Pino Cabras - L'Alternativa c'è


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Vicepresidente Commissione Affari esteri della Camera dei deputati

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Oggi, ospite del programma radiofonico #RadioRadio, ho parlato del ricatto autoritario del #greenpass. Ho ribadito il mio NO e porterò avanti questa battaglia assieme ai miei colleghi di L'Alternativa c'è. Qui l'intervista 👇 #NoGreenPass #LAlternativaCE
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Oggi, ospite del programma radiofonico #RadioRadio, ho parlato del ricatto autoritario del #greenpass. Ho ribadito il mio NO e porterò avanti questa battaglia assieme ai miei colleghi di L'Alternativa c'è. Qui l'intervista 👇 #NoGreenPass #LAlternativaCE
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11 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE.
Ricordo a tutti che i sindacati di base hanno indetto lo sciopero generale in data 11 ottobre per contrastare il lasciapassare sanitario, lo sblocco dei licenziamenti, la precarietà sul lavoro e i salari da fame consentiti da alcuni contratti.
Questo governo - il più autoritario ed eterodiretto della storia della repubblica - non sente ragioni se non quelle dei rapporti di forza: dall'adesione dello sciopero dell'11 e dalla capacità di convogliare tutti i sacrosanti motivi di protesta può dipendere la tenuta della nostra democrazia per come l'abbiamo conosciuta fino a ieri.
Ciascuno spieghi l'importanza dello sciopero sul proprio posto di lavoro: organizzarsi è fondamentale. Sia di esempio quanto sta accadendo in queste ore nel Porto di Trieste, dove i lavoratori sono già entrati in stato di agitazione con il comunicato che vi posto qui sotto.
L'11 ottobre scioperiamo in massa e uniamoci ai presidi previsti in ogni città.


11 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE. Ricordo a tutti che i sindacati di base hanno indetto lo sciopero generale in data 11 ottobre per contrastare il lasciapassare sanitario, lo sblocco dei licenziamenti, la precarietà sul lavoro e i salari da fame consentiti da alcuni contratti. Questo governo - il più autoritario ed eterodiretto della storia della repubblica - non sente ragioni se non quelle dei rapporti di forza: dall'adesione dello sciopero dell'11 e dalla capacità di convogliare tutti i sacrosanti motivi di protesta può dipendere la tenuta della nostra democrazia per come l'abbiamo conosciuta fino a ieri. Ciascuno spieghi l'importanza dello sciopero sul proprio posto di lavoro: organizzarsi è fondamentale. Sia di esempio quanto sta accadendo in queste ore nel Porto di Trieste, dove i lavoratori sono già entrati in stato di agitazione con il comunicato che vi posto qui sotto. L'11 ottobre scioperiamo in massa e uniamoci ai presidi previsti in ogni città.
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Maurizio Crozza, con il suo umorismo brillante, ha preso in giro questo #GreenPass e nel farlo ha posto alcune domande a cui molti altri: tutti gli esperti, i giornalisti, gli studiosi neanche pensano. Purtroppo per il governo Draghi dobbiamo essere dei soldatini: ubbidire e basta; noi, invece, vogliamo ragionare con la nostra testa perché in un paese democratico i diktat non sono i benvenuti. Siamo e saremo contro questa misura che è un trucco per privarci della vera indipendenza. Non ci stancheremo di dare battaglia perché esiste un’Alternativa di cui tutti insieme possiamo fare parte. #LAlternativaCE L'Alternativa c'è
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NEL DRAGHISTAN CADONO I BIRILLI
A sostegno della piattaforma che sorregge Mario Draghi, che sta riorganizzando il nucleo cesaristico dello Stato con spregiudicata determinazione, si stanno elevando solide colonne, pronte a sostituire altre colonne deboli come birilli che – proprio da birilli – cadono o sono pronte a cadere. Nel Draghistan non ci sarà molto spazio per inutili orpelli partitici. La repubblica sarà resettata espellendo dal nucleo quel che ancora vorrebbe illudersi di negoziare ancora un po’ del potere dei bei vecchi tempi parlamentari. Draghi agisce come il “solvente universale” che accelera la liquefazione del sistema partitico e lo mette a cuccia rispetto al vero comando.
