Facce da Nato
di Marco Travaglio
Mentre Putin riceve il segretario generale dell’Onu Guterres e i leader dei Brics, che si moltiplicano e raggiungono ormai quasi metà della popolazione mondiale e il 35% del Pil globale, tornano alla mente 32 mesi di oracoli dei migliori esperti atlantisti: Putin morente e sul punto di essere deposto, la Russia sola al mondo, schifata anche dagli alleati e prossima alla disfatta contro l’invincibile armata di Kiev e dei 40 Paesi dell’Asse del Bene (i 32 Nato e i loro amici). Chiunque osasse rispondere con i dati impietosi delle forze in campo e delle battaglie al fronte, con i numeri dei Paesi che all’Onu non condannavano l’invasione russa, con le analisi storiche e geopolitiche sul complesso fronte eurorientale, con le evidenze delle guerre e delle paci (tutt’altro che “giuste”) del passato, finiva ipso facto nelle liste dei “putiniani”. Guai ad auspicare negoziati, compromessi territoriali, cessate il fuoco per il bene degli ucraini aggrediti e devastati: la risposta era sempre “vuoi la resa di Kiev”, “ti paga Putin”. Giornalisti come Innaro espulsi dalla sede Rai di Mosca, professori come Orsini cacciati dal loro giornale, isolati dalla loro università e privati del contratto Rai già firmato, Elena Basile trattata da falsa ambasciatrice e vera millantatrice, storici, analisti e intellettuali non allineati al non-pensiero unico della propaganda che crede alle balle che racconta bollati per tre anni con il marchio d’infamia del rublo.
Sui social spopola un collage di profezie del prof. Vittorio Emanuele Parsi, che riassume tutto il meglio di quel peggio in una sola persona: “Più si va avanti, più la Russia rimane isolata… Più passa il tempo e più la Cina vede i suoi interessi divaricarsi da quelli russi perché la Cina sa che nel futuro c’è la Cina, ci sono gli Usa, c’è la Ue e non c’è la Russia… Putin ha il mondo contro di lui… Persino i cinesi… addirittura Kim ha detto che non intende mandare armi alla Russia… Putin non è eterno, secondo me non mangerà il panettone nel 2023… Allearsi con la Russia è strategicamente un fallimento per i Paesi che possono avere una tentazione anti-occidentale… I russi non possono sostenere ancora sei mesi di conflitto”. Ne avesse azzeccata mezza. Per carità, nessuno pretende che chi ha sbagliato tutto lo riconosca e si scusi (solo Rampini ha avuto l’onestà intellettuale di ammettere i suoi errori, e rispetto agli altri ne aveva commessi pochi): basta intendersi sul concetto di “esperto”, smettere di considerare tale chi non ne indovina una neppure per sbaglio, lasciare la propaganda ai propagandisti e affidare l’analisi ai veri analisti. Anche perché tutti sanno come andrà a finire in Ucraina, ma pochi osano dirlo perché devono salvare la faccia. Vogliamo rassicurarli: la faccia può perderla solo chi ne ha una.
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di Marco Travaglio
Mentre Putin riceve il segretario generale dell’Onu Guterres e i leader dei Brics, che si moltiplicano e raggiungono ormai quasi metà della popolazione mondiale e il 35% del Pil globale, tornano alla mente 32 mesi di oracoli dei migliori esperti atlantisti: Putin morente e sul punto di essere deposto, la Russia sola al mondo, schifata anche dagli alleati e prossima alla disfatta contro l’invincibile armata di Kiev e dei 40 Paesi dell’Asse del Bene (i 32 Nato e i loro amici). Chiunque osasse rispondere con i dati impietosi delle forze in campo e delle battaglie al fronte, con i numeri dei Paesi che all’Onu non condannavano l’invasione russa, con le analisi storiche e geopolitiche sul complesso fronte eurorientale, con le evidenze delle guerre e delle paci (tutt’altro che “giuste”) del passato, finiva ipso facto nelle liste dei “putiniani”. Guai ad auspicare negoziati, compromessi territoriali, cessate il fuoco per il bene degli ucraini aggrediti e devastati: la risposta era sempre “vuoi la resa di Kiev”, “ti paga Putin”. Giornalisti come Innaro espulsi dalla sede Rai di Mosca, professori come Orsini cacciati dal loro giornale, isolati dalla loro università e privati del contratto Rai già firmato, Elena Basile trattata da falsa ambasciatrice e vera millantatrice, storici, analisti e intellettuali non allineati al non-pensiero unico della propaganda che crede alle balle che racconta bollati per tre anni con il marchio d’infamia del rublo.
Sui social spopola un collage di profezie del prof. Vittorio Emanuele Parsi, che riassume tutto il meglio di quel peggio in una sola persona: “Più si va avanti, più la Russia rimane isolata… Più passa il tempo e più la Cina vede i suoi interessi divaricarsi da quelli russi perché la Cina sa che nel futuro c’è la Cina, ci sono gli Usa, c’è la Ue e non c’è la Russia… Putin ha il mondo contro di lui… Persino i cinesi… addirittura Kim ha detto che non intende mandare armi alla Russia… Putin non è eterno, secondo me non mangerà il panettone nel 2023… Allearsi con la Russia è strategicamente un fallimento per i Paesi che possono avere una tentazione anti-occidentale… I russi non possono sostenere ancora sei mesi di conflitto”. Ne avesse azzeccata mezza. Per carità, nessuno pretende che chi ha sbagliato tutto lo riconosca e si scusi (solo Rampini ha avuto l’onestà intellettuale di ammettere i suoi errori, e rispetto agli altri ne aveva commessi pochi): basta intendersi sul concetto di “esperto”, smettere di considerare tale chi non ne indovina una neppure per sbaglio, lasciare la propaganda ai propagandisti e affidare l’analisi ai veri analisti. Anche perché tutti sanno come andrà a finire in Ucraina, ma pochi osano dirlo perché devono salvare la faccia. Vogliamo rassicurarli: la faccia può perderla solo chi ne ha una.
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