Simone Di Stefano 🇮🇹 (Twitter)RT
@LucianoBarraCar: 1. Se non ti rendi conto in alcun modo che:
- se cala l'inflazione (a causa di prolungati tassi alti e di già intrapreso consolidamento fiscale al netto della spesa transitoria, riducendo la crescita nominale del PIL);
- e simultaneamente riduci ancora (e ancora) il deficit (indebolendo INEVITABILMENTE la crescita reale);
- il debito pubblico/PIL aumenta (poiché il deficit, pur abbassato, diventa più alto della crescita reale + deflatore del PIL);
EBBENE, ti ritroverai a violare le regol€ e, quindi, contemporaneamente a dover inasprire il consolidamento fiscale, e quindi a crescere nulla o ad andare in recessione.
2. Via via che si continuerà, nei prossimi anni, con assurdi "sacrifici" imposti dall'UE, - a fronte di spazi di manovra fiscale anticiclica praticamente nulli (o più probabilmente di segno negativo) -, diventerà chiaro (tranne che per media e grandi imprese che credono ancora nella crescita solo export-led) che il problema da affrontare NON è l'ammontare del debito pubblico, ma la crescita (data l'evidenza plateale, e non nascondibile, fornita dal periodo di sospensione delle regole fiscali €uropee).
3. Bisogna vedere se l'idea che il bilancio dello Stato sia come quello di un'azienda privata rimarrà ancora radicato e incontestabile per i decidenti pubblici, allineati con l'ortodossia ordoliberale UE-EZ.
E questo, anche se significasse perdere le elezioni.
4. Ed infatti, - per quanti conflitti sezionali (tra subalterni tutti assoggettati all'impoverimento, ma confliggenti tra loro su questioni non di primaria importanza), o "scenari geo-politici", si vogliano affrontare -, oltre un certo livello di depressione&stagnazione economica, lo scontento da (aggiuntivo) impoverimento, disoccupazione "effettiva" (sottoccupazione non statisticamente rilevata), impossibilità di mettere su famiglia e di provvedere ai bisogni essenziali (salute, istruzione, vecchiaia), sarà diffuso nella schiacciante maggioranza.
5. E lo sarà in una misura che sarà prevalente su qualsiasi altro aspetto, pur se abilmente alimentato dalla propaganda mediatica (ordoliberale e sovranazionalista).