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JACK KEROUAC


Il jazz s’è suicidato
Fate che la poesia non faccia la stessa fine
Non temiate
l’aria fredda della notte
Non date retta alle istituzioni
quando trasformate i manoscritti in
arenaria
non inchinatevi né fate a cazzotti
per i pionieri di Edith Wharton
o per la prosa alla nebraska di ursula major
no, statevene nel vostro giardinetto
& ridete, suonate
il trombone di mollica
& se poi qualcuno vi regala perline
ebree, marocchine, o vattelapesca,
addormentatevi con quella collana al collo
E’ probabile che facciate sogni più belli
La pioggia non c’è
non ci sono più me
te lo dico io, ragazzo,
sicuro come un siluro.


Ansa IT - Notizie in Tempo Reale. dan repost
🆕 Louise Gluck, opera della Nobel 2020 acquisita da Saggiatore
✏ Primi due titoli, L'iris selvatico e Averno escono 3 dicembre
🔎 Fonte Ansa.it

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MARIANGELA GUALTIERI


Io guardo spesso il cielo


Io guardo spesso il cielo. Lo guardo di mattino nelle
ore di luce e tutto il cielo s'attacca agli occhi e viene a
bere, e io a lui mi attacco, come un vegetale
che si mangia la luce.


MARK STRAND

A cosa pensare

Pensa alla giungla,
vapore verde sale.

È tua.
Tu sei il principe del Paraguay.

I servi s’inchinano
nell’ombra fonda di foglie mastodontiche

quando passi
benevolo come l’oro.

Baciano l’aria
che attimi prima

ti sfiorava la pelle,
e s’alzano solo quando sei scomparso.

Pensa a te stesso, semidio,
chioma in fiamme,

il mantice del cuore che pompa.
Pensa ai pipistrelli

che sciamano dalle caverne
come vento oscuro a salutarti;

alle enormi città notturne
di lucciole

che vagano in volo giù
da Minas Gerais;

ai serpenti coralli;
agli uccelli rossi

del becco smeraldo;
alle tonnellate e tonnellate di farfalle morpho

che colmano l’aria
come i coriandoli freddi del paradiso.




DONATELLA BISUTTI


Pinocchio nell’isola dei Papua

Pinocchio disse
non voglio essere buono
obbedire al re
a tutti gli imbecilli
che si credono grandi
ai furbi che
conquistano il potere con l’inganno

non voglio
diventare di carne
indossare abiti eleganti
essere baciato
amare chi mi vuole bene
odiare chi mi fa male
essere seviziato
essere crocifisso
ad una trave

Voglio restare
di legno
non avere anima
non avere casa
non avere padre
avere per amici gli asini
vivere nella foresta
ridiventare albero.


FRANCO MARCOALDI


Il semplice e il complesso

Com’è difficile trovare
il punto di equilibrio
tra il semplice e il complesso.
L’eccesso dello sguardo
elementare conduce
a trascurare il due che sta
nell’uno, le ragioni dell’opposto,
il tragico che fa da sfondo
al mondo. Quanto al complesso,
è come un labirinto che risucchia
in un disvelamento senza fine.
Il torto e la ragione cambiano
continuamente posizione
via via che si affaccia un nuovo nesso.

Così l’indecidibile (presente) trionfa
davanti agli occhi sgranati del perplesso.




RAINER MARIA RILKE


A Lou Andreas-Salomé

Non posso ricordare. Ma quei momenti
puri dureranno in me come
in fondo a un vaso troppo pieno.
Non penso a te, ma sono per amore tuo
e questo mi dà forza.
Non ti invento nei luoghi
che adesso senza te non hanno senso.
Il tuo non esserci
è già caldo di te, ed è più vero,
più del tuo mancarmi. La nostalgia
spesso non distingue. Perché
cercare allora se il tuo influsso
già sento su di me lieve
come un raggio di luna alla finestra.