Tira ad esempio una brutta aria intorno ai birilli Salvini, Renzi e Conte, lambiti da inchieste che riguardano personalità a loro assai vicine. Si aggiungono a Grillo. Le inchieste hanno sviluppi contemporanei. Se questo non significa per forza una comune regia, segnala comunque l’accelerarsi di una comune crisi: una crisi molto profonda e “di sistema”.
Il caso del birillo Matteo Salvini è quello dai risvolti più pop. Fa emergere una totale ricattabilità dell’entourage salviniano che ora trova opportunamente il modo di rivelarsi in pieno. Per anni il leader della Lega ha usato metodi spudorati per costruire un apparato propagandistico in perenne campagna elettorale. Il capo dell’apparato propagandistico, Morisi, che oggi cade rovinosamente, aveva espanso fino al limite massimo il bacino di voti potenziali della Lega salvinizzata, ma ora sconta l’emergere di interessi più solidi, quelli della cara vecchia Lega Nord, che sa che nel Draghistan tutto cambia e allora alcune cose, stavolta al Settentrione, devono cambiare affinché nulla cambi. Una parte significativa dell’economia del Nord è inserita nella catena del valore tedesca, un mondo che dopo Merkel vuole ribadire la vecchia austerity dei “nordici” che non fa sconti ai “sudici”. Sono solidi interessi che non si sentono garantiti da Morisi e Salvini, bensì da Draghi, benchè ciò costi loro un ridimensionamento. Chiederanno di mettere Draghi al Colle, e più non dimandare. Il birillo è lì per cadere.
Il caso del birillo Matteo Renzi non merita in realtà molte parole. Il saudita di Rignano sull’Arno è la divinizzazione della ricattabilità. Ha fatto il kamikaze per portare Draghi a Palazzo Chigi. Ora i suoi scheletri nell’armadio modereranno le sue ambizioni affinché non si monti troppo la testa e non faccia scherzi. Dovrà anche lui docilmente portare Draghi alla prossima tappa: Quirinale.
Quanto a Conte, l’unico ruolo che il sistema gli concederà è farsi garante della capitolazione totale del Movimento 5Stelle ai piedi dei partiti della sinistra istituzionale, senza sbavature, senza slanci e senza autonomia, senza che osi distogliere la sua Palude parlamentare dal portare acqua, pur melmosa, all’unico mulino ammesso, quello di Draghi a capo dello Stato. Nel frattempo, il birillo viene scosso, e nella sua disperazione urla persino di voler allargare il Green Pass ricattatorio in ogni campo umano.
Potranno ancora accadere sorprese nel segreto delle urne del collegio degli elettori che eleggeranno fra qualche mese il nuovo presidente della Repubblica? Difficile. Molte forze lavorano per evitarle, in modo da blindare per almeno altri sette anni la trasformazione tecnocratica che si prospetta: una trasformazione dello Stato, della società e dell’economia, un reset che salverà alcuni ceti e alcuni territori ma sacrificherà il futuro di milioni di persone.
Se qualcuno intorno ai birilli volesse pensare per tempo a un’alternativa a Draghi, cioè un’alternativa al Draghistan, batta un colpo. Dovremo unire delle forze che magari si sono combattute, magari non governeranno mai insieme, ma che pensano che Draghi, l’autobiografia di trent’anni di un Paese in declino, non sia proprio il massimo da regalare al futuro di questa repubblica e dei nostri figli. Altri nomi ci saranno. L'Alternativa c'è. https://www.facebook.com/PinoCabrasAlternativa/posts/973168586564233


NEL DRAGHISTAN CADONO I BIRILLI A sostegno della piattaforma che sorregge Mario Draghi, che sta riorganizzando il nucleo cesaristico dello Stato con spregiudicata determinazione centralizzatrice, si stanno elevando solide colonne, pronte a sostituire quelle altre colonne deboli come birilli che – proprio da birilli – cadono o sono pronte a cadere. Nel Draghistan non ci sarà molto spazio per inutili orpelli partitici. La repubblica sarà resettata espellendo dal nucleo quel che ancora vorrebbe illudersi di negoziare ancora un po’ del potere dei bei vecchi tempi parlamentari. Draghi, lo abbiamo detto fin da subito, agisce come il “solvente universale” che accelera la liquefazione del sistema partitico e lo mette a cuccia rispetto al vero comando. Tira ad esempio una brutta aria intorno ai birilli Salvini, Renzi e Conte, lambiti da inchieste che riguardano personalità a loro assai vicine. Si aggiungono a Grillo. Le inchieste hanno