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Donbass, in direzione del fronte di Pokrovsk.

Per qualcuno è la strada della morte, per altri è la strada della vita. Dipende dalle circostanze. E dalla fortuna.

Lungo queste direttrici non esiste un codice della strada scritto nero su bianco. Non esistono limiti, divieti di sorpasso, non sono marcate le linee. A ben vedere non le chiameresti nemmeno strade. I vecchi cartelli stradali di norma sono trafitti da schegge di bombe o crivellati dai proiettili, mentre quelli nuovi non mettono in guardia dai limiti di velocità, ma dalla presenza di droni e di possibili mine lungo la carreggiata. Anche se a ricordare della presenza costante di questa minaccia rimangono le carcasse metalliche dei veicoli distrutti e carbonizzati.

Coloro che percorrono abitualmente queste strade, di norma, viaggiano a bordo di vecchie auto sovietiche come le “Zhiguli”, alle quali vengono rimosse le portiere, il portellone del bagagliaio ed il tettuccio. Ciò rende più semplice abbandonare il veicolo in caso di avvicinamento dei droni. I passeggeri viaggiano in piedi o accovacciati, con lo sguardo ed il fucile puntato verso il cielo.

Per coloro che viaggiano lungo queste strade il “bel tempo” è quando piove, ancor meglio se c’è nebbia. Per i droni è più complesso cercare le prede. In ogni caso è preferibile viaggiare la sera o al mattino presto, a fari spenti.

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📍Donbass, nuovo reportage da Selidovo - Testimonianze dei civili che, quotidianamente, continuano a fare i conti con la guerra, ancora vicina e minacciosa. Eppure c’è speranza, ottimismo e voglia di tornare alla normalità.

Raggiungere questi luoghi è complicato e pericoloso. Le strade sono piene di crateri e di frammenti più o meno grandi di metallo, il rischio di forare è elevato. Ma le minacce principali provengono dal cielo, all’improvviso, candendo in picchiata sui veicoli, portando morte e distruzione.

Ma preghi e ti fai forza. Ritengo che sia importante far conoscere queste realtà e le voci di coloro che vivono in questi luoghi, di cui da anni si parla in tutto il mondo. Ecco, tutti ne parlano, propongono, affermano, condannano... Ma pochi poi si interessano a ciò che ne pensano i diretti interessati, come se non debbano essere queste persone a decidere della loro sorte.

Quali difficoltà hanno affrontato queste persone? Di cosa hanno paura? Come vivono ora? Ma soprattutto, cosa desidera la gente che la guerra l’ha vista con i propri occhi?

Queste persone hanno visto il proprio esercito aprire il fuoco contro di loro, prima di ripiegare in altri centri abitati e dell’arrivo dei russi. Queste persone sono spaventate. Come osserva Yurij Mezinov, il volontario che mi ha accompagnato in questo viaggio, inizialmente tra la popolazione c’era diffidenza anche nel consegnare le letterine dei bambini per i regali natalizi, perché abituati alle pratiche ucraine (nella fattispecie degli “angeli bianchi”) di utilizzare queste occasioni non al fine principale di portare doni e momenti di magia, quanto per ottenere informazioni sugli abitanti.

Nonostante Kiev avesse provato ad evacuare forzatamente i minori, a Selidovo abbiamo incontrato parecchi giovani e bambini che erano rimasti nascosti nelle case e negli scantinati ed ora sognano di tornare a sedersi dietro ai banchi di scuola.

Buona visione:
https://youtu.be/FRLF5M1biiU?feature=shared


Oggi è stata una giornata produttiva, pesante, ma positiva!

Avvolti dalla nebbia, lontano dagli sguardi indiscreti degli insidiosi “uccelli” di metallo che solitamente dal cielo scrutano la terra, abbiamo raggiunto Novogrodovka, cittadina che si affaccia sull’agglomerato urbano Pokrovsk-Mirnograd, dove attualmente si stanno registrando le battaglie principali in Donbass. Con Yurij Mezinov abbiamo consegnato i regali di Natale ai ragazzi e alimenti alle persone rimaste in città.

Successivamente siamo scesi in direzione di Kurakhovo, cittadina recentemente conquistata dall’esercito russo, con lo scopo di raggiungere i civili intrappolati tra le battaglie. Qui, nonostante le condizioni meteo fossero peggiorate a causa del sole che ha iniziato ad illuminare le strade (si, in guerra funziona al contrario, il sole che splende nel cielo non aiuta gli umani, ma favorisce i droni) siamo riusciti a portare in salvo tre persone: un uomo con la gamba rotta a causa dell’esplosione di un drone kamikaze ed un anziano non vedente accompagnato dalla figlia. Non sono mancati i momenti di tensione, ma ne parlerò più approfonditamente quando sistemerò il materiale.


