Gabriele Germani


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Il capitalismo (nel senso moderno) si forma dunque sulla piattaforma euroafroasiatica, da un insieme di conoscenze, abitudini, comportamenti che coinvolgono più settori dell'economico. Il binomio capitalismo - tecnologia porta la rivoluzione industriale.

Questa seconda parte è semplicistica. La società cinese medievale e moderna pur essendo pre-capitalista (ma che partecipa alla formazione di quel clima), ha una serie di brillanti innovazioni tecniche e scientifiche.

Centrale è la competizione (data da svariati fattori). L'aumento demografico (in particolare di popolazione maschile in Europa) scatena la violenza sociale e (insieme al bisogno di spezie per conservare un'alimentazione carnivora in un'epoca senza refrigerazione) l'esplorazione oceanica.

Le società cinesi e indiane sviluppano ceti mercantili. Partita doppia, lettere di cambio e schemi finanziari sono presenti in Oriente prima di portoghesi e olandesi.
Gli europei conquistano nel corso del '500 quasi tutta l'America, ma in Asia (fatta eccezione per Filippine e qualche isola), non riescono ad uscire dagli avamposti sulle coste prima della metà del '700. Il declino dell'Asia inizia nell'800, quando l'Europa riesce a imporsi. Il centro dell'economia si sposta nel Nord Atlantico tra madrepatria inglese e lo stato continente USA.

Nel secondo '900, l'allora Terzo Mondo può contare su risorse naturali, popolazione giovane (manodopera a basso costo) e leggi sul lavoro leggere. Inizia allora uno spostamento delle attività produttive verso questi paesi (in particolare asiatici e centroamericani).
Il braccio di ferro OPEC Occidente degli anni '70, con conseguente inflazione, è un episodio di questo riequilibrio (nel decennio della sconfitta in Vietnam, dei sandinisti in Nicaragua e della rivoluzione islamica in Iran).

La reazione USA: corsa al riarmo e iper-finanziarizzazione dell'economia negli anni '80, fermano questo sommovimento (e crolla l'URSS). Gli USA più liberi annunciano il nuovo corso: Panama (1990) e I Guerra del Golfo (1990/1991), Jugoslavia poi. Nasce la retorica della missione democratica e la possibilità di intervento militare in tutto il mondo.

Eppure gli USA hanno sbagliato i conti.
Le fratture nel mondo socialista hanno re-inserito la Cina (il più grande mercato mondiale) nel sistema mondo; davanti a questo gigante, il temibile samurai giapponese, i tigrotti città-stato (Hong Kong e Singapore) o il visconte dimezzato coreano son poca cosa.
Mentre l'impero trionfa, la Cina lavora, l'Estremo Oriente passa attraverso bolle speculative e stagnazione, ma non crolla e questo mostra un dato: il benessere raggiunto non andrà via in dieci o venti anni, si tratta di posizioni acquisite (alias rapporti di forza).

L'acme del potere europeo è stato a inizio '900 e fino agli '30/'40 (quando si affermano gli USA) pochi notano il declino (tra alti e bassi); l'acme del potere USA è tra lo sbarco lunare del '69 e il colpo di stato in Cile del 1973, da lì tra alti e bassi è un lento declino.




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🇨🇳🇹🇼🇺🇸 La cacciata di Hu Jintao è un segnale pesantissimo per gli USA e per Taiwan.

L'ex segretario generale del Partito Comunista Cinese, Hu Jintao, è stato allontanato con la forza dalla sala riunioni

Durante il 20° Congresso del Partito Comunista: all'incontro erano presenti circa 2300 delegati da tutto il Paese, ma uno si è rivelato superfluo. L'ex segretario generale del Partito della Cina, Hu Jintao, è stato portato via con la forza dall'aula.

Il filmato mostra come due steward si avvicinano a Hu e lo scortano all'uscita. Il politico si guarda solo intorno confuso, ma non trova appoggio.

Hu Jintao rappresenta il mantenimento di buone relazioni con gli Stati Uniti ed è anche un oppositore di una soluzione decisa alla questione di Taiwan.

