"AH LAVORARE! SE VOGLIONO LA TERRA LA DEVONO PAGARE COL SANGUE!" L'ASSASSINIO DI MATTEO ACETO E L'OCCUPAZIONE DEL LATIFONDO CALABRESE
Questa storia inizia al buio in un giorno d'autunno, la bruma avvolge le colline e attutisce la risacca del mar Jonio che le circonda d'intorno. E' il 28 ottobre del 1943, è ancora notte e un contadino sella il suo asino per andare a lavoro; si chiama Matteo Aceto ed è un militante del sindacato. Da giorni i braccianti del crotonese occupano le terre di conti e marchesi, e Matteo è uno dei leader più carismatici del movimento.
Verzino, Capo Rizzuto, Cirò Marina, San Mauro Marchestao: c'è Matteo che guida i braccianti durante le occupazioni, sue sono le proposte più costruttive. La sua presenza è fondamentale e lui lo sa, ogni giorno si alza alle tre e si avvia ai campi che non è ancora l'alba. Ma quel mattino a lavoro non ci andrà mai: un sicario lo ferma sulla porta della sua stalla assissandolo con cinque coltellate.
L'autore del vile omicidio rimase ignoto. Ma il contesto in cui esso maturò e gli interessi cui fu funzionale erano e restano invece chiarissimi, e vale la pena raccontarli.
Il Marchesato infatti non è una terra qualunque: nel dopoguerra è l'area di maggiore concentrazione fondiaria di tutta Italia. L'80% delle terre coltivabili costituisce appena l'1,3% delle proprietà, e qui hanno sede le 5 più grandi tenute agrarie del paese. .
Terre possedute da secoli a titolo baronale, alcune; in larga parte, terre comuni usurpate nel tempo con la violenza degli sgherri e la connivenza delle autorità. I baroni vivono lontani - Napoli, Roma, Caserta - del tutto estranei a quel piccolo cosmo feudale:
Questa storia inizia al buio in un giorno d'autunno, la bruma avvolge le colline e attutisce la risacca del mar Jonio che le circonda d'intorno. E' il 28 ottobre del 1943, è ancora notte e un contadino sella il suo asino per andare a lavoro; si chiama Matteo Aceto ed è un militante del sindacato. Da giorni i braccianti del crotonese occupano le terre di conti e marchesi, e Matteo è uno dei leader più carismatici del movimento.
Verzino, Capo Rizzuto, Cirò Marina, San Mauro Marchestao: c'è Matteo che guida i braccianti durante le occupazioni, sue sono le proposte più costruttive. La sua presenza è fondamentale e lui lo sa, ogni giorno si alza alle tre e si avvia ai campi che non è ancora l'alba. Ma quel mattino a lavoro non ci andrà mai: un sicario lo ferma sulla porta della sua stalla assissandolo con cinque coltellate.
L'autore del vile omicidio rimase ignoto. Ma il contesto in cui esso maturò e gli interessi cui fu funzionale erano e restano invece chiarissimi, e vale la pena raccontarli.
Il Marchesato infatti non è una terra qualunque: nel dopoguerra è l'area di maggiore concentrazione fondiaria di tutta Italia. L'80% delle terre coltivabili costituisce appena l'1,3% delle proprietà, e qui hanno sede le 5 più grandi tenute agrarie del paese. .
Terre possedute da secoli a titolo baronale, alcune; in larga parte, terre comuni usurpate nel tempo con la violenza degli sgherri e la connivenza delle autorità. I baroni vivono lontani - Napoli, Roma, Caserta - del tutto estranei a quel piccolo cosmo feudale: