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CECILIA SALA
La vicenda di Cecilia Sala è semplicissima e solo la sconfinata malafede del nostro sistema informativo può fingere di non accorgersene.
L'Italia ha arrestato un ingegnere iraniano la cui colpa non è quella di aver commesso un qualche reato ma di lavorare per l'industria militare del suo paese. L'Iran ha risposto arrestando una giornalista la cui colpa è quella di lavorare per Il foglio, l'organo ufficioso della CIA in Italia.
Sul piano etico entrambe le azioni sono criticabili. Quella commessa dall'Italia è però infinitamente più grave, sia perché viene prima, sia perché contraddice a tutti i principi giuridici proclamati nella Costituzione.
Possiamo addurre una sola giustificazione. Essendo ridotto al rango di una colonia, il nostro paese è del tutto prono ai voleri degli Stati Uniti e della lobby sionista. Non ci si deve quindi meravigliare se non è nemmeno in grado di tutelare i suoi interessi.

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IL FOGLIO E GIULIANO FERRARA
Il Foglio, in questi giorni agli onori delle cronache per l’arresto in Iran di una sua corrispondente accusata di spionaggio, è un giornale bizzarro. Fondato nel 1997, nel 2018, stando a quanto riporta wikipedia, avrebbe venduto 25 mila copie quotidiane. Non metto in dubbio questo dato, ma devo confessare di non aver mai visto una persona con Il foglio in mano. A piedi o in macchina, in treno o in autobus, al lavoro o in osteria, ovunque mi sia trovato, mai mi è capitato, in trenta anni di vita, di vedere qualcuno intento a leggere cotanto quotidiano. Evidentemente questi venticinquemila lettori, oltre alla raffinatezza intellettuale , avevano ricevuto dalla sorte il dono dell’evanescenza. Erano invisibili. Pura essenza spirituale.
Questo numero, in ogni caso, deve essersi ulteriormente ridotto negli ultimi tempi. Nel novembre del 2024 i dati di vendita dei quotidiani italiani si sono fermati alle seimila copie di Italia Oggi. Non è quindi dato sapere quante persone abbiano compiuto il gesto di andare in edicola, tirar fuori dal portafogli una moneta da due euro e chiedere il Foglio. A occhio e croce devono essere state pochine, né credo siano molte di più quelle che si abbonano per leggerlo in rete. E tuttavia, a dispetto di questi numeri, che nel mondo reale avrebbero decretato il fallimento di qualsiasi azienda, il Foglio non solo continua ad esistere , ma è anzi al centro del dibattito politico e culturale. I suoi editoriali vengono citati e discussi nelle rassegne stampa delle radio nazionali e i suoi giornalisti sono invitati nei talk show televisivi.
Un vero mistero, attorno al quale si intreccia un altro mistero, quello del suo fondatore, direttore di lungo corso ed oggi editorialista di punta, Giuliano Ferrara.
Chi è, in realtà, Giuliano Ferrara? La sua biografia è quanto di più contraddittorio si possa immaginare. Figlio di due stretti collaboratori di Palmiro Togliatti, Ferrara, cresciuto a Mosca dove il padre era corrispondente dell’Unità, è stato estremista negli anni della contestazione. Negli anni Settanta è diventato funzionario del PCI . Negli anni Ottanta , dopo aver rotto con il partito, accusato di non essere sufficientemente impegnato per la causa palestinese, si è avvicinato al partito socialista di Bettino Craxi. Negli anni Novanta, dopo Mani pulite,è diventato collaboratore di Silvio Berlusconi. Con il nuovo millennio si è distinto per il sostegno a Israele ed alle guerre americane. Alle elezioni del 2006 ha fondato una lista ultracattolica antiabortista. Infine, ha dato il suo appoggio a Renzi e ai governi tecnici di Monti e Draghi. Quale è allora il Ferrara vero? Il togliattiano o l’estremista, il comunista amendoliano o il socialista craxiano, il sostenitore della Palestina o il sostenitore di Israele, il berlusconiano o l’ateo devoto, il laico o il cattolico, il filosovietico o il filoamericano?
A questa domanda si può rispondere con un aneddoto, raccontato da Ferrara stesso. Quando collaborava con Craxi era solito riferire, in cambio di denaro, i contenuti delle sue conversazioni col leader socialista all’ambasciata americana. Un atto di incredibile slealtà, che però spiega perché il Foglio, la creatura da lui fondata, sopravviva in assenza di lettori.
Come l’Osservatore romano è la voce ufficiale della Santa sede, così il Foglio è la voce ufficiosa della CIA in Italia. Questo è il segreto della sua autorevolezza.