Messaggio chiarissimo per gli Stati Uniti e per Taiwan.

Chi doveva capire ha capito!


Una delle innovazioni del capitalismo fu la maggiore velocità che diede ai rapporti socioeconomici.
Uomini che si spostavano dalle campagne (abbandonando i ritmi delle stagioni e delle festività immutabili dalla Preistoria), macchine a vapore, energia, produzione, accumulazione, consumi.

Ci sono due filoni sull'origine del capitalismo.
Uno lo fa risalire all'Inghilterra, alla chiusura dei campi e a una migliore gestione degli stessi; un altro ai processi bancario-commerciali che a partire dal '200, si diffusero dalle città italiane, fiamminghe e in minor misura catalane e tedesche.
La nascita del capitalismo fu fenomeno complesso e perciò multifattoriale. Come tutti i processi sociali, esso passò attraverso una lenta accumulazione di idee e fatti che alla lunga crearono un clima, una temperie culturale.

Va smentita la sola origine anglosassone, favorendo una lettura storica, lenta evoluzione di una tendenza in atto in vari centri dell'Eurasia e in Africa settentrionale, nel Golfo di Guinea e nelle coste dell'Oceano Indiano. Il fenomeno fu policentrico e caratterizzato dalla convergenza di accumulazione mercantile e agraria (non dimentichiamo i finanziamenti che genovesi e olandesi portarono a Londra, spostando l'asse verso il Mar del Nord).
Il tessile fu settore di spietata concorrenza tra Olanda e Inghilterra.
Non si possono separare con un taglio netto il fenomeno mercantile e agrario. Le due sfere si spinsero a vicenda e furono associate ad alcune coincidenze (la mentalità olandese aperta e dinamica attecchì in Inghilterra; la pirateria di Stato diffuse la tendenza all'azzardo; il denaro diventò tempo, concetto che nel Medio Evo sarebbe stato tacciato di eresia).

Mentre il Medio Evo si preoccupò dei peccati violenti, l'epoca moderna si concentrò sulla pigrizia. Gli effetti si videro molto dopo (dagli anni '60 del '900 si passò da "lavoro per vivere" a "voglio far bene il mio lavoro").
Intanto l'orizzonte si allargava. Venivano scoperti continenti, gli orologi diventavano precisi, si scoprivano pianeti e satelliti nel Sistema Solare. Il mondo diventava piccolo e rumoroso.

I modelli (e quindi le potenze egemoniche) si susseguirono, aumentando produzione e velocità. Gli USA rimpiazzarono il Regno Unito (capitalismo industriale VS capitalismo manageriale). Timidi i tentativi inglesi di fermare questo passaggio anche a causa dall'esuberanza tedesca (quando l'asse mondiale sarà in Oriente, I e II Guerra Mondiale potranno diventare un unicum a capitoli - come le Guerre Puniche).

Oggi assistiamo a una nuova fase: l'economia-mondo sposta il baricentro in Cina con tutte le convulsioni conseguenti (crisi geopolitica, ambientale sanitaria). Quando un sistema crolla non ci sono margini.
Il superamento è avvenuto rapidamente, quasi silenzioso.
Dobbiamo ricordare la Guerra del Peloponneso che sfiancò Atene e Sparta e da cui scaturì la supremazia tebana.






