L'UOMO, L’ANIMALE PIÙ PERICOLOSO DELLA TERRA?
99 ANNI FA NASCEVA MURRAY BOOKCHIN
“Non dimenticherò tanto facilmente la mostra “ambientalista” organizzata negli anni ’70 dal Museo di Storia Naturale, con una lunga serie di scenografie che mostravano al pubblico esempi di inquinamento e distruzione ecologica. L’ultima di esse, quella che concludeva la mostra, portava l’incredibile titolo “L’animale più pericoloso della Terra”, e consisteva unicamente di un grande specchio che rifletteva l’immagine del visitatore che si fosse trovato a sostare di fronte ad esso.
Ho ancora in mente l’immagine di un bambinetto nero che guardava lo specchio, mentre il suo maestro bianco cercava di spiegargli il messaggio che l’arrogante scenografia tentava di comunicare. Non c’erano scenografie rappresentanti gli staff dirigenziali delle industrie che decidono di disboscare montagne intere o funzionari governativi che agiscono in collusione con essi. Il messaggio della rappresentazione era uno solo, fondamentalmente antiumano: sono gli individui come tali, non la società rapace e coloro che ne beneficiano, ad essere responsabili degli squilibri ecologici, i ceti poveri tanto quelli ricchi, la gente di colore non meno dei bianchi privilegiati, le donne non meno degli uomini, gli oppressi non meno degli oppressori. Una mitica “specie umana” rimpiazza così le classi, gli individui rimpiazzano le gerarchie, i gusti personali (modellati dai media) rimpiazzano i rapporti sociali, e i diseredati che vivono magre ed isolate esistenze rimpiazzano le multinazionali, le burocrazie aggressive e le manifestazioni violente dello Stato”.
Murray Bookchin è stato uno dei pensatori più importanti del ‘900.
Saggista e scrittore, pioniere del movimento ecologista, è stato tra i primi a mettere in correlazione la questione ambientale e le strutture di potere economico e sociale che controllano la nostra esistenza.
Nato a New York, da immigrati di origine russa, fu imbevuto dalla nonna materna di idee rivoluzionarie. Militante anarchico, antirazzista e antifascista, nel corso del tempo elaborò una critica articolata tanto del pensiero capitalista che di quello marxista.
Noto per essere il fondatore del “municipalismo libertario”, la teoria secondo cui lo scardinamento di una società gerarchica passa attraverso la gestione collettiva delle comunità, sosteneva la necessità di creare una democrazia diretta dal basso che andasse a sostituire le istituzioni burocratiche e governative.
Lungimirante anticipatore, dedicò grande spazio nei suoi scritti alla critica del consumismo, dello stacanovismo, della cultura dell’esasperazione produttiva, dell’ambientalismo privo di connotazioni politiche e sociali, dell’egoismo come motore immobile del nostro tempo.
Dalla fine degli anni ‘70 Bookchin divenne l’ispiratore di interi movimenti ecologisti, pacifisti, libertari e con le sue opere arrivarono ad influenzare attivisti in tutto il mondo.
99 ANNI FA NASCEVA MURRAY BOOKCHIN
“Non dimenticherò tanto facilmente la mostra “ambientalista” organizzata negli anni ’70 dal Museo di Storia Naturale, con una lunga serie di scenografie che mostravano al pubblico esempi di inquinamento e distruzione ecologica. L’ultima di esse, quella che concludeva la mostra, portava l’incredibile titolo “L’animale più pericoloso della Terra”, e consisteva unicamente di un grande specchio che rifletteva l’immagine del visitatore che si fosse trovato a sostare di fronte ad esso.
Ho ancora in mente l’immagine di un bambinetto nero che guardava lo specchio, mentre il suo maestro bianco cercava di spiegargli il messaggio che l’arrogante scenografia tentava di comunicare. Non c’erano scenografie rappresentanti gli staff dirigenziali delle industrie che decidono di disboscare montagne intere o funzionari governativi che agiscono in collusione con essi. Il messaggio della rappresentazione era uno solo, fondamentalmente antiumano: sono gli individui come tali, non la società rapace e coloro che ne beneficiano, ad essere responsabili degli squilibri ecologici, i ceti poveri tanto quelli ricchi, la gente di colore non meno dei bianchi privilegiati, le donne non meno degli uomini, gli oppressi non meno degli oppressori. Una mitica “specie umana” rimpiazza così le classi, gli individui rimpiazzano le gerarchie, i gusti personali (modellati dai media) rimpiazzano i rapporti sociali, e i diseredati che vivono magre ed isolate esistenze rimpiazzano le multinazionali, le burocrazie aggressive e le manifestazioni violente dello Stato”.
Murray Bookchin è stato uno dei pensatori più importanti del ‘900.
Saggista e scrittore, pioniere del movimento ecologista, è stato tra i primi a mettere in correlazione la questione ambientale e le strutture di potere economico e sociale che controllano la nostra esistenza.
Nato a New York, da immigrati di origine russa, fu imbevuto dalla nonna materna di idee rivoluzionarie. Militante anarchico, antirazzista e antifascista, nel corso del tempo elaborò una critica articolata tanto del pensiero capitalista che di quello marxista.
Noto per essere il fondatore del “municipalismo libertario”, la teoria secondo cui lo scardinamento di una società gerarchica passa attraverso la gestione collettiva delle comunità, sosteneva la necessità di creare una democrazia diretta dal basso che andasse a sostituire le istituzioni burocratiche e governative.
Lungimirante anticipatore, dedicò grande spazio nei suoi scritti alla critica del consumismo, dello stacanovismo, della cultura dell’esasperazione produttiva, dell’ambientalismo privo di connotazioni politiche e sociali, dell’egoismo come motore immobile del nostro tempo.
Dalla fine degli anni ‘70 Bookchin divenne l’ispiratore di interi movimenti ecologisti, pacifisti, libertari e con le sue opere arrivarono ad influenzare attivisti in tutto il mondo.