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GENOCIDIO
Al di là delle definizioni giuridiche, che lasciano il tempo che trovano e portano spesso a fuorvianti esagerazioni, tendo a dare alla parola "genocidio" un significato letterale.
Considero genocidio ogni tentativo di cancellare una comunità umana e la sua civiltà. E' quindi stato un genocidio quanto subirono gli ebrei durante la seconda guerra mondiale, in quanto la persecuzione nazista ha provocato la distruzione di buona parte delle comunità ebraiche dell'Europa orientale e della loro cultura; è stato un genocidio quanto subirono i pellerossa americani, la cui civiltà, ancora fiorente all'inizio del secolo XIX, era ormai stata annichilita all'inizio del secolo successivo; è stato un genocidio quanto subirono molte popolazioni amerinde dell'America meridionale , che in seguito all'arrivo dei coloni europei vennero letteralmente spazzate via dalla faccia della terra.
Alla luce di questa definizione, fino a ieri mi chiedevo se quanto stanno subendo gli abitanti di Gaza dovesse definirsi strage, massacro o genocidio. Dopo le ultime immagini, che mostrano case e palazzi in macerie e persone senza mezzi per sopravvivere, penso non ci siano più dubbi. Si tratta di un genocidio. Un genocidio, oltretutto, dei più ingiustificati e vigliacchi, perché avviene di fronte agli occhi del mondo, nella totale indifferenza per tutte le leggi umane e divine.


All'ex primo ministro olandese e attuale segretario della NATO Marc Rutte bisogna quanto meno riconoscere la sincerità.
In una recente dichiarazione afferma: - Comprendo che spendere di più nella difesa significa spendere di meno in altre priorità. Però solo un po' di meno. In media i paesi europei spendono più di un quarto del loro PIL in salute, pensioni e sistemi di sicurezza sociale. Noi abbiamo bisogno di una piccola parte di questa quota per rendere la nostra difesa più forte e preservare il nostro stile di vita-
Capito? Bisogna tagliare pensioni e sanità per destinare questi fondi alla difesa. Cosa sarà mai, in fondo? Decurtare le pensioni dei metalmeccanici e aumentare il ticket sui farmaci ( la nostra sanità, come ben sappiamo è troppo, troppo generosa) sono sacrifici necessari . Bisogna preservare non il nostro stile di vita, ma quello di Rutte, dei suoi soci e dei suoi padroni. Un obiettivo nobilissimo.
Sono proprio curioso di vedere se i popoli europei riusciranno a sbarazzarsi di Rutte e dei soggetti a lui simili prima che essi realizzino il loro intento di fare dell'Europa un coacervo puzzolente di corruzione, bellicismo e imbecillità. Più ancora di quanto già lo sia.


Considero Fabio Fazio un miserabile. L'affermazione: - Non vorrei che i miei figli fossero in banco con dei non vaccinati-, è stata una delle più violente ed irresponsabili pronunciate durante l'epidemia. Io, che in quel periodo avevo dei figli in età scolare, non la dimenticherò mai.
Si è trattato di un invito al linciaggio nei confronti di bambini e adolescenti che non erano responsabili per le scelte dei loro genitori.
Sotto un'apparenza di educazione e buoni sentimenti Fabio Fazio nasconde uno spirito intollerante e fazioso.

