In Aprile 2018, il responsabile delle telecomunicazioni in Russia Roskomnadzor bloccò l'accesso a Telegram sul territorio del paese. Ce lo aspettavamo, perciò quando il blocco divenne una realtà, avevamo già aggiornato l'applicazione di Telegram con tecnologie come il supporto a server proxy in rotazione, modi per nascondere il traffico e altri strumenti anti censura. Fummo supportati da migliaia di ingegneri Russi che installarono i loro proxy Telegram, formando un movimento decentralizzato chiamato
Resistenza Digitale.
La prima settimana del blocco è stata
problematica, e molti dei nostri utenti in Russia ebbero problemi di connessione. Nel tentativo di prevenire l'accesso a Telegram, Roskomnadzor bloccò milioni di indirizzi IP. Tuttavia, grazie alla Resistenza Digitale, a partire da Maggio 2018 Telegram è diventato largamente accessibile in Russia.
Di conseguenza, l'utenza di Telegram in Russia non è calata -- in realtà, è raddoppiata dal 2018. A maggio 2020, dei 400 milioni di utenti attivi mensilmente su Telegram, almeno 30 milioni erano russi. Ciò significa che la nostra crescita in Russia è stata in linea con quella negli altri paesi. In parole povere, il blocco non ha funzionato.
La settimana scorsa, Roskomnadzor, che da due mesi ha un nuovo direttore, ha deciso di
tornare alla realtà annunciando che Telegram non è più bloccato in Russia.
Nel loro
annuncio, hanno citato il mio
messaggio del 4 Giugno dove ho spiegato perché il blocco fosse insensato.
Questo cambiamento dovrebbe essere ben accolto -- e spero che duri. Qualora non dovesse, però, speriamo che pochi utenti noteranno la differenza.
Nel corso degli ultimi 2 anni, abbiamo dovuto aggiornare regolarmente le nostre tecnologie di "sblocco" per essere un passo avanti alle censure. Sono fiero di ciò che abbiamo ottenuto -- è unico tra tutte le app di social media.
Non vogliamo che questa tecnologia diventi arrugginita e obsoleta.
Ecco perché abbiamo deciso di dirigere le nostre risorse anti-censura in altri luoghi dove Telegram è ancora bloccato dai governi -- posti come l'Iran e la Cina. Chiediamo agli amministratori dei sopra citati server proxy di concentrare i propri sforzi su questi paesi. Dovrebbero anche prepararsi a nuove sfide: con la situazione politica mondiale che diventa sempre più imprevedibile, più governi potrebbero provare a bloccare app attente alla privacy come Telegram.
Il movimento della Resistenza Digitale non finisce con il "cessate il fuoco" della settimana scorsa in russia. È appena iniziato -- e sta diventando globale.