Il popolo palestinese incarna il sacrificio di Cristo sulla croce. Sono l’agnello sacrificale del nostro tempo, un popolo martoriato, lasciato solo a portare un peso che dovrebbe appartenere all’intera umanità. Inchiodati a un destino di oppressione, privati della loro terra, della libertà. E il mondo, come sotto la croce, guarda in silenzio o distoglie lo sguardo.
Con una forza che spezza il cuore, continuano a lottare, a credere, a vivere. Portano avanti un’esistenza che è r-esistenza, una testimonianza che urla al mondo il prezzo dell’ingiustizia, una lotta quotidiana contro l’annientamento culturale e fisico. Un popolo che, come Cristo, non può contare che su se stesso, sulla propria fede e sulla forza della propria comunità.
Eppure, in mezzo a tanto dolore, emerge una dignità incrollabile, una volontà di resistere che sfida chiunque cerchi di cancellarli. Il popolo palestinese è il simbolo vivente di un sacrificio che grida giustizia, un richiamo all’umanità intera...
In loro vedo il dolore, ma anche la speranza. La dignità che non si piega. Il coraggio di chi non rinuncia alla propria umanità, nemmeno sotto la più brutale oppressione. Il popolo palestinese non è solo vittima: è esempio.
Mi hanno mostrato che la giustizia non è solo un ideale astratto, ma una lotta quotidiana, una resistenza silenziosa e dignitosa anche quando il mondo sembra girarsi dall’altra parte.
Mi hanno insegnato cosa vuol dire umanità. Nonostante le sofferenze, nonostante abbiano perso così tanto, continuano a donare tutto: un sorriso, un gesto di accoglienza, la capacità di credere nella bellezza della vita anche nei momenti più bui. Mi hanno fatto capire che l’umanità non è solo un sentimento, ma un atto, un ponte che costruisce legami anche dove sembrano impossibili.
Dai palestinesi ho imparato che l’umanità vera è quella che non si piega, che continua a credere nella possibilità di un futuro più giusto. E per questo sarò per sempre grata.
È l'unica bussola umana e politica verso la quale volgere lo sguardo, l'unico metro di paragone possibile, un'esperienza dell'anima che auguro a chiunque di poter intraprendere, una rivoluzione degli atomi di cui noi stessi siamo fatti.
🇵🇸 ❤️
F. Quibla
Con una forza che spezza il cuore, continuano a lottare, a credere, a vivere. Portano avanti un’esistenza che è r-esistenza, una testimonianza che urla al mondo il prezzo dell’ingiustizia, una lotta quotidiana contro l’annientamento culturale e fisico. Un popolo che, come Cristo, non può contare che su se stesso, sulla propria fede e sulla forza della propria comunità.
Eppure, in mezzo a tanto dolore, emerge una dignità incrollabile, una volontà di resistere che sfida chiunque cerchi di cancellarli. Il popolo palestinese è il simbolo vivente di un sacrificio che grida giustizia, un richiamo all’umanità intera...
In loro vedo il dolore, ma anche la speranza. La dignità che non si piega. Il coraggio di chi non rinuncia alla propria umanità, nemmeno sotto la più brutale oppressione. Il popolo palestinese non è solo vittima: è esempio.
Mi hanno mostrato che la giustizia non è solo un ideale astratto, ma una lotta quotidiana, una resistenza silenziosa e dignitosa anche quando il mondo sembra girarsi dall’altra parte.
Mi hanno insegnato cosa vuol dire umanità. Nonostante le sofferenze, nonostante abbiano perso così tanto, continuano a donare tutto: un sorriso, un gesto di accoglienza, la capacità di credere nella bellezza della vita anche nei momenti più bui. Mi hanno fatto capire che l’umanità non è solo un sentimento, ma un atto, un ponte che costruisce legami anche dove sembrano impossibili.
Dai palestinesi ho imparato che l’umanità vera è quella che non si piega, che continua a credere nella possibilità di un futuro più giusto. E per questo sarò per sempre grata.
È l'unica bussola umana e politica verso la quale volgere lo sguardo, l'unico metro di paragone possibile, un'esperienza dell'anima che auguro a chiunque di poter intraprendere, una rivoluzione degli atomi di cui noi stessi siamo fatti.
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F. Quibla