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Mentre in tutto il mondo scoppiano nuovi conflitti con morti e feriti reali, la stampa italiana pensa bene di riaprire il vecchio fronte della guerra contro i no-vax. Il pretesto è l'abolizione di una multa che nessuno ha pagato, nessuno avrebbe pagato e la cui incostituzionalità ( simile , del resto , a quella di tutti gli altri provvedimenti presi durante la pandemia) grida vendetta. Per l'occasione vengono richiamati in servizio i vecchi arnesi della propaganda vaccinista, i vari Burioni, Bassetti e compagnia cantando. Questi soggetti, in crisi di astinenza da comparsate televisive, tirano fuori dal loro cilindro bucato i discorsi coi quali ci hanno ossessivamente tormentato per due anni. Malgrado i loro assunti siano stati confutati dall'esperienza concreta di decine di milioni di persone in tutto il mondo, le quali hanno potuto toccare con mano che il vaccino non impedisce né di contagiare né di contrarre la malattia e per di più può avere pesanti effetti avversi , questi cosiddetti luminari continuano a insultare e minacciare chi non la pensa come loro. Esibendo nelle televisioni il loro vuoto pieno di presunzione, essi parlano dall'alto in basso in nome della scienza, non rendendosi conto che è anche grazie ai loro atteggiamenti se la scienza gode di tanto discredito presso la gente comune.
I medici italiani, che già devono farsi perdonare la vile complicità verso le politiche pandemiche, dovrebbero comprendere che, ogni volta che Burioni esibisce la sua faccia in qualche televisione, un loro paziente perde fiducia in tutta la classe medica.


Qualche anno fa si dovevano tenere le elezioni politiche in Libia. All'improvviso tutto venne rimandato a data da destinarsi. Secondo la motivazione ufficiale, a causa della guerra. Secondo quella reale, perché avrebbe vinto a mani basse uno dei figli di Gheddafi, il quale aveva espresso l'intenzione di candidarsi.
L'epoca del presunto tiranno era dai libici associata alla pace e alla prosperità economica. L'epoca aperta dal nobile intervento delle grandi democrazie occidentali era associata alla violenza , alla guerra, al caos, al saccheggio delle risorse naturali del paese. La nostalgia per Gheddafi e il suo regime era dunque comprensibile.
Sono curioso di vedere quanto tempo ci vorrà perché i siriani manifestino i medesimi sentimenti nei confronti di Assad.


In queste ore si sta ripetendo in Siria quanto è già avvenuto in Libia e in Iraq. Terroristi al potere. Militanti provenienti in gran parte dall'estero liberi di scorrazzare e col potere di vita e di morte sui comuni cittadini. Carceri aperte e delinquenti comuni per le strade. Saccheggi e ruberie indiscriminate.
Questa è la pace americana.
Evviva la democrazia occidentale! Evviva il sionismo! Evviva gli Stati Uniti! Evviva l'Unione europea!


La caduta di Assad pone due interrogativi.
Il primo è sulle cause. L’ipotesi che un esito del genere sia stato concordato dalle potenze presenti nell’area (USA, Russia, Turchia, Israele ed Iran), magari attraverso uno scambio di favori in altre aree del globo, non sembra realistica. Molto più probabile che si sia trattato di un’azione preparata da tempo. I servizi israeliani, come è noto, sanno far bene il loro mestiere. Se i terroristi dell’ISIS sono da sempre nel libro paga dell’Occidente, in questa occasione devono essere state infiltrate le alte gerarchie dell’esercito e dello stato siriano. Solo così si spiega la repentina caduta di un regime che aveva dimostrato di saper resistere a dieci anni di guerra civile.
Il secondo interrogativo riguarda le conseguenze.
Sul piano geopolitico registriamo una grave sconfitta per la Russia, che difficilmente potrà conservare le sue basi navali nel Mediterraneo, e un notevole successo per gli Stati Uniti. I sionisti vedono a portata di mano la realizzazione del loro sogno paranoico: quello di creare il grande Israele. Non dubito che sul lungo o lunghissimo periodo esso si ritorcerà contro di loro. Per il momento hanno però buone ragioni per essere soddisfatti.
C’è poi la questione del destino della Siria. I signori col turbante che si sono presentati in televisione per annunciare il loro trionfo non saranno di certo in grado di assicurare l’unità del paese. La Siria è attraversata da divisioni religiose (sunniti, sciti, alawiti, cristiani ecc) ed etniche (arabi, curdi, turcomanni ecc) che inevitabilmente, come è già accaduto in Iraq e in Libia, sono destinate ad esplodere. E’ quindi probabile che la sconfitta di Assad apra la strada a una nuova e più terribile fase della guerra civile siriana.
Questo, del resto, è il vero obiettivo dell’Occidente, la cui missione, nella sua attuale fase nichilistica, sembra essere quella di spargere caos, distruzione, discordia e odio in tutti i paesi su cui mette le mani.

