#5racconto04
La quarantena fu un'esperienza. Come tutto ciò che si vive intensamente con gli anni la ricordo in modi sempre diversi e lunatici. Anche mio nonno, nonostante la sua vita di successo, quando mi parlava degli anni della guerra avevo la sensazione fossero stati i più importanti della sua vita. Ma la guerra è una cosa diversa, la durezza dell'uomo è sempre diversa. Io della pandemia ricordo il sole in terrazza che ci cambiava la giornata. Si stava le ore a contemplare il suo tragitto e i ritagli di verde concessici. Ricordo di non aver avuto paura. Ricordo tutto il tempo che ho avuto per capire ciò che mi stava succedendo. Talvolta è necessario un errore per capire errori già commessi, purtroppo spesso gli errori diventano orrori.
Coglievo i più profondi mutamenti della società dai notiziari, che ondeggiavano tra intrattenimento e divulgazione, e dalla fila dei supermercati, che racchiudevano fiduciosi, annoiati, volenterosi e circospetti. Per la prima volta nella mia vita mi piaceva aspettare, soprattutto quando ero tra gli ultimi della fila che sovente era abbastanza lunga da lasciarmi al sole, arrotolata tra gli esercizi considerati non necessari. E mentre una primavera precoce cullava il mio pensiero, riaffioravano i sapori che avevo letto la sera prima, crescendo e fermentando. Era tutto perfetto quando la vidi, tranne la posizione in fila. Appena trovata fu persa per sempre. Era una farfalla, ma anche me stesso, la bellezza, la natura, la libertà. Come mio nonno non vinsi la guerra. Giusto il tempo di capire che vivevo in un mondo sbagliato che esso ritornò più errato di prima. I tg lo dicevano che il pianeta non era mai stato meglio, Camus parlava di rivolta e i miei piedi puzzavano per via di quelle scarpe che mi separavano dal suolo. Forse c'era qualcuno che sapeva cosa fare, ma nessuno sapeva farlo.
✍ Giorgio
#1racconto04 #2racconto04 #3racconto04 #4racconto04
La quarantena fu un'esperienza. Come tutto ciò che si vive intensamente con gli anni la ricordo in modi sempre diversi e lunatici. Anche mio nonno, nonostante la sua vita di successo, quando mi parlava degli anni della guerra avevo la sensazione fossero stati i più importanti della sua vita. Ma la guerra è una cosa diversa, la durezza dell'uomo è sempre diversa. Io della pandemia ricordo il sole in terrazza che ci cambiava la giornata. Si stava le ore a contemplare il suo tragitto e i ritagli di verde concessici. Ricordo di non aver avuto paura. Ricordo tutto il tempo che ho avuto per capire ciò che mi stava succedendo. Talvolta è necessario un errore per capire errori già commessi, purtroppo spesso gli errori diventano orrori.
Coglievo i più profondi mutamenti della società dai notiziari, che ondeggiavano tra intrattenimento e divulgazione, e dalla fila dei supermercati, che racchiudevano fiduciosi, annoiati, volenterosi e circospetti. Per la prima volta nella mia vita mi piaceva aspettare, soprattutto quando ero tra gli ultimi della fila che sovente era abbastanza lunga da lasciarmi al sole, arrotolata tra gli esercizi considerati non necessari. E mentre una primavera precoce cullava il mio pensiero, riaffioravano i sapori che avevo letto la sera prima, crescendo e fermentando. Era tutto perfetto quando la vidi, tranne la posizione in fila. Appena trovata fu persa per sempre. Era una farfalla, ma anche me stesso, la bellezza, la natura, la libertà. Come mio nonno non vinsi la guerra. Giusto il tempo di capire che vivevo in un mondo sbagliato che esso ritornò più errato di prima. I tg lo dicevano che il pianeta non era mai stato meglio, Camus parlava di rivolta e i miei piedi puzzavano per via di quelle scarpe che mi separavano dal suolo. Forse c'era qualcuno che sapeva cosa fare, ma nessuno sapeva farlo.
✍ Giorgio
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