Giubbe Rosse dan repost
🇵🇰 PAKISTAN. COMMISSIONE ELETTORALE DICHIARA IMRAN KHAN INELLEGIBILE
La Commissione elettorale del Pakistan ha dichiarato ineleggibile l'ex primo ministro Imran Khan e impossibilitato a ricoprire qualsiasi incarico politico (incluso quello che ricopre attualmente) con l'accusa di aver fuorviato i funzionari sui doni ricevuti da leader stranieri mentre era al potere.
Una giuria di quattro membri, guidata dal commissario capo per le elezioni (CEC) Sikander Sultan Raja, ha annunciato il verdetto al segretariato dell'ECP a Islamabad.
Istituito nel 1974, il Toshakhana è un dipartimento sotto il controllo amministrativo della Divisione di Gabinetto, che conserva preziosi doni dati a governanti, parlamentari, burocrati e funzionari da capi di altri governi e stati e dignitari stranieri. Khan, che è salito al potere nel 2018, avrebbe ricevuto regali costosi da ricchi governanti arabi durante le visite ufficiali, che sono stati depositati nel Toshakhana. Successivamente ha acquistato gli stessi a un prezzo scontato secondo le leggi in materia e li ha venduto con notevoli profitti.
I funzionari governativi sono tenuti a dichiarare tutti i doni ricevuti, ma possono tenerli se sono al di sotto di un certo valore. Gli articoli più costosi devono però andare al Toshakhana. In alcuni casi, il destinatario può riacquistarli a circa il 50 percento del loro valore, uno sconto che Khan avrebbe aumentato dal 20 percento mentre era in carica. I doni includevano orologi di lusso, gioielli, borse firmate e profumi.
Khan è accusato di non aver dichiarato alcuni doni o il profitto ottenuto dalla loro vendita.
Il PTI, il partito di Khan, ha annunciato che ricorrerà contro la decisione. (Fonte: Times of India)

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La politica non si fa secondo standard morali, ma facendo sintesi tra posizioni (anche distanti).
L'idea che esista un "bene politico" a cui uniformarsi, è una delle più grandi sconfitte del dissenso nella società dell'informazione e dell'intrattenimento.

La morale collettiva è strumento che nasconde interessi materiali. È sempre espressione di potere di qualcuno su un altro/altri, di un ceto su un settore produttivo, di una classe su un'altra, di una nazione su un'altra.

I valori (morali) sono ideologie e come tali sono strumenti di dominio.

Fa notare Deleuze che non a caso Spinoza nell'epoca delle guerre di religione (piena di moralisti) non scrive una "Morale", ma "Etica".

La morale è l'insieme delle norme e l'applicazione delle stesse, frutto di conformismo (e moralismi), l'etica è riflessione critica sui due punti precedenti.

Gli antichi (vissuti prima della grande irrigimentazione sociale del '500/'600, del colonialismo, dell'Illuminismo, della macchina a vapore e del capitalismo) coltivavano l'etica, non la morale (tolto qualche vecchio trombone già all'epoca).
Seguire un'idea di giusto e avere una visione del mondo non implica cristalizzarla, c'è sempre margine per rivedere ciò che si pensa e battere vie nuove, pensieri eretici, persino pericolosi.

A lungo è stata coltivata la confusione tra Società e Stato, Società e Classe egemone e la creazione di un bene universale che spazia dai programmi di approfondimento culturale, alla musica classica nelle periferie, fino a "dona un euro per il maremoto" e Putin che fa i bagni nel sangue della madre di Bambi è stata finalizzata a questo.

Ogni buona azione, anche in buonafede nasconde un interesse della classe egemone e delle istituzioni, la "borghesizzazione del mondo" attraverso crociata.


Come tutti i paesi in via di sviluppo anche l'Iran ebbe il suo governo progressista e nazionalista - il governo Mossadeq - spazzato via da un golpe della CIA che trasformò il paese in una sorta di prigione fascista con spiagge soleggiate, una borghesia occidentalizzata, il petrolio e masse di diseredati abituati a praticare un ramo cospirativo (intendo l'aggettivo positivamente) dell'Islam.

La crisi petrolifera, le prepotenze israeliane, il protagonismo iracheno e egiziano fecero il resto.
Intanto, da Parigi un uomo vestito di nero predicava su videocasette che entravano clandestinamente nel paese. Teorizzava una nuova forma di stato: la repubblica islamica.
Il primo febbraio del 1979, l'Ayatollah Khomeini rientrava in aereo in Iran in un bagno di folla. Era iniziata la rivoluzione islamica (evento decisamente sottovalutato in tutte le nostre analisi).
L'Occidente non ci ha capito nulla: era una roba inconcepibile, noi che abituati a pensare le rivoluzioni come rottura e progresso (ma in realtà rivoluzione, è parola che nasce dal moto dei pianeti che fanno un giro attorno al Sole e tornano al punto di partenza - come la Rivoluzione Francese che parte dal Re passa per ghigliottine, proclami universali, giacobini, lotte intestine e arriva a Napoleone che si auto-proclama Imperatore, chiudendo il cerchio).

