Svjatogor secondo Roerich: un gigante.... "himalayano"
Testo di Emmanuela Castiglione
Nikolaj Roerich (1874-1947) fu sempre intensamente attratto dal mistero. I suoi interessi di artista, archeologo e uomo erano rivolti costantemente al soprannaturale, al mondo non quantificabile con le percezioni materiali umane, dilatato oltre i limiti del tempo storico e dello spazio geografico.
Nelle prima parte della sua lunga carriera di pittore, Roerich rappresentò spesso il sacro nel mondo antico: i rituali magici, gli idoli, la mitologia. In seguito dedicò molti suoi quadri a chiese e Santi della tradizione cristiana, ma anche a luoghi di culto e a figure di asceti e saggi orientali, considerandoli tutti ugualmente testimoni della tensione umana verso il divino.
Dopo lunghe ricerche e peregrinazioni, Roerich trovò il luogo ideale per le aspirazioni del suo spirito sul tetto del mondo: la catena himalayana, fulcro della spiritualità buddista.
Così come adattò il suo aspetto esteriore a quel contesto, nei suoi ultimi quadri ambientò eroi e personaggi delle leggende slave nei luoghi dove viveva: ecco quindi uno Svjatogor che torreggia fra le vette altissime al di sopra delle nuvole, entro cui si immerge e sparisce il muso del suo cavallo. Elmo, barba e figura del gigante sono perfettamente fusi con le rocce acuminate, mentre la criniera del destriero ha le stesse forme dei soffici sbuffi di nebbia.
I colori variano entro gamme differenti di bruno, rosa e azzurro intenso: del terreno in basso il pittore non ci descrive nulla. Non c'è posto per il bogatyr antagonista delle antiche saghe, la potenza del Signore dei monti è indiscussa e assoluta.
Nikolaj Konstantinovič Roerich (1874-1947)
"Svjatogor", 1942
Museo di Stato dell'Arte Orientale, Mosca.
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Testo di Emmanuela Castiglione
Nikolaj Roerich (1874-1947) fu sempre intensamente attratto dal mistero. I suoi interessi di artista, archeologo e uomo erano rivolti costantemente al soprannaturale, al mondo non quantificabile con le percezioni materiali umane, dilatato oltre i limiti del tempo storico e dello spazio geografico.
Nelle prima parte della sua lunga carriera di pittore, Roerich rappresentò spesso il sacro nel mondo antico: i rituali magici, gli idoli, la mitologia. In seguito dedicò molti suoi quadri a chiese e Santi della tradizione cristiana, ma anche a luoghi di culto e a figure di asceti e saggi orientali, considerandoli tutti ugualmente testimoni della tensione umana verso il divino.
Dopo lunghe ricerche e peregrinazioni, Roerich trovò il luogo ideale per le aspirazioni del suo spirito sul tetto del mondo: la catena himalayana, fulcro della spiritualità buddista.
Così come adattò il suo aspetto esteriore a quel contesto, nei suoi ultimi quadri ambientò eroi e personaggi delle leggende slave nei luoghi dove viveva: ecco quindi uno Svjatogor che torreggia fra le vette altissime al di sopra delle nuvole, entro cui si immerge e sparisce il muso del suo cavallo. Elmo, barba e figura del gigante sono perfettamente fusi con le rocce acuminate, mentre la criniera del destriero ha le stesse forme dei soffici sbuffi di nebbia.
I colori variano entro gamme differenti di bruno, rosa e azzurro intenso: del terreno in basso il pittore non ci descrive nulla. Non c'è posto per il bogatyr antagonista delle antiche saghe, la potenza del Signore dei monti è indiscussa e assoluta.
Nikolaj Konstantinovič Roerich (1874-1947)
"Svjatogor", 1942
Museo di Stato dell'Arte Orientale, Mosca.
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