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La caduta di Assad, a prescindere dai meriti o dai demeriti del suo regime, è una sciagura non solo per il Medio Oriente , ma per tutto il Mediterraneo. La Siria è destinata a sprofondare in un caos di scontri etnici e religiosi ancora peggiore di quello libico. A farne le spese saranno alcune minoranze, prima fra tutte quella cristiana.
Ne sentiremo le conseguenze anche in Italia. Dobbiamo attenderci nuove emergenze migratorie nei prossimi anni.
Chi gioisce per l' imminente destituzione del presunto tiranno è un imbecille.


In Moldavia, Georgia e in Romania si sono tenute elezioni che hanno visto la vittoria dei candidati filo russi (sarebbe in realtà più corretto definirli pacifisti) e la sconfitta dei candidati filo UE e filo NATO.
Risultati di tale natura erano prevedibili.
L’Occidente chiede a questi popoli di entrare in guerra con la Russia. In buona sostanza chiede loro di essere disposti a suicidarsi per la causa, come già ha fatto l’Ucraina. A compiere un tale passo possono, però, essere convinte solo ampie minoranze, che , per fanatismo, ignoranza, follia o interesse (magari sperano di abbeverarsi un domani alla greppia offerta dalle ONG di Soros) tifano per la rovina del loro paese. Le persone comuni si ritraggono, invece, di fronte al baratro. Pur diffidando, probabilmente, di Putin non meno di quanto diffidino di Biden, di Trump o di Ursula von der Leyen, esse si rendono perfettamente conto che la strada intrapresa dall’Ucraina è autodistruttiva. Il loro più vivo desiderio (in fondo è quello di tutti noi) è di essere lasciate in pace e di poter avere una vita serena e moderatamente agiata, senza il timore di veder partire il figlio per la trincea o di trovarsi la casa ridotta in cenere da un missile. I risultati elettorali certificano questa disposizione di spirito e non devono quindi meravigliare.
Purtroppo non deve nemmeno meravigliare la reazione dell’Occidente. Abbiamo visto come sono andate le cose. In Moldavia l’esito elettorale è stato ribaltato con l’espediente dei voti dall’estero; in Georgia il risultato non è stato riconosciuto dalle opposizioni al soldo di Soros, che da allora si sono prodotte in quotidiani assalti armati al parlamento, secondo le regole ormai ben note delle rivoluzioni colorate; in Romania, essendo il distacco tra i due candidati talmente ampio da rendere difficilmente praticabile la strada dei brogli, si è pensato bene di annullare l’intero processo elettorale a due giorni dal secondo turno.
Di fronte a tali azioni bisogna ormai prendere atto che l’Occidente, con i suoi bracci variamente armati (NATO, UE, FMI, OMS ecc.) è diventato una macchina produttrice di caos, menzogna e guerra.