Gli eventi si susseguirono: crisi degli ostaggi all'ambasciata americana, Iran-contras, la guerra con l'Iraq - spinta dall'Occidente per dissanguare due paesi con potenziale enorme.

Il paese feudale, arretrato, che ci aspettavamo di vedere crollare (come si era detto della Cina, di Cuba, della Corea del Nord e ora della Russia) non crolla.
L'Iran è ancora lì, con il suo modo di essere Occidente diverso dal nostro (ma a sentirli bene sono platonici o aristotelici come i nostri più abili oratori) che ci scandalizza, perché ricorda qualcosa che è in noi, meno estraneo del (percepito) monolitismo cinese o del politeismo indiano.
L'arabo, il persiano, il turco e il russo sono stati lo straniero prossimo quelli su cui l'Occidente ha fondato nei secoli pregiudizi e orgoglio razziale (in finale anche religioso), ripudiando una parte di sé che non riusciva più a conciliare col nuovo mondo quello della borghesia, dei commerci, del capitalismo internazionale e delle esplorazioni oceaniche.
Non a caso, mentre l'Occidente si disinteressava sempre più all'Oriente, alla crociata, alla Mesopotamia e alla Persia scoprì l'America (anno pieno il 1492 per la Spagna: si conquista l'ultimo emiro islamico a Granada; si cacciano tutti gli ebrei dalla Spagna; si scopre l'America).
Gli ebrei rimarranno (spesso in realtà saranno espulsi violentemente) come spettro di quel mondo greco-orientale in Europa, lo stridore della loro diversità crescerà nel tempo fino ad esplodere nell'Olocausto.

Oggi nuovamente indignati per la nuova causa civile sbandierata da giornalisti cannibali e politici interessati ci tagliamo ciocche di capelli, discutiamo di Iran come fosse un eterno Medioevo islamico e non capiamo che gli unici ad essere rimasti al 1500, al colonialismo, alla conquista del mondo siamo noi, oggi più cinici, cattivi e disperati.

Nei commenti una splendida scena di "Il sapore della ciliegia" di A. Kiarostami.

https://m.youtube.com/watch?v=nKlqIZsT77E


Capire l'Iran non è problema da poco per l'Occidente, dovremmo prima di tutto chiederci se esista un Occidente senza un mondo arabo-turco-persiano (iraniano) e dobbiamo chiederci se non sia più corretto vedere nel mondo europeo e in quella arabo-islamico due filiazioni dirette della filosofia greca sommata al Dio degli ebrei (che in principio probabilmente non praticavano il monoteismo, ma l'enoteismo - un politeismo con una divinità superiore alle altre).

Dobbiamo immaginare il mondo persiano come una tessera culturale all'interno del più grande puzzle euro-asiatico. La Persia è luogo di transito e commerci, le carovane via mare (anche Alessandro Magno, alle foci dell'Indo incaricò il cretese Nearco di fare rientro alle foci del Tigri e dell'Eufrate in nave) e via terra transitavano nel paese; il Mar Caspio - proprio come accade oggi con il corridoio Nord-Sud - collegava il Persico e l'India alla via dell'ambra che correva lungo i fiumi delle steppe russe fino al Baltico.
Il mondo persiano è un mondo di mezzo sin dall'antichità, a cavallo tra l'India (di cui gli elamiti furono mediatori con la cultura mesopotamica) e l'Occidente (basti pensare alla successiva conquista di Alessandro Magno o all'orrore che l'impero di Ciro incuteva alle poleis greche - ma che va ridimensionato molto, le fonti a noi per lo più pervenute sono di greci dell'Ellade, i greci delle coste anatoliche avevano imparato ad apprezzare il multiculturalismo e a parlare aramaico, frigio, assiro).