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Anche a ridosso della linea del fronte in Donbass, oggi, i cristiani ortodossi hanno celebrato il Natale. Questa giornata l’ho trascorsa a Selidovo con Yurij (oggi nelle vesti di Nonno gelo) e Katya (Snegurochka), distribuendo regali ai bambini rimasti in città.

Il fronte si è spostato di qualche chilometro verso la vicina Pokrovsk. Gli abitanti rimasti (e non sono pochi!) escono sempre più spesso dagli scantinati, ma i colpi di artiglieria e i droni continuano a minacciare quotidianamente la città. È ancora troppo presto per abbassare la guardia, ma c’è voglia di normalità.


Donbass, i droni killer di Kiev continuano ad uccidere i civili

Il fronte, dopo essere passato da Selidovo, ha raggiunto un villaggio non distante dalla cittadina: Novoelizavetovka. Alcuni degli abitanti rimasti hanno provato a lasciare le proprie abitazioni per trovare riparo in un luogo più sicuro, ma sono rimasti colpiti ed uccisi dai droni ucraini. Ancora una volta sono stati colpiti civili, persone visibilmente disarmate ed inoffensive.

Questi fatti - ormai quotidiani - confermano le testimonianze di quelle persone che hanno atteso i russi, convivendo per anni con i soldati ucraini, le quali raccontano che vivendo in Ucraina venivano etichettati come “zhduny”, ossia “coloro che aspettano” il “nemico”. Evidentemente molti, con questa giustificazione, si sentono autorizzati anche a compiere atti come questi.

Due giorni fa a causa dei droni ucraini nella, regione di Zaporozhye, è morto un bambino di 10 anni, mentre non lontano da Donetsk è rimasto ucciso il giornalista di Izvestia Alexandr Martemyanov.

Questi strumenti hanno stravolto il modo di concepire la guerra e la linea del fronte, allargando la zona rossa ad un raggio di circa una ventina di chilometri.

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❗️🇺🇦🇷🇺 Regione di Kursk, iniziata nuova offensiva ucraina

L’esercito ucraino ha lanciato una nuova offensiva ucraina nella regione di Kursk. La notizia, riportata inizialmente da diversi analisti militari russi, è stata confermata anche da Kiev, attraverso l’Ufficio del Presidente. Le manovre principali di Kiev sembrerebbero dirette da Sudzha verso Bolshoe Soldatskoe, dove l’esercito ucraino avrebbe schierato sei brigate, incluse le forze speciali.

In questi ultimi mesi l’esercito russo aveva riottenuto il controllo della metà dei territori della regione di Kursk perduti in seguito all’offensiva ucraina lanciata in estate.

Sembra che Zelensky, non senza l’appoggio dell’Occidente, stia andando in all-in prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca.

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Donetsk, ancora un giornalista ucciso dai droni ucraini

Questa sera sulla strada Gorlovka-Donetsk un drone ucraino si è schiantato contro un’automobile a bordo della quale viaggiava Alexandr Martemyanov, corrispondente del canale televisivo russo Izvestia. Il giornalista è rimasto ucciso, mentre altri due colleghi di Ria Novosti hanno riportato ferite.

I giornalisti stavano tornando a Donetsk da Gorlovka, dove avevano raccolto le testimonianze dei bombardamenti ucraini di oggi condotti sul pieno centro abitato con munizioni a grappolo e con droni kamikaze, apparecchi che da mesi terrorizzano la popolazione, senza fare distinzione tra target militari e civili. In città nella sola giornata di oggi - secondo quanto riportato dai bollettini del sindaco di Gorlovka - a causa di questi attacchi sono rimaste ferite almeno 16 persone.

Alexandr con la sua telecamera ha ripreso il conflitto sin dagli inizi. Nonostante i rischi sempre maggiori, legati proprio ai droni, ha proseguito a raccontare i crimini di guerra ucraini nei confronti dei suoi conterranei.


🇷🇺🇺🇦 Donbass, l’esercito russo continua ad avanzare

Nel Donbass l’esercito russo prosegue ad avanzare in direzione di Pokrovsk (Krasnoarmeysk), prediligendo all’attacco frontale alla città la conquista dei villaggi a ridosso della periferia, continuando a spingersi sempre più ad ovest, puntando a recidere le arterie che alimentano la logistica dell’esercito di Kiev.

Secondo diverse fonti l’esercito russo avrebbe già raggiunto Kotelnoe, ottenendo il controllo fisico di una delle strade che portano a Pokrovsk e minacciando quindi ancor di più l’arteria principale che collega la città con Pavlograd.