sviluppi contemporanei. Se questo non significa per forza una comune regia, segnala comunque l’accelerarsi di una comune crisi: una crisi molto profonda e “di sistema”. Il caso del birillo Matteo Salvini è quello dai risvolti più pop. Fa emergere una totale ricattabilità dell’entourage salviniano che ora trova opportunamente il modo di rivelarsi in pieno. Per anni il leader della Lega ha usato metodi spudorati per costruire un apparato propagandistico in perenne campagna elettorale. Il capo dell’apparato propagandistico, Morisi, che oggi cade rovinosamente, aveva espanso fino al limite massimo il bacino di voti potenziali della Lega salvinizzata, ma ora sconta l’emergere di interessi molto più solidi, quelli della cara vecchia Lega Nord, che sa che nel Draghistan tutto cambia e allora alcune cose, stavolta al Settentrione, devono cambiare affinché nulla cambi. Una parte significativa dell’economia del Nord è inserita nella catena del valore tedesca, un mondo che dopo Merkel vuole ribadire la vecchia austerity dei “nordici” che non fa sconti ai “sudici”. Sono solidi interessi che non si sentono garantiti da Morisi e Salvini, bensì da Draghi, anche se questo costa loro un ridimensionamento. Chiederanno di mettere Draghi al Colle, e più non dimandare. Il birillo è lì per cadere. Il caso del birillo Matteo Renzi non merita in realtà molte parole. Il saudita di Rignano sull’Arno è la divinizzazione della ricattabilità. Ha fatto il kamikaze per portare Draghi a Palazzo Chigi. Ora i suoi scheletri nell’armadio modereranno le sue ambizioni affinché non si monti troppo la testa e non faccia scherzi. Dovrà anche lui docilmente portare Draghi alla prossima tappa: il Quirinale. Quanto a Conte, l’unico ruolo che il sistema gli concederà è farsi garante della capitolazione totale del Movimento 5 Stelle ai piedi dei partiti della sinistra istituzionale, senza sbavature, senza slanci e senza spazi di autonomia, senza che osi distogliere la sua Palude parlamentare dal portare acqua, seppure melmosa, all’unico mulino ammesso, quello di Draghi a capo dello Stato. Nel frattempo, il birillo viene scosso, e nella sua disperazione urla persino di voler allargare il Green Pass ricattatorio in ogni campo dell’umano. Potranno ancora accadere delle sorprese nel segreto delle urne del collegio degli elettori che eleggeranno fra qualche mese il nuovo presidente della Repubblica? Difficile. Molte forze lavorano per evitare sorprese, in modo da blindare per almeno altri sette anni la trasformazione tecnocratica che si prospetta: una trasformazione dello Stato, della società e dell’economia, un reset che salverà alcuni ceti e alcuni territori ma sacrificherà il futuro di milioni di persone. Se qualcuno intorno ai birilli volesse pensare per tempo a un’alternativa a Draghi, cioè un’alternativa al Draghistan, forse è il momento che batta un colpo. Dovremo unire delle forze che magari si sono combattute, magari non governeranno mai insieme, ma che pensano che Draghi, l’autobiografia di trent’anni di un Paese in declino, non sia proprio il…


Condivido questa analisi del risultato elettorale germanico a cura di Raphael Raduzzi, che non leggerete nei piatti resoconti dei giornaloni nostrani. Mentre Conte e Di Maio si uniscono alle esultanze della maggioranza di governo italiana per quella che leggono come una netta vittoria degli 'europeisti' sui 'sovranisti', Raphael ci spiega bene perché alle nostre latitudini ci sia ben poco da festeggiare. Buona lettura! https://ift.tt/3ui7eTF
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MEDIA IMPAZZITI, STAMPA BUGIARDA - DIETRO IL SIPARIO - TALK SHOW Un sistema mediatico perverso e corrotto ha completamente ignorato la strepitosa manifestazione svoltasi a Roma il 24 settembre di fronte a una piazza San Giovanni stracolma. In compenso i soliti giornalisti che vivono di inganni e menzogne hanno inventato di sana pianta la presenza in piazza di fantomatici fascisti e facinorosi. I media rappresentano oggi il pericolo principale per la tenuta democratica del Paese? Ne parliamo a "Dietro il Sipario" in compagnia di Moreno Pasquinelli, Pino Cabras e Fulvio Grimaldi. https://ift.tt/3EVIc1G