Da sempre la Persia fonda parte della sua identità sulla religione. Così mentre in Occidente dilagava il cristianesimo, lì rimaneva vivo il manicheismo (assumendo al contempo forme nuove contaminate dal platonismo vecchio e nuovo).
Questa vecchia identità fu spazzata via - apparentemente? - dalla rapida conquista araba (dunque islamica) arrivata quasi di sorpresa. Come secoli prima accaduto con i greci, i persiani accoglievano una civiltà più grezza, più piccola per estensione e capacità e donavano il loro enorme impero, le loro ricchezze, le loro vie commerciali a questa forza nascente.
In un primo momento, in Persia (come nel resto del mondo islamico) dominante tanto tra il popolo, quanto tra i dotti, fu il sunnismo. La conquista mongola portò alla sparizione della vecchia classe dirigente e - come ci insegna la storia di ogni epoca e parte del mondo - quando la classe dirigente va in crisi viene soppiantata da una nuova con nuovi valori.

Dopo la conquista mongola, in Persia presero il potere i Safavidi che affermarono lo sciismo. La decisione di sposare una propria scuola separata dal sunnismo (che aveva il suo cuore tra La Mecca, Baghdad e Damasco) serviva a riaffermare la specificità persiana, come prima avvenuto con i greci.
La Persia si formò come impero sciita contrapposto a due imperi sunniti (e di derivazione turco-mongola a livello dinastico e militare): l'Impero Ottomano a Ovest e quello Moghul ad Est.

La specificità persiana pur vitale e permettendo una proiezione nel Caucaso, Egitto, Siria, non dilagò mai nel resto del Medio Oriente.
Intanto lo sciismo era diventato forte come religione del dissenso, il richiamo a un certo messianismo liberatorio lo rese celebre tra le classi popolari e nel corso del '900 lo portò al centro di interessanti riflessioni nei rapporti tra Islam e Marxismo.

Affermatasi nel '900, la dinastia Pahlavi questa fece della modernizzazione (intesa come occidentalizzazione), dell'anticomunismo e della vicinanza al mondo anglofono la propria bandiera. Chi dice che le donne all'epoca erano libere di uscire in minigonna non mente, ma omette che nelle campagne l'Iran era ancora profondamente religioso e che ben poche donne avrebbero scelto di indossare la minigonna fuori dai soliti circuiti della borghesia colta, ricca e internazionale.




Giuseppe Masala Chili 🌶 dan repost
Colpita la centrale elettrica ucraina di Ladyzhyn, Vinnytsia.


In una società capitalista pensata per organizzare il tempo attorno a lavoro e consumo, la vita sociale ruota attorno a questo, ma questa non è la normalità umana (la normalità in termini di media sono le foreste o le società contadine in cui si lavora tanto a periodi in base al clima e si fanno tante feste comunitarie, religiose e via dicendo).

Noi confondiamo la fatica col lavoro che è una forma particolare di questa: la messa a profitto della fatica.

Non concordo nemmeno con l'idea che l'automazione non possa soppiantare tutti i compiti di fatica produttiva. Nel giro di 50 anni potremmo farlo serenamente.
Dobbiamo invece chiederci se questo sia auspicabile e come gestire i redditi degli ex lavoratori (si fa presto a dire: tassiamo i robot, in un mondo in cui tutto è pensato per favorire solo i ricchissimi).

Quindi: io sono per una via di mezzo in questa diatriba e penso che comunque dovremo approntare un'uscita dal modello capitalista anche attraverso una riappropriazione del tempo e della vita.
Sareste disposti a lavorare 15 ore la settimana (in due turni da 7ore e mezza), eliminando tutti i mestieri di fatica, avendo accesso a sanità e istruzione pubbliche e potendo fare solo piccoli viaggi, magari comprare un vestito in meno, smettere di fumare o rinviare di 6 mesi l'acquisto di un telefono nuovo? Sareste disposti a prestare altre 10 ore alla comunità in compiti di cura DA VOI SCELTI?

