Come tutti i paesi in via di sviluppo anche l'Iran ebbe il suo governo progressista e nazionalista - il governo Mossadeq - spazzato via da un golpe della CIA che trasformò il paese in una sorta di prigione fascista con spiagge soleggiate, una borghesia occidentalizzata, il petrolio e masse di diseredati abituati a praticare un ramo cospirativo (intendo l'aggettivo positivamente) dell'Islam.
La crisi petrolifera, le prepotenze israeliane, il protagonismo iracheno e egiziano fecero il resto.
Intanto, da Parigi un uomo vestito di nero predicava su videocasette che entravano clandestinamente nel paese. Teorizzava una nuova forma di stato: la repubblica islamica.
Il primo febbraio del 1979, l'Ayatollah Khomeini rientrava in aereo in Iran in un bagno di folla. Era iniziata la rivoluzione islamica (evento decisamente sottovalutato in tutte le nostre analisi).
L'Occidente non ci ha capito nulla: era una roba inconcepibile, noi che abituati a pensare le rivoluzioni come rottura e progresso (ma in realtà rivoluzione, è parola che nasce dal moto dei pianeti che fanno un giro attorno al Sole e tornano al punto di partenza - come la Rivoluzione Francese che parte dal Re passa per ghigliottine, proclami universali, giacobini, lotte intestine e arriva a Napoleone che si auto-proclama Imperatore, chiudendo il cerchio).
Gli eventi si susseguirono: crisi degli ostaggi all'ambasciata americana, Iran-contras, la guerra con l'Iraq - spinta dall'Occidente per dissanguare due paesi con potenziale enorme.
Il paese feudale, arretrato, che ci aspettavamo di vedere crollare (come si era detto della Cina, di Cuba, della Corea del Nord e ora della Russia) non crolla.
L'Iran è ancora lì, con il suo modo di essere Occidente diverso dal nostro (ma a sentirli bene sono platonici o aristotelici come i nostri più abili oratori) che ci scandalizza, perché ricorda qualcosa che è in noi, meno estraneo del (percepito) monolitismo cinese o del politeismo indiano.
L'arabo, il persiano, il turco e il russo sono stati lo straniero prossimo quelli su cui l'Occidente ha fondato nei secoli pregiudizi e orgoglio razziale (in finale anche religioso), ripudiando una parte di sé che non riusciva più a conciliare col nuovo mondo quello della borghesia, dei commerci, del capitalismo internazionale e delle esplorazioni oceaniche.
Non a caso, mentre l'Occidente si disinteressava sempre più all'Oriente, alla crociata, alla Mesopotamia e alla Persia scoprì l'America (anno pieno il 1492 per la Spagna: si conquista l'ultimo emiro islamico a Granada; si cacciano tutti gli ebrei dalla Spagna; si scopre l'America).
Gli ebrei rimarranno (spesso in realtà saranno espulsi violentemente) come spettro di quel mondo greco-orientale in Europa, lo stridore della loro diversità crescerà nel tempo fino ad esplodere nell'Olocausto.
Oggi nuovamente indignati per la nuova causa civile sbandierata da giornalisti cannibali e politici interessati ci tagliamo ciocche di capelli, discutiamo di Iran come fosse un eterno Medioevo islamico e non capiamo che gli unici ad essere rimasti al 1500, al colonialismo, alla conquista del mondo siamo noi, oggi più cinici, cattivi e disperati.
Nei commenti una splendida scena di "Il sapore della ciliegia" di A. Kiarostami.
https://m.youtube.com/watch?v=nKlqIZsT77E