“Non voglio fare come tanti che se ne restano a bruciare senza fiamma, di una combustione incompleta.
Anche se solo per un secondo… voglio bruciare con una fiamma rossa e accecante!
E poi… quello che resta è solo cenere bianchissima… nessun residuo… solo cenere bianca”
Rocky Joe è un manga pubblicato dal 1968 al 1973, scritto da Asao Takamori (meglio noto come Ikki Kajiwara, tra l’altro autore dell’Uomo Tigre) e disegnato da Tetsuya Chiba. In seguito dal fumetto sarà tratto un anime, trasmesso in Italia a partire dal 1982, prima su Rete4 e poi su reti minori.
L’ambientazione è quella del Giappone negli anni del dopoguerra. Un paese in crescita ma pieno di contraddizioni. Nei quartieri popolari, tra le baracche e i poveri, comincia la storia di Joe Yabuki, un ragazzo ribelle e testardo che ha conosciuto solo gli orfanotrofi come casa e la marginalità sociale come condizione di vita.
Un giovane difficile che lungo la sua strada incontra Danpei Tange, vecchio pugile alcolizzato, che si convince delle potenzialità di Joe e vuole a tutti i costi diventare suo allenatore e mentore. Quando dopo alterne vicende i due sembrano incontrarsi, il ragazzo tradisce le promesse fatte al vecchio e a capo di una gang di ragazzini ordisce una truffa, che lo porta diritto al riformatorio. Qui una serie di vicissitudini, tra cui l’incontro con il campione Tooru Rikishi, portano Joe a riflettere sulla sua condizione e a comprendere che la scelta del ring può condurlo verso l’emancipazione individuale e sociale. Attraverso le lezioni a distanza impartite da Danpei, per il quale Joe ormai è un figlio, il ragazzo diventerà un abile boxeur capace di affrontare e battere gli avversari più temibili.
Sicuramente il manga si caratterizza per la presenza di alcuni valori tipici della società giapponese, su tutti l’estremo sacrificio che porta non solo Joe, ma anche altri personaggi, a dare tutto per realizzare i propri obiettivi in campo sportivo. D’altro canto, però, sono evidenti anche gli aspetti conflittuali rispetto ad alcuni principi etici di cui è imbevuta la cultura nipponica. In particolare il rifiuto dell’autorità, il ribellismo, lo scontro con le istituzioni, il desiderio di rivalsa sociale che animano Joe rappresentano chiari segni di rottura rispetto alla tradizione.
Tanto che il manga diventerà un simbolo per i giovani che daranno vita al Sessantotto giapponese.
#manga #anime #rockyjoe
Anche se solo per un secondo… voglio bruciare con una fiamma rossa e accecante!
E poi… quello che resta è solo cenere bianchissima… nessun residuo… solo cenere bianca”
Rocky Joe è un manga pubblicato dal 1968 al 1973, scritto da Asao Takamori (meglio noto come Ikki Kajiwara, tra l’altro autore dell’Uomo Tigre) e disegnato da Tetsuya Chiba. In seguito dal fumetto sarà tratto un anime, trasmesso in Italia a partire dal 1982, prima su Rete4 e poi su reti minori.
L’ambientazione è quella del Giappone negli anni del dopoguerra. Un paese in crescita ma pieno di contraddizioni. Nei quartieri popolari, tra le baracche e i poveri, comincia la storia di Joe Yabuki, un ragazzo ribelle e testardo che ha conosciuto solo gli orfanotrofi come casa e la marginalità sociale come condizione di vita.
Un giovane difficile che lungo la sua strada incontra Danpei Tange, vecchio pugile alcolizzato, che si convince delle potenzialità di Joe e vuole a tutti i costi diventare suo allenatore e mentore. Quando dopo alterne vicende i due sembrano incontrarsi, il ragazzo tradisce le promesse fatte al vecchio e a capo di una gang di ragazzini ordisce una truffa, che lo porta diritto al riformatorio. Qui una serie di vicissitudini, tra cui l’incontro con il campione Tooru Rikishi, portano Joe a riflettere sulla sua condizione e a comprendere che la scelta del ring può condurlo verso l’emancipazione individuale e sociale. Attraverso le lezioni a distanza impartite da Danpei, per il quale Joe ormai è un figlio, il ragazzo diventerà un abile boxeur capace di affrontare e battere gli avversari più temibili.
Sicuramente il manga si caratterizza per la presenza di alcuni valori tipici della società giapponese, su tutti l’estremo sacrificio che porta non solo Joe, ma anche altri personaggi, a dare tutto per realizzare i propri obiettivi in campo sportivo. D’altro canto, però, sono evidenti anche gli aspetti conflittuali rispetto ad alcuni principi etici di cui è imbevuta la cultura nipponica. In particolare il rifiuto dell’autorità, il ribellismo, lo scontro con le istituzioni, il desiderio di rivalsa sociale che animano Joe rappresentano chiari segni di rottura rispetto alla tradizione.
Tanto che il manga diventerà un simbolo per i giovani che daranno vita al Sessantotto giapponese.
#manga #anime #rockyjoe