DIVENTARE CONSAPEVOLE Diventare un essere consapevole, non è una passeggiata.
Non si diventa consapevoli per un evento, una vicissitudine o un’esperienza personale.
Essere consapevoli (o tentare di diventarlo) è frutto di un lungo percorso, passato a calpestare fango e merda.
Si diventa veramente consapevoli dopo aver imparato ad allevare i propri mostri interiori, come fossero pulcini; e -dopo averli nutriti, scaldati, accuditi e cresciuti- essere capace di ucciderli, per mangiarli e trasformarli in merda.
È veramente consapevole solo chi ha le mani sporche di sangue; perché ha avuto il coraggio di uccidere i propri sogni, la proprie speranze, le proprie legittime aspettative, per poi seppellirle in un luogo che ha dimenticato, senza metterci neanche la lapide.
È consapevole chi non teme nulla, chi non chiede un cazzo, chi non si lamenta, chi non pretende e non si aspetta niente; né dagli Dei, né dagli uomini.
È consapevole chi sa bastare a se stesso e sa stare da solo.
È consapevole chi odia e non se ne vergogna.
È consapevole chi ama senza aspettative.
È consapevole chi ha imparato ad amare se stesso.
È consapevole chi è arrivato ai lati opposti di ogni estremità, scoprendo e coltivando ogni tipo di emozione, ampliando la superficie del teatro della propria esistenza e rimanendone, comunque, sempre al centro. Perché più è ampio il campo dove si confrontano le 2 squadre, più è facile trovare l’equilibrio e mantenere la stabilità.
Mi fanno ridere quelli che parlano di consapevolezza, così… a buffo.
Quelli che non sanno riconoscere né le proprie tenebre e, men che meno, la propria luce.
E mi fanno proprio schifo quelli che ostentano il cuore, quelli che ti dicono che sono giunti a te “per salvarti”, quelli che si definiscono esseri di luce, persone buone che fanno soltanto del bene.
Tutta merda!
Infine, mi fa un’immensa tenerezza chi è cieco, chi è stupido e chi -per non guardarsi dentro, per il rifiuto di vedere la realtà delle cose- nasconde la testa sotto la sabbia, e così facendo sprecherà la propria esistenza senza realizzarsi, senza capire chi è stato e cosa ha vissuto.
Perché il compito di ognuno di noi, in questa vita, è solo uno: realizzarsi.
Ma questo è già un altro discorso.
(Michele Rizzi)
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