Durante l'epidemia noi negazionisti, complottisti, no-vax e giù con gli epiteti infamanti, dicevamo che, calpestando diritti costituzionali un tempo considerati intangibili come quelli al movimento, al lavoro, alla cura ecc, si sarebbe prodotto un cambiamento difficilmente reversibile. Certo, non si sarebbe potuto rinchiudere in casa per sempre la totalità delle popolazione né si sarebbe potuto confinare a tempo indeterminato in un limbo di illegalità il 20% dei non vaccinati. Tuttavia, nel momento in cui l'autorità politica e amministrativa prendeva provvedimenti così estremi, risultava evidente che tutto diventava possibile. Nessun diritto acquisito nel corso dei secoli sarebbe stato al sicuro. La norma costituzionale veniva abolita non solo di fatto , ma anche di diritto. L'Occidente, che aveva inventato lo stato di diritto, lo stava distruggendo.
Oggi, a distanza di quattro anni, possiamo constatare che noi negazionisti, complottisti, no-vax ( e chi più ne ha più ne metta) avevamo visto giusto. Nemmeno il tabù della democrazia formale viene più rispettato. Le elezioni non solo si indirizzano e si manipolano. Quando occorre, come dimostra il recente caso romeno, si cancellano con un colpo di spugna.
In un paese dell'Unione europea avvengono cose degne di una repubblica delle banane, di fronte alle quali avrebbe esitato anche il vecchio dittatore Ceausescu.


Notizie dalla Romania. La corte costituzionale annulla il primo turno delle recenti elezioni politiche. Aveva vinto il candidato filo russo. Tutto il processo elettorale deve ricominciare da capo in una data imprecisata.
La democrazia va bene solo se vincono i nostri amici. In caso contrario, no. E poi ci si meraviglia quando, parlando con uno dei tanti romeni presenti in Italia, traspare la nostalgia per i tempi di Ceausescu.


Negli Stati Uniti un presidente a fine mandato provoca una escalation della guerra in Ucraina all'indomani della vittoria elettorale del candidato che aveva ripetutamente assicurato, per quanto a parole, di voler por fine al conflitto. Il medesimo presidente, come ultimo atto, concede la grazia al figlio, i cui reati erano già stati deliberatamente coperti dal sistema mediatico.
In Ucraina non si tengono elezioni da sette anni. In compenso i partiti di opposizione sono stati dichiarati illegali da quel campione delle libertà rispondente al nome di Zelenski.
In Libano e a Gaza l'unica "democrazia" dell Medio Oriente, lo stato di Israele, si rende protagonista di un disgustoso massacro di civili, nella totale indifferenza per i trattati sottoscritti, le risoluzioni dell'ONU e la morale comune.
In Siria, contravvenendo ai patti recentemente stipulati, bande di fondamentalisti islamici, reclutati dalla CIA in tutto il globo, hanno ricominciato a mettere a ferro e fuoco il paese.
In Georgia i partiti filo occidentali perdono le elezioni e pensano bene di ribaltarne l'esito assaltando a mano armata il parlamento.
In Francia l'uomo ridicolo che si è installato all'Eliseo e che durante il suo mandato è riuscito soltanto a gettare discredito sul suo paese, si agita per fare approvare la legge finanziaria malgrado la volontà contraria del parlamento.
In Corea del Sud - notizia recente - viene dichiarata la legge marziale per contrastare i partiti di opposizione, che sarebbero fiancheggiatori del Nord.
Tutti questi accadimenti non sono separati, ma hanno un profondo legame. Essi testimoniano che in Occidente, oltre alla democrazia, è venuto meno anche lo stato di diritto. Il fatto che coloro che più si sono adoperati per raggiungere questo risultato usino una retorica fondata sulla celebrazione dei diritti e delle libertà individuali, rende la cosa più buffa ma non meno evidente.

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Una notizia, tra le tante, che la stampa di regime si guarda bene dal dare. L'Isis, vale a dire i fondamentalisti islamici che da un decennio stanno mettendo a ferro e fuoco la Siria, è un'organizzazione creata dalla CIA e dal Mossad, pagata dall'Europa e che agisce nell'interesse degli Stati Uniti e di Israele .
I pennivendoli in servizio permanente nelle televisioni e nei giornali non lo diranno mai, ma le cose stanno così.