La brava Nedelsky fa notare che quelle 10 ore non sono lavoro ma "compiti di cura" e che abbiamo ben presente questa distinzione visto che li pretendiamo gratuitamente da milioni di donne di ogni età in tutto il mondo gratuitamente o mal pagate (madri, casalinghe, badanti, donne delle pulizie, babysitter, prostitute).
Questo riequilibrio si può ottenere non monetizzando le cure e i compiti domestici, come spesso proposto (almeno quelli lasciamoli fuori dal mondo economico), ma con un reddito di cittadinanza vero e dignitoso affiancato a un reddito da lavoro part-time (più basso, ma garantito a tutti) associato a un altrettanto doveroso compito di cura onorato tanto da donne quanto da uomini.
(Compiti di cura che fanno anche bene alla psiche se non vissuti in modo totalitario e totalizzante).

Abolire il lavoro (specie se sfruttato, a nero, di merda) SI GRAZIE.
Reddito e automazione per tutti? SI GRAZIE.
Compiti di cura per tutti? SI GRAZIE.

Esiste la possibilità che questi elementi siano usati dalla classe egemone e della narrazione dominante per creare una società del non-lavoro che ruoti attorno al capitalismo? Si.
Per questo io non dico di abolire il lavoro e spendere soldi che lo Stato regala (come? Spendere in cosa? Con risorse che continuiamo a rubare a chi? Dove?), propongo una società felice e responsabile, che deve imparare ad amare e curare e che deve mettere quei due verbi al posto di lavorare e spendere (anche contro la falsa retorica lavorista del sacrificio).

Cantavano nel '68 francese: "Sous les pavés la plage!" - "Sotto il cemento, c'è la spiaggia!", perché la liberazione, l'emancipazione dell'uomo dallo sfruttamento è lì, sotto le incrostazioni dure, ma superficiali delle nostre aspettative quotidiane.

La messa è finita andate in pace (scusate ancora la lunghezza).


POST LUNGHISSIMO SUL LAVORISMO E LA PARITÀ DI GENERE (scusate)
In questi giorni ho seguito con interesse il dibattito sull'anti-lavorismo proposto dall' Osservatorio Italiano sul Neoliberalismo .

L'Osservatorio polemizza con la teoria anti-lavorista sostenendo che questa sia estranea alla tradizione socialista e che anzi così si contamini di elementi anarco-libertari.
Fulcro della critica è che il lavoro non sia del tutto eliminabile essendo parte della vita umana, che l'automazione non avrà mai il potenziale di eliminarlo e che comunque questa ha un limite ecologico ed energetico.

Proverò a mediare le tesi, partendo da lontano.
La stessa pagina distingue tra lavoro in contesto capitalista e non capitalista.
Levi Strauss in Amazzonia rimase sbalordito dal vedere che gli indios dedicavano poche ore a procurarsi il cibo necessario e che dedicavano il resto del tempo al canto, al gioco, agli scherzi e al pettegolezzo.
Certo, non posso e non voglio confrontare le esigenze di una società di pochi decine di membri ad impatto zero alla società-mondo, ma voglio far capire che lavoro non implica necessariamente sfruttamento (e Osservatorio lo afferma a onor del vero).

Va però chiarito cosa intendiamo per lavoro. La mia impressione è che Osservatorio lo usi per ogni attività che implichi impegno e tempo; su questo non concordo.
Lavare il pavimento della propria casa o fare la spesa non è paragonabile a rispondere a un telefono 8 ore, stare in miniera 12 o in ufficio 9.
Il primo è un compito gratuito che svolgo per me, non per arricchire qualcuno o far funzionare un ingranaggio burocratico, altrettanto anonimo e alienante.

Arriviamo al vulnus individualismo e morale socialista.
Certo, la morale socialista ha sempre incoraggiato il lavoro, ma faceva riferimento a persone (e società) che non poteva permettersi altro, pena essere schiacciati (vale anche al macro-livello, come l'URSS).
Completamente diverso il caso di società che devono tenere in piedi sistemi economici iper-finanziarizzati dove molti lavorano ormai fornendo parole, pensieri, creatività o semplicemente tempo e che sempre meno producono beni reali e sempre più producono servizi.