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Queste le parole del presidente croato Zoran Milanović: "Vedo che mi hanno citato anche nel Parlamento di Roma. Sono contento che usino il mio nome per parlare delle restrizioni in un Paese dove quasi l’80 per cento dei cittadini è vaccinato. Credo che sia giunto il momento di rinsavire". Il Presidente si riferisce al mio intervento di qualche giorno fa sul #greenpass, in cui ho spiegato che il delirio dei media per l’emergenza sanitaria è eccessivo, come lo è anche questa cultura della sicurezza. #NoGreenPass #LAlternativaCE L'Alternativa c'è
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Queste le parole del presidente croato Zoran Milanović: "Vedo che mi hanno citato anche nel Parlamento di Roma. Sono contento che usino il mio nome per parlare delle restrizioni in un Paese dove quasi l’80 per cento dei cittadini è vaccinato. Credo che sia giunto il momento di rinsavire".

Il Presidente si riferisce al mio intervento di qualche giorno fa sul #greenpass, in cui ho spiegato che il delirio dei media per l’emergenza sanitaria è eccessivo, come lo è anche questa cultura della sicurezza.

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DIRITTI POLITICI E RACKET PASS. PROTEGGIAMO SCHILIRÒ Condivido in toto le parole usate da Marco Pitzalis a difesa della libertà di parola e nello specifico a difesa di Nunzia Alessandra Schilirò, che ricopre il ruolo di vicequestore di Roma. Ricopio qui il ragionamento sviluppato da Pitzalis sperando che possa avere massima diffusione e contribuisca a una presa di consapevolezza. Aggiungo che i diritti politici funzionano nel modo opposto rispetto ai vestiti: meno li usi più si sgualciscono. Dovremo perciò renderli sgargianti usandoli più del solito, in un periodo in cui le alte cariche dello Stato, di fatto, li vogliono mettere da parte, spalleggiate dalla peggiore stampa occidentale. La piazza stracolma da cui ieri ho visto parlare la dottoressa Schilirò era la stessa in cui molte volte nella storia repubblicana hanno parlato anche esponenti dei sindacati di polizia, davanti a platee che consideravano perfettamente normale e costituzionale il potersi esprimere con piena facoltà sui propri diritti e libertà, tanto più per materie di grandissima rilevanza. Tutti quanti, nel proteggere i diritti politici di una persona, proteggeremo la libertà di tutti. Non c’è soltanto il mondo del Racket Pass di Brunetta. L'Alternativa c'è. Intanto, ecco il post di Marco Pitzalis. Buona lettura! Dobbiamo difendere Alessandra Schilirò (anche qualora non fossimo d'accordo con lei). In questo paese sempre più spesso le persone vengono perseguite e perseguitate per aver espresso le proprie idee politiche. Basta a volte un post su facebook. Un articolo ironico su un blog per essere esposti al pubblico ludibrio. La stampa indica il cattivo, si chiedono provvedimenti. La persona viene umiliata, svergognata, indicata da tutti. Ai tempi dei social, i nuovi gesuiti ci mettono poco a trovare una parola mal messa e a scatenare il Sant'Uffizio Mediatico contro chi si è opposto all'ordine cognitivo dominante. Negli ultimi dieci anni è invalso poi il costume di colpire le persone nella vita professionale per scelte e azioni compiute al di fuori del lavoro. Questo gioco è stato fatto tante volte, c'è una tradizione in Italia, come dimenticare i processi farsa a Toni Negri a Padova o a Bainzu Piliu in Sardegna? (per la precisione, continuo a non nutrire simpatie per Toni Negri e non sono attratto dall'indipendentismo). Capita spesso che docenti universitari e di scuola subiscano procedimenti disciplinari per aver manifestato le proprie idee politiche pubblicamente o partecipato a manifestazioni considerate sovversive. Oggi chiunque voglia prendere parola deve avere paura. Si attaccano le persone sul piano professionale per intaccarne l'integrità personale, morale e l'identità sociale. Questo terrorismo psicologico e mediatico, oggi è divenuto sempre più pressante. Ogni forma di opposizione e di critica viene allontanata distruggendo la credibilità intellettuale e morale degli oppositori. Il green-pass ne è l'espressione "legale" che fa passare la pressione dall'individuo alla massa. Elias Canetti direbbe che è il passaggio dai cristalli di massa alla massa vera e propria che agisce come una massa. Il GP è il dispositivo che segna l'adesione o meno al sistema, la distanza tra la massa pura e l'individuo