Liliana Segre ci informa, in una intervista sul Corriere della sera, che a Gaza non è in corso un genocidio. Ci sono solo dei crimini di guerra, commessi in primo luogo da Hamas e poi anche dall'esercito israeliano, colpevole, sembrerebbe, di un eccesso di legittima difesa.
Ora, io non voglio mettere sulla graticola la senatrice Segre, nei cui confronti non sono imparziale per un risentimento che risale all'epoca della pandemia, e non intendo farne una questione terminologica.
Prendo solo atto che le sue parole sono esemplari dell'atteggiamento medio dei politici e degli intellettuali italiani ( quelli, almeno che hanno accesso ai giornali ed alle televisioni).
Di certo, la bagatellizzazione dello sterminio di sessantamila civili, dell'attacco terroristico ad aree urbane densamente popolate, del tentativo di pulizia etnica ai danni di tre milioni di persone e l'ipocrita equidistanza tra chi ha a sua disposizione uno dei più potenti eserciti del mondo e chi deve ricorrere alla guerra asimmetrica per fare valere le sue ragioni, rappresentano un attivo sostegno a una delle due parti. Quella che sta compiendo degli atti sotto tutti i punti di vista inaccettabili e vergognosi.


Un grande patrimonio culturale è diventato intelligibile alle masse e in modo particolare ai giovani. Parallelamente a questo fenomeno, le masse (e in modo particolare i giovani) hanno perso la capacità di capire quanto avviene nel mondo. Per xxxxx, il ragazzo intelligente ma troppo vivace, che è appassionato alla storia della seconda guerra mondiale e conosce tutte le tipologie di carri armati dei vari eserciti, la realtà della guerra in Ucraina sono i nordcoreani che guardano su internet le donne nude. Anche di fronte a una guerra nucleare i ragazzi continuerebbero a giocare col telefonino e le ragazze posterebbero la loro foto taroccata su tic toc. La manipolazione è riuscita. Ribellarsi a questo ingranaggio ormai è difficilissimo.
Non so come ne usciremo. Chi ha il potere condiziona i pensieri e i comportamenti.
Forse solo l’impattto con la realtà potrà indurci a cambiar strada.Speriamo solo che non sia troppo duro.