CRISTINA CAMPO

Devota come un ramo


Devota come un ramo
curvato da molte nevi
allegra come falò
per colline d'oblio,

su acutissime lamine
in bianca maglia di ortiche,
ti insegnerò, mia anima,
questo passo d'addio...


SEAMUS HEANEY


PIANTARE L’ONTANO

Per la corteccia, argento opaco, avvolta,
collare di colomba.

Per le foglie guizzanti, sgocciolanti
tremolanti di pioggia.

Per il tozzo e il grumo dei primi coni verdi,
smeraldo fuso, clorofilla.

Per il rapido rotolare dei coni in inverno,
pelle a sonagli, friabilità di fossile.

Per il legno d’ontano, fiamma rossa se strappato
ramo da ramo.

Ma soprattutto per i riccioli dondolanti
degli amenti gialli,

piantalo, piantalo,
testa scarruffata nella pioggia.

Trad. Luca Guerneri


RABINDRANATH TAGORE


Quando a notte vado sola al mio convegno d’amore,

gli uccelli non cantano, il vento non soffia,
le case ai lati della strada sono silenziose.
Sono i miei bracciali che risuonano a ogni passo,
e io sono piena di vergogna.

Quando siedo al balcone e ascolto per sentire
i suoi passi, le foglie non stormiscono sui rami,
e l’acqua del fiume è immobile come la spada
sulle ginocchia d’una sentinella addormentata.
È il mio cuore che batte selvaggiamente –
e non so come acquietarlo.

Quando il mio amore viene e si siede al mio fianco,
quando il mio corpo trema e le palpebre s’abbassano,
la notte s’oscura, il vento spegne la lampada,
e le nuvole stendono veli sopra le stelle.
È il gioiello al mio petto che brilla e risplende.
E non so come nasconderlo.


PIER PAOLO PASOLINI


Mi alzo con le palpebre infuocate

MI alzo con le palpebre infuocate.
La fanciullezza smorta nella barba
cresciuta nel sonno, nella carne smagrita,
si fissa con la luce fusa nei miei occhi riarsi.
Finisco così nel buio incendio
di una giovinezza frastornata dall'eternità;
così mi brucio, è inutile
- pensando - essere altrimenti,
imporre limiti al disordine: mi trascina
sempre più frusto, con un viso secco
nella sua infanzia, verso un quieto e folle
ordine, il peso del mio giorno perso
in mute ore di gaiezza, in muti
istanti di terrore...


EUGENIO MONTEJO


ANELLO


Un solo amore può salvare tutto,
ciò che se n’è andato, ciò che è partito e più non torna,
i naufragi che emergono dall’oblio
e ci perseguitano in fondo a qualche sogno,
le perdite che in ogni ombra ci insidiano
con dadi neri, schivi alla sorte,
la fiamma che fece notte nelle nostre mani,
l’angoscia, la sofferenza, i singhiozzi,
gli oscuri Titanic del sangue,
quel che nacque per non essere ed è stato per un attimo 
e il grido azzurro che era il travestimento della chimera…
Tutto il furore, la polvere e la sconfitta
con un amore, un solo amore, presto si salvano:
un solo amore può salvare tutto.






RABINDRANATH TAGORE



Lascia che il mio amore ti circondi come la luce del sole, e che, tuttavia, ti dia una illuminata libertà.




CORRADO GOVONI



LA SORGENTE


Sradicata dal masso la sorgente

libera di contaminarsi

scioglie il suo sonno opaco

nella favella della fresca corsa,

ma infelice oramai

di non esser più niente

se non solo, per poco,

nella fragile stretta del ghiaccio.

Invano cerca un'evasione

rallentando la fuga

nel paesaggio di fuoco

come un albero di silenzio

rimpiangendo quand'era sotto il sasso

angelo di non essere:

anche il solo specchiare è una fatica,

e la più pura trasparenza

un'atroce violenza;

ché il breve strappo dei tuoni e dei lampi

la ricaccia a donarsi ed a corrompersi

nuovamente giù,

mescolata alla terra dei campi

nella sua eterna impura schiavitù.

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