SPIRITO…
BATTESIMO DI GESU’La Parola che scaturisce dal silenzio Concludiamo le festività natalizie ricordando il battesimo di Gesù che volle dimostrarsi totalmente solidale con gli uomini, sottoponendosi, Lui, il Figlio dell’Altissimo, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, al battesimo di penitenza amministrato da Giovanni Battista. L’umiltà di Dio è sconcertante! Il battesimo di Gesù segna l’esordio della sua vita pubblica, ma prima trascorse trent’anni di vita nascosta, a Nazaret.
Lui che era la Parola, il Verbo Incarnato, passò quasi tutta la sua vita, nel silenzio e nel nascondimento.
Dobbiamo riscoprire la dimensione del silenzio perché solo da lì, scaturisce la parola che raggiunge il cuore. Se non scaturisce dal silenzio, la nostra parola - qualsiasi parola - raggiunge al massimo la testa di chi ci ascolta, e poi rimbalza via, senza penetrare e senza lasciare traccia alcuna! Ma se scaturisce dal cuore del silenzio, entra nel cuore. In silenzio!
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E lo riconobbe come Messia Ma nel Vangelo di oggi, abbiamo soprattutto la visione dei cieli aperti e la manifestazione della Santissima Trinità. “E vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba”. E si sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. Testimonianza preziosa di Giovanni Battista che afferma di aver visto lui stesso questo Spirito: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba”. Ed è allora che riconosce in Gesù il Messia. Il Cristo doveva rimanere sconosciuto (anche a Giovanni Battista) fino a quando un fatto straordinario non lo avesse rivelato. E questo fatto straordinario avvenne proprio durante il battesimo al fiume Giordano, quando il Battista per primo, ne fu testimone privilegiato e riconobbe il messia. Prima non lo conosceva: “Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi disse: colui sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo” (Gv 1 32-34). Oltre che i cieli aperti, abbiamo soprattutto la manifestazione dello Spirito Santo, come ci ricorda anche la seconda lettura: “Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità” (1 Gv 5, 1-9).
È una delle prime rivelazioni esplicite dello Spirito Santo.
Sappiamo che lo Spirito Santo è la terza persona della santissima Trinità, lo splendore del Figlio, come lo definisce la teologia dei nostri fratelli d’Oriente. Infatti, ce l’ha lasciato Gesù, prima di salire al Padre, quando disse: “Non vi lascerò soli, ma vi manderò il Consolatore”.
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Il vero consolatore Quindi il vero consolatore ce l’abbiamo dentro di noi. Anche se a volte la consolazione umana viene a mancare, o Il Signore permette che non la troviamo, abbiamo però dentro di noi, la consolazione dello Spirito. E chi ha sperimentato, anche per una sola volta nella vita, la consolazione dello Spirito, sa che nessuno può consolare come consola Lui. E ci rende capaci di consolare gli altri, con la stessa consolazione che abbiamo ricevuto da Lui.
E questo Spirito vuole dimorare sempre in noi. La preghiera è proprio questo incontrarlo nel nostro quotidiano, ma non solo: è anche e soprattutto essere visti da Lui; e se siamo visti da lui, tante cose cambiano in noi.
WILMA CHASSEUR
(Teologa)
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