impuro. Sei fuori o dentro. Non è uno strumento di politica sanitaria, ma uno strumento di pressione psicologica. Quindi ha ragione Alessandra Schilirò in assenza di obbligo di legge sulla vaccinazione, siamo davanti a una costrizione che puzza di arbitrio. Alessandra Schilirò ha fatto una scelta che non è la mia. Ma difendo il suo diritto di presa di parola. In questo momento dobbiamo difendere la libertà di presa di parola. Ma dobbiamo anche lavorare per scardinare la logica di un dibattito che i grandi media schiacciano sulle posizioni estreme (si-vax/no vax). Un trucco per impedire di far uscire fuori l'unica posizione ragionevole, raccomandata dallo stesso parlamento europeo: quella della libertà di scelta. In realtà, questa estremizzazione del dibattito ha…


‘RACKET PASS’? LA PIAZZA DICE NO. Nessun grande giornale on line, nessun telegiornale, nessun talk show. Nessuno ai piani alti del giornalismo italico ha parlato della più vasta delle manifestazioni popolari contro il lasciapassare verde che si sono tenute oggi in tante città: quella di Roma, con una piazza San Giovanni piena come non la si vedeva da tanto tempo. Qui e lì, per la verità, sui giornaloni qualche vago sfottò lo si legge pure, unicamente per evocare una misteriosa presenza di qualche sparuta formazione neofascista diluita in dosi omeopatiche in una folla sterminata che invece cantava canzoni antifasciste all’ombra di una gigantografia di Sandro Pertini, che sparisce nel tragitto dalla piazza alle redazioni. Questa piazza è stata riempita per decenni dalle manifestazioni dei sindacati che vi convocavano lavoratori da ogni angolo del territorio della repubblica. Lo hanno fatto in varie fasi della vita nazionale per difendere o conquistare posizioni del mondo del lavoro. Stavolta invece – di fronte alla più massiccia manomissione mai vista dei diritti fondamentali dei lavoratori - niente piazza San Giovanni. Abbiamo sentito solo Landini pigolare nel cortile di Palazzo Chigi per supplicare tamponucci gratis. Il gran visir del Draghistan gli ha detto nisba, e Landini non ha nemmeno usato la parola sciopero, non sia mai, ritirandosi con la coda fra le gambe. Ma i vuoti si riempiono. Succede anche per le piazze. I lavoratori - che Cgil Cisl e Uil e altri sindacati avrebbero dovuto convocare - sono stati invece riuniti da altre sigle, molte delle quali nate di recente. Davanti alla basilica più antica dell’Occidente, oggi, si è ritrovata una grande piazza di lavoratori che non accetteranno più di essere lasciati soli dai sindacati mentre Draghi resetta il sistema (con il plauso di Confindustria, con l’inerzia incarognita, imbalsamata e repressiva della sinistra istituzionale italiana, dell’acquitrino pentastellato e della lega rimangiatutto). E che ci sia necessità di difendersi, organizzarsi, creare un’opposizione e un’alternativa vera, ce lo dice anche la drammatica ed efferata ammissione del ministro Renato Brunetta, che ha appena confessato di essere il volenteroso complice di un’estorsione, mentre descrive con un entusiasmo da torturatore guatemalteco la vera funzione del Racket Pass: usare il tamp0ne non come strumento di controllo dei contagi, bensì di coercizione e castigo, di dolore corporeo da infliggere come costo psichico e fisico, "geniale" perché rende penosa la vita e comporta costi che a molti (cioè ai meno abbienti) risulteranno insostenibili, se non vorranno aggiungere altre dosi alla statistica siringosa del generale pennutissimo. Voi sapete che il principio numero uno che informa il lavoro del medico è «Primum non nŏcēre» ossia «per prima cosa, non nuocere». Per contro, il principio numero uno di Brunetta è «Primum nŏcēre», cioè «per prima cosa, nuocere». Voi capite che un siffatto ministro, in un qualsiasi paese europeo democratico, sarebbe saltato come un tappo di champagne dopo un solo minuto. Da noi invece il ministro affila sadicamente i tamp0ni da infilare nelle narici dei sudditi del Draghistan, in mancanza di olio di ricino, coperto dall’imbarazzato silenzio della sua terrificante maggioranza di governo. Un governo che rompe in questo modo il patto sociale impone al popolo la necessità di doverne costruire uno nuovo e diverso. Intanto abbiamo dimostrato che l’opposizione potrà riempire le piazze e poi costruire l’alternativa.