Nel frattempo, dopo un paio di mesi di stallo, l’esercito russo ha ripreso a premere sull’autostrada che collega Pokrovsk a Konstantinovka, ottenendo il controllo di Vozdvyzhenka, ultimo centro abitato che separava la strada dalle posizioni russe.

Non ci sono grandi aggiornamenti in merito alla situazione in direzione di Velikaya Novosyolovka, dove l’esercito russo controlla tutte le strade principali che conducono al centro abitato. Qui la situazione gioca nettamente in favore dell’esercito russo, che può permettersi di temporeggiare e colpire le riserve ucraine che tentano di raggiungere il fronte attraverso strade sterrate secondarie.

Ormai è chiuso il capitolo di Kurakhovo, dove le forze armate russe hanno ottenuto il controllo della centrale termoelettrica e dell’area industriale.


Questo 2024 che ci stiamo lasciando alle spalle è stato ricco di eventi, viaggi, nuovi orizzonti, emozioni. Non sono mancate le difficoltà e le soddisfazioni.
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno seguito il mio canale, dai nuovi iscritti a chi è qui da anni; coloro che hanno condiviso le notizie ed i reportage, aiutandomi a diffondere le testimonianze scomode raccolte dal fronte, ignorate dai grandi media. Insieme possiamo fare molto!
Grazie infinite a tutti coloro che hanno sostenuto il mio lavoro materialmente, con una donazione, consentendomi di continuare a lavorare in modo indipendente ed aiutandomi nei momenti di difficoltà, quando ho dovuto acquistare la nuova Sony.
Il mio 2024 a Donetsk era iniziato mostrando le immagini dei nuovi violenti bombardamenti ucraini sulla città, diminuiti sensibilmente solo una volta che l’esercito ucraino ha perso il controllo di Avdeevka e dei centri abitati adiacenti. Più avanti ho raggiunto Kursk, quando ci fu l’attacco a sorpresa da parte ucraina, mostrando in tempo reale la situazione nella regione e gli umori della popolazione. Successivamente ho seguito gli spostamenti del fronte, che ha coinvolto nuove aree, come Ugledar e Selidovo.
Nonostante ci siano sempre più difficoltà e rischi nel lavorare in situazioni come queste, ho sempre cercato di fare il possibile per trovare la verità alla fonte, e continuerò a farlo anche nel 2025.
Cari amici, vi auguro un sereno anno nuovo! Pace e salute a tutti!
VNR


📍Donbass - Reportage da Ugledar, l’ennesima fortezza ucraina (come Bakhmut ed Avdeevka), che dopo lunghi e complessi combattimenti è passata sotto controllo russo. Le battaglie ai margini della città sono iniziate nella primavera del 2022, protraendosi fino all’autunno del 2024.

La città era stata costruita 60 anni fa nel mezzo dei campi ad una cinquantina di chilometri a sud-est di Donetsk, al fine di servire i giacimenti di carbone circostanti. Avrebbe dovuto ospitare fino a 100 mila abitanti, ma arrivò a contarne al massimo 20 mila.

Due anni fa assunse un significato strategico nelle prime fasi del conflitto: da Ugledar, che si trovava in una posizione dominante rispetto agli insediamenti vicini, l’esercito ucraino poteva controllare tutto il settore di fronte a Volnovakha, dove si trovavano i soldati russi, bloccandone le manovre. Le truppe ucraine hanno respinto tutti gli attacchi frontali, ma poco o nulla hanno potuto quando sono iniziati gli attacchi ai fianchi, attraverso le miniere, che in fin dei conti hanno portato all’accerchiamento di Ugledar.

La rete delle linee difensive ucraine includeva le palazzine della città, dalle quali a occhio nudo si controllavano tutte le strade dei campi e dei villaggi di fronte. Queste palazzine servivano anche per coprire le postazioni di mortaio, ricavate nei cortili.

Gli abitanti rimasti ad Ugledar durante i due anni e mezzo di combattimenti sono stati evacuati al sicuro nelle retrovie. Attualmente la città è deserta, è ancora presto per pensare al suo destino. Come testimoniano le continue esplosioni in sottofondo, il fronte si trova ancora troppo vicino.

https://youtu.be/wqIxQSn0eAo?feature=shared


Ugledar - “Benvenuti all’inferno, figli di puttana”. Questa scritta, tra rune e simboli pagani, era stata tracciata dai soldati ucraini con della vernice nera sui muri di una delle dacie della parte orientale della città, dove erano allestite le loro posizioni. Da questo “inferno” i militari di Kiev aprivano il fuoco verso un vero e proprio paradiso terrestre, il monastero ortodosso di Nikolskoe.

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