatti gli sforzi tecnologici e ingegneristici sono stati concentrati nel rafforzare le forze in grado di "mantenere a distanza" i propri rivali regionali e globali, sfruttando ad esempio le forze missilistiche strategiche (missili balistici a lungo raggio), l'aviazione militare e le capacità navali della marina.
Nelle unità navali soprattutto Pechino sta puntando i propri sforzi per restringere il divario numerico e tecnologico con gli Stati Uniti nel tentativo di negare il vantaggio della superiorità qualitativa dei vascelli a disposizione della Superpotenza nordamericana, identificando come cruciale la presenza di una potente flotta militare in grado di competere ad armi pari (a livello regionale) con la più grande potenza marittima globale.
Un esempio di ciò è il recente inizio delle prove in mare per la nuova Super-portaerei (oltre le 80.000 tonnellate di stanza della nave) Fujian che confermano la prerogativa della Marina cinese nell'espandere in qualità e quantità i propri assetti navali con una tabella di marcia spedita verso un chiaro obiettivo di "Dominio dei Mari Cinesi".

-The Dome

A differenza di numerose altre situazioni in cui le voci di protesta e minaccia nei confronti di Israele si sono rivelate vuote, senza poi nei fatti nessuna azione concreta, con l'ultimo attacco israeliano vi era in gioco l'immagine iraniana di guida del mondo arabo contro il sionismo e l'imperialismo occidentale agli occhi dei propri sostenitori (Proxy) nella regione del Medioriente.
Il dilemma più importante è stato decidere l'entità e l'intensità della risposta per fare si che fosse sufficientemente forte da rappresentare non solo una minaccia concreta ma anche un monito futuro e al contempo sufficientemente contenuta da non innescare una guerra regionale diretta contro Israele che avrebbe certamente portato, in una spirale incontrollata di eventi, anche all'ingresso degli Stati Uniti nel confitto, determinando un rischio troppo grande per lo status-quo iraniano.

La tesi della risposta controllata dell'Iran è avvalorata dai colloqui tra le delegazioni di Teheran e Washington durante la scorsa settimana, in cui pare Washington abbia cercato di stabilizzare la situazione e forse anche definito in parte anche entro quali limiti era possibile spingersi per Teheran prima di una "garantita risposta statunitense".
Questi eventi sono regolarmente portati avanti dalle iniziative diplomatiche internazionali in numerose situazioni di scontri e tensioni e costituiscono parte del lavoro stesso delle delegazioni che hanno il compito di evitare azioni e reazioni inattese da parte di tutti i contendenti in questione.

-The Dome