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Ecco cosa scriveva Federico Caffé in una conferenza del 1971 pubblicata nel 1973 col titolo “Di una economia di mercato compatibile con la socializzazione delle sovrastrutture finanziarie”: «Da tempo sono convinto che la sovrastruttura finanziario-borsistica, con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati, favorisca non già il vigore competitivo, ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori, in un quadro istituzionale che, di fatto, consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi.»
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Carles Puigdemont deve poter rappresentare i suoi cittadini da uomo libero. C’è una persecuzione giudiziaria nei confronti di personalità politiche interamente e convintamente democratiche. Il suo arresto in Sardegna è l’ennesimo segnale che stiamo vivendo un’epoca buia per la democrazia e le libertà fondamentali. È un fatto molto preoccupante che l’Italia si presti a diventare braccio armato all’interno di una contesa che merita invece massimo rispetto per la spinta democratica. Chiedo che il Governo riferisca quanto prima su qualcosa che può determinare problemi molto seri di degenerazione. Puigdemont è un protagonista della democrazia europea. Si può non essere d’accordo con le sue attività, si può analizzare dal punto di vista della costituzione spagnola ma le condanne a nove anni e l’arresto di un eurodeputato si pongono come una questione che interroga profondamente l’Italia. A Puigdemont viene contestato il reato di sedizione per aver organizzato il referendum per l'autodeterminazione della Catalogna, nonostante la stessa giustizia spagnola abbia dovuto riconoscere il carattere nonviolento dell’iniziativa, portata avanti con forme e mezzi pacifici e democratici. Per un ordinamento che sia davvero democratico la pronuncia di ampi settori del popolo catalano non può costituire in nessun modo un reato. Deve semmai rappresentare, anche se non la si dovesse condividere, un punto di appoggio per migliorare le strutture istituzionali e le norme costituzionali dello Stato spagnolo, che fin qui non ha lesinato numerose violazioni di principi fondamentali di diritto processuale penale. Stiamo vivendo un’epoca buia per la democrazia. C’è una sottile linea rossa che collega un leader politico ed europarlamentare (#Puigdemont) condannato per le sue idee politiche, un giornalista (#JulianAssange) perseguitato e tenuto al gabbio per aver rivelato fatti veri ma sgraditi al potere e milioni di italiani costretti a esibire un lasciapassare sanitario per lavorare e godere delle libertà fondamentali. #LAlternativaCE L'Alternativa c'è
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L’ARRESTO DI PUIGDEMONT IN SARDEGNA, UNA QUESTIONE DA RISOLVERE Questa sera, l'ex presidente della Generalitat de Catalunya Carles Puigdemont, esule politico in Belgio dal 2017, è stato arrestato da agenti in borghese della polizia italiana non appena sbarcato dall'aereo Bruxelles-Alghero. Al momento in cui scrivo l’ex presidente catalano è in stato di fermo nell’ufficio della polizia dell’aeroporto. Su Puigdemont, che nel 2019 è stato eletto europarlamentare - anche se l’Europarlamento ha votato per revocargli l'immunità - pende un mandato di cattura internazionale spiccato dal Tribunale Supremo della Spagna. Nei capi d’accusa sono compresi vari gravi reati legati al fatto che quando guidava il governo catalano promosse e amministrò il referendum per l'autodeterminazione della Catalogna, celebrato