Anni fa, un'università cattolica invitò a Roma Jennifer Nedelsky - sociologa del lavoro canadese -, l'autrice sostiene che buona parte dei nostri costi sono in compiti di cura e che è arrivato il momento di imporre (in Occidente) un part time lavorativo (tra le 12 e le 30 ore a settimana) bilanciato da compiti di cura/assistenza non retribuiti (tra le 12/30 ore a settimana, in base all'orario di lavoro, sommandoli si deve arrivare a 30).
La "cura" è separata dal lavoro.
Certo, guardare un bambino di tre anni (lo dico per esperienza) è altrettanto alienante e può essere pesante; ma chi non guarderebbe il proprio figlio, accudirebbe un genitore anziano, non farebbe la spesa per un vicino o farebbe volontariato in un canile, qualche ora la settimana, in cambio di tempo libero e servizi pubblici (magari spartani, ma efficienti?).

Ora mentre è chiaro che non posso abolire la fatica - quella si parte della natura umana- posso abolire il lavoro (specie salariato) e la Sinistra dovrebbe almeno averlo come orizzonte (pur capendo la difficoltà).

Si arriva anche alla piacevolezza del lavoro e ai bisogni sociali legati a questo.
Un lavoro implica orari, regole, gerarchia (o clienti da soddisfare), per definizione non è piacevole, affermare "farei lo stesso il mio lavoro poche ore la settimana" è errato, perché quello non si chiama lavoro, quello si chiama hobby.
Io scrivo qui per hobby, se dovessi scrivere ogni giorno retribuito, con precisi standard, lo stress di sbagliare, non fare in tempo, un capo che mi guarda, sarebbe lavoro e lo odierei.
Certo, il lavoro ha funzioni sociali e di riempitivo, ma anche questo non deve confondere.


"Non amavo Craxi .....ma la verita' e' che gli americani ,il mondo della finanza ,e gli israeliani , crollato il muro di Berlino hanno fatto fuori Craxi perche' reputavano che il ruolo internazionale autonomo del paese , di cui Craxi , visto il suo comportamento a Sigonella, sarebbe stato garante assoluto finita la guerra fredda , sarebbe stato un problema serio per l ' affermazione in tutto l occidente sviluppato del modello neoliberista .
Craxi a quel punto doveva morire politicamente .
Lui e la nostra repubblica Costituzionale .
Questi sono i fatti .....e le chiacchiere stanno a zero"
- Franco Bartolomei -

https://m.youtube.com/watch?v=4LTkqEAnOLE


La Mia Russia dan repost
Reuters: L'Iran ha accettato di inviare più droni e missili terra-terra alla Russia.
Un diplomatico iraniano ha respinto le affermazioni dei funzionari occidentali secondo cui tali trasferimenti violano la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 2015. "Dove vengono utilizzati non è un problema del venditore. Non ci schieriamo nella crisi ucraina come l'Occidente. Vogliamo porre fine alla crisi attraverso mezzi diplomatici". https://www.reuters.com/world/exclusive-iran-agrees-ship-missiles-more-drones-russia-defying-west-sources-2022-10-18/


Intel Slava Z dan repost
🏳️‍🌈 ⚡️NATO plans to transfer to Kiev the means to combat drones in the coming days, we are talking about hundreds of active jamming stations, said NATO Secretary General Stoltenberg


War Room - Russia, Ucraina, NATO dan repost
Tra ieri e oggi, senza soluzione di continuità e senza differenza tra il giorno e la notte, continuano gli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine, a cui oggi si sono aggiunti attacchi alle stazioni di pompaggio. Di conseguenza, ci sono blackout a Kiev e Dnipropetrovsk, e a Dnipropetrovsk, Zhitomir e Ivano-Frankivsk è sospesa la fornitura d'acqua. Stando a un tweet di Zelensky, il 30% della rete ucraina è stato distrutto. Kyrylo Tymoshenko, uno dei membri dell'ufficio della presidenza ucraina, ha dichiarato che la situazione è critica e che i cittadini devono aspettarsi di rimanere senza elettricità, acqua e riscaldamento.
Quando qualche tempo fa dicevo che la Russia ha molti mezzi a sua disposizione per una escalation asimmetrica, non mi riferivo a chissà quali superarmi tenute finora nascoste, ma esattamente a questo. La Russia è perfettamente in grado di lasciare la totalità degli ucraini al buio, al freddo e senz'acqua: finora era mancata la volontà politica di farlo, ora pare che abbiano cambiato idea. La sua capacità di causare danni alle infrastrutture ucraine è incommensurabilmente superiore a quella ucraina di causare danni alla Russia, sia sul suo territorio che nella 'zona dell'operazione speciale', e non ci sarà nessun invio di armi 'occidentali' che possa ribaltare questo rapporto di forza, a meno di un intervento diretto della NATO. Mi dispiace, ma questo è lo stato delle cose, e bisognerebbe forse iniziare a tenerne conto.
PS - avevo scritto un post molto più lungo in cui parlavo anche di contraerea e allegavo due filmati, ma pare non sia partito. Lo posterò più tardi.