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Per una serie di circostanze legate ai tempi e ai modi della mia assunzione in ruolo, ho quasi sempre insegnato al triennio. Quest’anno, dopo molto tempo, mi è capitata anche una seconda.
L’ultima volta che era avvenuto, un quarto di secolo fa, avevo dedicato l’intero anno alla lettura dei poeti del Novecento, fornendo ai ragazzi le fotocopie di testi non presenti nell’antologia in adozione.
Allora mi era sembrato che le cose fossero andate bene . Mi ero divertito nel leggere autori che generalmente non compaiono nei libri scolastici e forse ero riuscito a trasmettere qualcosa del mio amore per quel periodo della nostra letteratura. Ho quindi pensato di replicare l’esperimento ma mi sono subito reso conto che il compito sarebbe stato mille volte più difficile. Quei versi che allora potevano ancora dire qualcosa a dei quindicenni ora sembrano cadere nel vuoto. La responsabilità, naturalmente , è in gran parte mia: in questi venticinque anni sono invecchiato e ho perso l’entusiasmo della gioventù, cosa che gli studenti avvertono immediatamente. Un po’ di responsabilità, però, deve averla anche lo spirito dei tempi.
La scorsa settimana stavo leggendo “L’amica di nonna Speranza”, una celebre poesia di Guido Gozzano. Come è noto, il componimento inizia con un elenco di oggetti tipici del Piemonte borgese di metà Ottocento (Loreto impagliato, il busto d’Alfieri, di Napoleone ecc.). Sono le buone cose di pessimo gusto nei confronti delle quali il poeta manifesta un sentimento in bilico tra l’ironia, la critica e la nostalgia. Per far comprendere l’effetto straniante provocato sul lettore ho fatto un esempio. “E’ come se voi sfogliaste un album di famiglia dei vostri nonni o leggeste un giornale di mezzo secolo fa”.
Alla parola “giornale” , xxxx, un ragazzo intelligente ma troppo vivace, mi interrompe (è un modo per farmi capire che la classe non ne può più; oltretutto si sta avvicinando il momento della ricreazione) . Chiede se avevo letto la notizia. Non capisco a quale notizia si riferisca. Mi spiega che è una notizia nella bocca di tutti: i soldati nordcoerani presenti in Ucraina avrebbero abbandonato il campo di battaglia per dedicarsi alla visione dei siti pornografici su internet. Rimango un momento perplesso perché la domanda non ha alcun rapporto con quanto stiamo facendo. Poi rispondo che noi non sappiamo se i nordcoreani siano effettivamente presenti in Russia, quanti siano e dove si trovino e che una notizia del genere è un tipico caso di fake. Finisco poi per farmi prendere dalla foga e aggiungo che in Ucraina sono morte, secondo stime prudenti, un milione di persone, che ogni giorno ne muoiono più di cento, che, quale che sia l’opinione di ciascuno sulle responsabilità del conflitto, tutti devono convenire che si sta consumando una tragedia inaudita, la più grave che si sia verificata nel suolo europeo dalla fine della seconda guerra mondiale, che di fronte a una tale catastrofe inondare l’opinione pubblica di notizie false inventate pittoresche è un atto irresponsabile, che è tipico dei tempi grami che stiamo vivendo bagatellizzare anche gli eventi più seri, che questo comportamento nasconde la perversa volontà di ipnotizzare l’opinione pubblica, di ridurre i popoli a a un intruglio di ignoranza, indifferenza e qualunquismo, che, che, che. Mentre sto elencando, come un fiume in piena, le mie ragioni, suona la campanella. E’ la ricreazione. XXXX, il ragazzo intelligente ma troppo vivace, si precipita alla porta seguito dai suoi compagni. In men che non si dica resto solo. Posso esternare la mia indignazione al muro. Mi rendo conto che le mie parole sono scivolate, nelle orecchie e nelle menti dei miei studenti, come le scatole senza confetti , i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro e gli altri oggetti elencati nei dolcissimi versi di Guido Gozzano. Durante l’intervallo prendo un caffè alla macchinetta e mi abbandono a tetri pensieri. Penso che in due decenni si è consumata una frattura epocale.


Le guerre imperiali di questi anni non hanno rafforzato l’egemonia americana, ma la hanno indebolita. La Cina è diventata la prima potenza industriale del pianeta. La Russia, che era stata sul punto di dissolversi, si è ripresa e ora, in Ucraina, tiene testa con successo alla NATO. Quel che è peggio, l’alleanza tra Russia e Cina, in gran parte determinata dalla necessità di far fronte a una comune minaccia, vanifica il capolavoro di Kissinger e Nixon, i quali, promuovendo nel 1973 un ardito abbraccio con la Cina maoista, calarono un asso decisivo nel determinare la vittoria nella guerra fredda. Ci sono poi i BRICS che sul medio/lungo periodo mettono in discussione il ruolo del dollaro come moneta di riserva; c’è l’India che sta avendo una crescita impetuosa destinata ad accelerare nel prossimo futuro; c’è l’Iran, troppo forte per poter essere ridotto al rango di ubbidiente vassallo. Persino un alleato storico e importantissimo come l’Arabia saudita comincia a vacillare. Come non bastasse, l’Occidente vive una crisi senza precedenti: la deindustrializzazione avanza, la qualità delle scuole di ogni ordine e grado precipita, la classe media si contrae, la mobilità sociale è venuta meno, la sperequazione tra ricchi e poveri raggiunge vette impensabili, si diffondono tra la popolazione le droghe ed i comportamenti patologici. Lo zio d’America, che nell’Ottocento interveniva per salvare dal baratro economico i parenti poveri rimasti al paesello, oggi è costretto a tirare la cinghia come i nipoti. Gli Stati Uniti rimangono la nazione di gran lunga più potente, ma i segni di insofferenza nei confronti del loro dominio si moltiplicano. Offrire al resto del mondo l’ideologia woke con le sue follie, il controllo sempre più esasperato dei comportamenti individuali, un ricatto finanziario che sconfina nel taglieggio e nell’usara e, quando tutto questo non basta, delle rivoluzioni colorate o delle belle guerre umanitarie per rimettere a partito i recalcitranti, non è più sufficiente. I pennivendoli di regime e il ceto medio semicolto, che è forse il gruppo sociale più stupido e parassitario mai prodotto nella storia dell’umanità, non se ne rendono conto, e pensano che tutto vada bene, madama la marchesa. E’ però molto probabile che le parti più accorte della classe dirigente americana si siano rese conto, per quanto con colpevole ritardo, che non si può andare avanti così. E’ in questa consapevolezza, allora, che noi dobbiamo individuare le radici della vittoria di Trump. Il nuovo presidente ha avuto il mandato di correggere la linea politica del PNAC rivelatasi perdente. Dovrà quindi aprire un qualche dialogo con la Russia al fine di seperarla dalla Cina, cercherà di isolare l’Iran e di calmare i bollenti spiriti dell’Arabia Saudita. Promuoverà poi la reindustrializzazione del paese attraverso incentivi fiscali e misure protezionistiche variamente mascherate. Cercherà infine di dare un po’ di respiro alla classe media.
Il problema è che una politica di questo tipo è molto rischiosa. Nulla assicura che abbia successo. Il processo è andato troppo avanti e non sarà facile arrestarlo. Chiudere la stalla quando i buoi sono scappati non serve a niente. La tentazione di usare l’arma militare per coprire le proprie debolezze sarà ancora molto forte.