il 1° ottobre 2017. Puigdemont era giunto ad Alghero (città di lingua e tradizione catalana) per una cerimonia con la "ministra degli esteri" di Barcellona Victòria Alsina e la presidente del Parlament, Laura Borràs, in occasione di una conferenza internazionale dell'associazione Adifolk. Domenica prossima Puigdemont avrebbe dovuto partecipare a un convegno a Oristano degli amministratori indipendentisti sardi. Il leader catalano in esilio è stato arrestato altre volte in tre diversi paesi europei, ma ogni volta i tribunali si sono rifiutati di concedere l'estradizione in Spagna perché le accuse che giungevano da Madrid sono sempre state lette come eccessive e spropositate. “La Spagna ha appena provocato l’arresto di un eurodeputato da parte di un altro stato membro dell’Unione Europea. Ci è riuscito ingannando il Tribunale della Comunità Europea, poiché avevano detto che questo non sarebbe successo. La detenzione durerà al massimo qualche ora, ma la vergogna della Spagna resterà nella storia” ha affermato l'avvocato di Puigdemont Josep Costa. Il contesto in cui si inserisce questo episodio comprende una serie di atti che viene da lontano. Ad esempio, nell’ottobre 2019, al termine del processo iniziato il 12 febbraio 2019, la Corte Suprema spagnola ha emesso una sentenza di condanna di reclusione tra i 9 e i 13 anni che ha colpito sei membri del precedente Governo catalano (Oriol Junqueras, Jordi Turull, Raül Romeva, Dolors Bassa, Joaquim Forn e Josep Rull), nonché l’ex presidente del Parlamento di Catalogna (Carme Forcadell) e due esponenti della società civile (Jordi Cuixart e Jordi Sánchez); la Corte Suprema di Madrid li ha ritenuti a vario titolo colpevoli dei reati di sedizione e malversazione nell’ambito della celebrazione del referendum sull’indipendenza del 1° ottobre 2017. In seguito alla suddetta sentenza di condanna si sono verificate imponenti manifestazioni di protesta che sono sfociate in gravi disordini e problemi di ordine pubblico. Era la reazione a un processo politico in cui delle persone sono state giudicate esclusivamente sulla base di idee politiche. Le conseguenze della dura condanna di reclusione nei confronti di esponenti politici che vantano un imponente seguito nella società catalana sono imprevedibili, financo latrici di una potenziale recrudescenza dello scontro tra le istanze indipendentiste e autonomiste catalane e le ragioni del governo centrale di Madrid. Considerata la legittima posizione del governo centrale volta a far valere le proprie ragioni in sede giudiziale, è altrettanto innegabile che la condanna alla reclusione nei confronti degli esponenti dell’indipendentismo catalano rischia di acuire il problema, che non può essere risolto sul piano dell’azione repressiva penale ma necessità di essere affrontato sul piano del dialogo politico tra le parti in causa. La vicenda catalana, nel suo insieme e per varie ragioni, si riflette su tutti i membri dell’Unione europea, ragione per cui è necessario che l’intera questione catalana sia affrontata con urgenza sul piano europeo, anche al fine di delimitare con nettezza l’ambito della politica da quello giudiziario-penale. Ogni fuga dal problema lo acuisce.…


A volte accadono strane coincidenze. Il Presidente del Consiglio pochi giorni fa ha istituito una norma unica al mondo che limita i diritti di tutti i lavoratori, piegando come fuscellini le carcasse di quello che fu il mondo sindacale. Il medesimo Presidente del Consiglio oggi riceve un'ovazione dalla platea di Confindustria. Benvenuti nel Draghistan.
