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Dalla Dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa in merito alle affermazioni del Presidente della Francia Emmanuel MacronLeggere il testo completo (in inglese)
Quale sarebbe il “percorso verso la pace” proposto dal leader francese? Le ricette sono le stesse:
ulteriore rifornimento di armi occidentali all’Ucraina e prosecuzione delle ostilità, incremento senza precedenti delle spese militari da parte dei Paesi membri della NATO e dell’UE. In questo contesto, accusare la Russia di aver aumentato il bilancio militare e il contingente delle forze armate pare assurdo. Infatti, il bilancio militare complessivo dei Paesi della NATO è il doppio della spesa per la difesa di tutti gli altri Stati del mondo messi insieme, mentre il budget militare dei Paesi dell’UE supera di molte volte quello della Russia. Occorre inoltre sottolineare che il programma russo di edificazione militare è la reazione imposta dalla politica aggressiva della NATO, incluso l’ingresso accelerato nell’Alleanza della Svezia e della Finlandia.
Nelle parole di Emmanuel Macron risuonano chiaramente le
note del ricatto nucleare. È emerso come Parigi ambisca a diventare il “patrono” nucleare di tutta Europa, a offrire il proprio “ombrello nucleare”, a sostituire quasi quello americano. È inutile dire che ciò non rafforzerà la sicurezza né della Francia, né dei suoi alleati. Per di più, il potenziale nucleare francese non è minimamente paragonabile ea quelle degli Stati Uniti. La Francia possiede solo 56 vettori di testate nucleari, mentre gli Stati Uniti ne hanno 898. La potenza complessiva della componente nucleare delle forze armate francesi è di 67,2 megawatt, contro i 1814 di quelle americane. Naturalmente, tuttavia, quanto dichiarato dal Presidente francese sarà tenuto in considerazione dalla Russia nella pianificazione della propria difesa.
L’intervento di Emmanuel Macron lascia un senso d'imbarazzo per lui stesso, per il tentativo di apparire come nuovo leader del “mondo libero”. È un caso emblematico per comprendere quanto le élite europee di oggi si siano rattrappite e incattivite. La semplice ipotesi di normalizzare i rapporti tra Russia e Stati Uniti, il minimo segnale di un movimento verso una soluzione pacifica della crisi ucraina, li getta nel panico. Eppure, parrebbe logico che proprio gli europei, che durante la Guerra Fredda si trovavano al centro dello scontro tra le due superpotenze, debbano essere i più interessati a un cambio di rotta nei rapporti russo-americani, a una distensione delle tensioni e a un dialogo costruttivo tra Mosca e Washington.
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L’intervento di Emmauel Macron smaschera definitivamente i ruoli, mostrando chi oggi conduca il “partito della guerra”, chi davvero si opponga al cessate il fuoco e miri alla prosecuzione del conflitto ucraino e a un'ulteriore escalation.