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UN NUOVO SECOLO AMERICANO?
Il progetto per un nuovo secolo americano (Project for the new american century , PNAC) è una fondazione culturale creata nel 1997. Il suo obiettivo, dichiarato fin dal nome, è quello di promuovere l’egemonia americana in vista delle sfide del nuovo millennio. I mezzi indicati sono quelli dell’aumento delle spese militari, dell’abbattimento, se necessario con la forza, dei regimi ritenuti ostili, dell’imposizione dei valori e dello stile di vita americani in tutti gli angoli del pianeta.
Il PNAC non è un consesso di accademici che vivono nel mondo delle teorie astratte. Tra i suoi soci fondatori vi sono state alcune delle personalità più influenti della politica americana: dall’ex vicepresidente Cheney, all’ex ministro della difesa Donald Rumsfeld, a Jeb Bush, già governatore della Florida nonchè fratello e figlio di due presidenti. Possiamo quindi affermare senza timore di essere smentiti che il programma del PNAC ha ispirato la politica estera americana degli ultimi decenni.
Sebbene i suoi aderenti vengano associati ai cosiddetti Neo Con (Neoconservatori), una corrente di destra del partito Repubblicano, l’ influenza del PNAC è trasversale alle diverse forze politiche. Anche l’ideologia che ha animato questo influente gruppo ha dei caratteri eterogenei. Molti dei suoi più importanti esponenti sono ebrei provenienti dall’estrema sinistra antistalinista ed è difficile sfuggire all’impressione che essi abbiano coniugato il concetto trotskista di rivoluzione permanente ( non più attuata dalla classe operaia, ma dalla potenza militare degli Stati Uniti) con l’idea, di ascendenza biblica, del popolo eletto destinato a guidare l’umanità per grazia divina.
In ogni caso, oggi, nel 2024, quando ormai è passato un quarto di quel secolo che avrebbe dovuto sancire la nuova indiscussa supremazia americana, è venuto ormai il momento di fare un bilancio sugli effetti di queste dottrine e delle politiche che ne sono derivate e questo bilancio mi pare evidente sia del tutto negativo.
Metto da parte ogni considerazione di tipo etico e prendo in considerazione un unico dato difficilmente confutabile: gli Stati Uniti (e con essi l’intero Occidente) del 1997 erano molto più forti di quelli del 2024. Lo erano sul piano economico, politico, sociale, militare e infine anche su quello, apparentemente secondario ma in realtà importantissimo, rappresentato dalla capacità di essere visti dal resto del mondo come un modello.

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