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While people all over the world are freed from restrictions, the subjects of Draghistan are burdened with new blackmail every week. Draghi government is the only one in the world to have caged an entire Republic, transforming it into a system that has turned every house into a customs house, every office into a border, every school into a check point, every classroom into a frontier, every square into a police headquarters, every workers’ canteen into segregation. Draghi and his other prophets of fear have justified the widest and unprecedented limitations throughout the western world, affecting personal freedoms, work, school, university, traveling. No other country would dream of asking healthy people what the Draghi government asks – indeed, imposes. No government foments fear to make people forget the billionaire gifts that, in the meantime, Draghi's technocrats are giving to the oligarchs who devour highways and banks. No European government wanted to venture as much as the Italian government does, and no one has handled things worse: all the other countries boast substantially fewer infections and deaths. Probably because they treat people as citizens, not as subjects. On the contrary, Draghi government wants a passive people who agree to enjoy freedom in installments, without ever questioning this interminable state of emergency, although it is already over elsewhere. He wants to educate a generation of young people to be ready for third and fourth vaccine doses in exchange for crumbs of freedom. All of this is being talked about with such lightness that it gives shivers: without any principle of prudence. All over Europe swabs are almost free and can be found on every street corner. At the same time, people are not harassed on a daily basis. For these reasons, the choice to get vaccinated takes place in respect for human dignity. On the contrary, here in Italy, the price of swabs is a paradise for health speculators, beyond any economic or scientific justification. It is a political blackmail by extortionists and subversives – a particularly hateful blackmail towards the poor. From time to time, Italy wants to experience the originality of new authoritarian measures, with the approval of mainstream media fascinated by authoritarian drifts, preventing the people from knowing the freedoms enjoyed by other countries. And eventually, it experiences the same old catastrophes. Now, more than ever, we need to build the Alternative to this new-old catastrophe. #LAlternativaCE #NoGreenPass #Politics #Italy L'Alternativa c'è *** Euronews English AP Reuters Agence France-Presse Al Jazeera English BBC News The New York Times Sputnik TASS The Wall Street Journal DER SPIEGEL ZEIT ONLINE Athens News Agency - Macedonian Press Agency China Xinhua News Belga News Agency 中国新闻社 Deutsche Presse-Agentur 時事通信社 Agência Lusa Fox News FRANCE 24 English Channel 4 Antena 3 Noticias ABC News
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Mentre i cittadini di mezzo mondo vengono liberati dalle restrizioni, i sudditi del Draghistan sono gravati ogni settimana di nuovi ricatti. Il governo Draghi ha ingabbiato, unico al mondo, un’intera Repubblica nata libera, trasformandola in un sistema che ha trasformato ogni casa in una dogana, ogni ufficio in una frontiera, ogni scuola in un check point, ogni aula in un confine, ogni piazza in una succursale della questura, ogni mensa in una segregazione. Draghi e gli altri suoi profeti della paura hanno giustificato la limitazione più vasta e senza precedenti in tutto l’Occidente delle libertà personali, del lavoro, della scuola, dell’università, del viaggio. Nessun altro paese si sogna di chiedere alle persone sane le cose che chiede – anzi, impone – il governo Draghi. Nessun governo fomenta la paura per far dimenticare nel mentre i regali miliardari che i tecnocrati di Draghi fanno agli oligarchi che si mangiano le autostrade e le banche. Nessun governo europeo si è voluto spingere dove si spinge il governo italiano, e nessuno ha gestito le cose in modo peggiore: tutti hanno sostanzialmente meno contagi e meno morti. Forse perché trattano le persone come cittadini, non come sudditi. Il governo Draghi, invece, vuole un popolo passivo che accetti di avere una libertà a rate, che non discuta mai questo stato di emergenza interminabile, mentre altrove è già terminato. Vuole educare una generazione di giovani a essere pronta a terze dosi e quarte dosi in cambio di briciole di libertà. Se ne parla con una leggerezza che fa venire i brividi: nessun principio di prudenza. In tutta Europa i tamponi sono praticamente gratis e si trovano a ogni angolo di strada e non si assilla la gente. Perciò le adesioni ai vaccini avvengono nel rispetto della dignità umana. Invece, qui in Italia i prezzi dei tamponi sono il paradiso degli speculatori sanitari, oltre ogni giustificazione economica o scientifica. È un ricatto politico da estorsori ed eversori, particolarmente odioso verso i poveri. Ogni tanto l'Italia vuole sperimentare l'originalità di nuove misure autoritarie, con il plauso di un sistema dei media che "vuole i colonnelli", impedendo al popolo di conoscere le libertà godute da altri paesi. E finisce per sperimentare le solite vecchie catastrofi. Ora più che mai occorre che costruiamo l'Alternativa alla catastrofe. #LAlternativaCE L'Alternativa c'è
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