L'Unione Europa pone sanzioni verso personalità dell'amministrazione iraniana, a seguito delle proteste dell'ultimo mese e delle reazioni governative a queste.
I commenti dei "nostri" rappresentanti vanno sul piano morale: "Le sanzioni colpiranno personalità della polizia morale, che dati i gesti compiuti di morale ha ben poco".

Al contempo, sempre l'Unione Europea indagherà sul coinvolgimento iraniano nel conflitto ucraino (droni).
I russi, dopo qualche sonora legnata, hanno deciso di cambiare strategia - come saprete - e oltre al maggiore coinvolgimento, hanno comprato droni da un loro alleato (partner?): l'Iran.

Nota di curiosità: i droni che usa l'Ucraina arrivano dalla Turchia. Nell'area allargata mediorientale stanno investendo molto in queste tecnologie.

Intanto le autorità iraniane hanno commentato le prime sanzioni (quelle per le proteste): "le solite trite e ritrite sanzioni che non cambiano nulla".
Ecco quanto funzionano le sanzioni.

Ricaviamo alcune considerazioni:
1) L'Unione Europea ormai fa il lavoro sporco della NATO (non a caso la Russia dice che continuerà a combattere in Ucraina nonostante il conflitto sia con la NATO - l'UE non la citano nemmeno). Dobbiamo domandarci che utilità abbia una unione che fa il lavoro sporco di una potenza egemone la cui economia è basata su un modello competitivo.
2) Le sanzioni sono l'equivalente del nostro intervento militare. I commenti russi e iraniani (e l'aumento del volume commerciale di alcuni paesi europei con la Russia da marzo 22) dimostrano che questa strategia è fallita.
3) Questa politica miope di mettere sanzioni a chiunque sta ponendo le basi per un blocco euro-asiatico da Brest (Bielorussia) a Shangai. Stiamo spingendo l'Iran a rafforzare la propria esposizione verso la Russia (di poche ore fa, la notizia che Iran/Russia/Cina svolgeranno un'esercitazione militare congiunta nell'Oceano Indiano).
4) L'uso dell'ideologia ("morale", "diritti umani", "democrazia") ha raggiunto un livello orwelliano: commentare cosa sia "morale" in un'altra cultura non ha alcun senso (razzismo escluso).

IMPORTANTE 5) La complessità tra e nei due schieramenti sta aumentando, tanto in contraddizioni interne (i blocchi non sono uniformi per interessi e composizione), quanto per livello di organizzazione (siamo passati dal livello di singoli Stati a organizzazioni di Stati e quindi maggiori estensioni geografiche, masse di popolazione, potenziale militare, PIL, risorse).
Si iniziano a porre le basi per un conflitto che potrà essere commerciale, freddo (URSS vs USA) o scaldarsi (con vari livelli possibili: regionale in aree periferiche dei blocchi -Ucraina-? Regionale esterno -Vietnam, El Salvador-? Globale con armi convenzionali -II Guerra Mondiale fronte europeo-? Globale con nucleare tattico -II Guerra Mondiale, de facto Giappone-? Globale nucleare -improbabile-).

Stiamo vivendo i primi vagiti di una nuova epoca multipolare.

20 ta oxirgi post ko‘rsatilgan.

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