Ambasciator non porta pena


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Alexey Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica Italiana e nella Repubblica di San Marino

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In Italia come nel resto del mondo l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica si focalizza sui fatti accaduti sabato scorso in Russia in relazione al tentativo di insurrezione armata guidata dal capo della società militare privata Wagner, Evgeny Prigozhin.

Senza nulla togliere alla gravità dell'accaduto, mi vengono in mente alcune situazioni analoghe che si sono verificate in passato nei vari Paesi d’Europa e dintorni.

Come è noto, nel 1961 in Francia ci fu il "Putsch dei generali", una ribellione delle unità francesi di stanza in Algeria contro la politica del presidente de Gaulle volta a concedere l’indipendenza all'Algeria. Facendo leva su un gruppo di militari dell'esercito in Algeria, i putschisti, con l'aiuto di sostenitori in Francia, intendevano impadronirsi di una serie di installazioni chiave. Un'azione armata doveva essere lanciata direttamente in Algeria e in territorio francese. Il tentativo fallì. I generali cospiratori furono arrestati e condannati a 15 anni di reclusione. 220 ufficiali furono rimossi dai loro incarichi e 114 furono processati.

In Italia, nel 1970, centinaia di militari, sostenitori dell’organizzazione “Fronte Nazionale”, guidati da Junio Valerio Borghese, si impadronirono di edifici e infrastrutture strategiche per rapire il Presidente italiano Giuseppe Saragat. Secondo le fonti disponibili, le forze ribelli si avvicinarono a Roma e si impadronirono del Centro nazionale RAI, di un arsenale e di diversi edifici governativi. Il colpo di Stato non fu sostenuto né dalla società, né dall'esercito, né da strutture statali e lo stesso Borghese fuggì in Spagna, dove la dittatura franchista gli concesse asilo. Nel 1978 furono condannati 46 congiurati. In appello, nel 1984, tutti gli imputati furono però assolti dalla Corte d’Assise.

In Turchia il 15-16 luglio 2016 un gruppo di militari ha tentato, con un golpe, di prendere il potere nel Paese con la forza. Ma il golpe è fallito: rispondendo all'appello del presidente Erdogan, migliaia di persone sono scese in piazza per sostenere la leadership in carica. Complessivamente, secondo i dati ufficiali, durante gli eventi del 15-16 luglio sono morte 251 persone e circa duemila hanno subito ferite e traumi. Al termine del colpo di Stato, sono stati licenziati circa 100.000 dipendenti pubblici, insegnanti e giudici e oltre 2.500 persone sono state condannate all'ergastolo.

È da notare che la rivolta in Francia è avvenuta tre anni dopo l'istituzione della Quinta Repubblica francese, in Italia 24 anni dopo che il Paese, con un referendum nazionale, era diventato una Repubblica parlamentare e in Russia 32 anni dopo la costituzione della Russia in seguito alla dissoluzione dell'URSS e all'inizio della transizione democratica.

Nel caso della Russia, la marcia di Prigozhin su Mosca è stata provocata unicamente dalle sue esorbitanti ambizioni e dai suoi interessi personali. Non ha ricevuto alcun sostegno dalla società, dallo Stato o dall'esercito e fin dall'inizio era destinata a fallire. Naturalmente, ci sarà un'indagine approfondita su quanto accaduto, e naturalmente si trarranno importanti conclusioni. La cosa principale è che l'ordine costituzionale è stato rapidamente ripristinato e che lo Stato, l'esercito e la società hanno superato la prova con onore, hanno dimostrato la maturità e la saggezza proprie della millenaria storia russa. E dappertutto si sono accorti ancora una volta e con una chiarezza inconfutabile della leadership indiscussa di Vladimir Putin e del suo ruolo chiave nel garantire la stabilità della Federazione Russa.


Ciò mi ha riportato alla mente di aver già partecipato una volta alla cerimonia di presentazione delle lettere credenziali del 7 giugno 1990 in qualità di accompagnatore del primo rappresentante ufficiale dell'URSS e della Russia presso il Vaticano, l'Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario Yuri Karlov.

Persino dalle foto si possono notare i tratti distintivi delle due epoche.


​​Il 16 giugno scorso ho consegnato le lettere credenziali al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. Secondo il protocollo diplomatico del Governo italiano, è a partire dalla data di questa cerimonia che ha inizio la missione diplomatica di tutti gli ambasciatori che arrivano in Italia.

Le lettere credenziali sono un documento che viene affidato ai capi delle rappresentanze diplomatiche, quali gli ambasciatori o gli inviati, per attestare la loro funzione rappresentativa e accreditarli presso uno Stato estero. Nelle lettere credenziali si esprime la richiesta di dare credito a tutto ciò che l'Ambasciatore riferirà a nome del proprio capo di Stato e di governo (è da qui che deriva il nome del documento), nonché il desiderio di contribuire a un ulteriore sviluppo e approfondimento delle relazioni tra i due Paesi attraverso la nomina del nuovo Ambasciatore.

C'è tanto lavoro da fare, perché le nuove realtà nei rapporti tra la Russia e l’Italia sono condizionate da una radicale divergenza nella valutazione delle ragioni che stanno alla base dell'attuale crisi del sistema di sicurezza europeo e che hanno spinto la Russia a mettere in atto l'operazione militare speciale in Ucraina; anche di questo si è discusso nel corso del colloquio con il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.

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